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Tag: violenza

Perché ci sentiamo in obbligo di giustificare il violento?

“Un giudice donna”, “un poliziotto donna”, “un presidente donna”. Donna, donna, donna. Vicino a ogni “nuova” professione. Oppure interi testi lunghi pagine (!) scritti con la schwa perché si vuole dimostrare di essere inclusivi. Perché invece la gente non vede che così si fa solo peggio e che sarebbe tanto più semplice modificare l’uso della lingua secondo regole (maschili/femminili) che già possiede? Perché “oggi” ci sono anche i fluidi?

Bambine-streghe, quando le “catene del pregiudizio” sono reali

L’Aifa già dal 2019 aveva lanciato l’allarme per l’aumento nel consumo di ansiolitici e antidrepressivi in Italia (e in Europa). Ma forse, a noi europei, ormai sfuggono quali siano i veri problemi della vita. “Secondo l’OMS, il 75% dei casi di malattia mentale si concentrano nei Paesi a basso reddito”. Ma se hanno anche altre problematiche, come una guerra, si può intuire come il dramma diventi esponenziale: “In Somalia si possono perdere amici e parenti da un momento all’altro”. A Gaza, una striscia di pochi chilometri, “praticamente è come stare in uno zoo: da lì non si può uscire. E se esci, ti ammazzano”. A questo si aggiungono pratiche che uniscono “paura, povertà e superstizione”…

Sempre più esposti, sempre più guardoni

E’ comune, come essere umani, “essere colpiti da ciò che più colpisce”, come l’odio o la violenza. Soprattutto se arriva da dove non ti aspetti. Di solito questo “shock” è il motore di azioni contrapposte…

Floyd e gli altri: se c’è il video (forse) avrai giustizia

La polizia di Los Angeles è di nuovo nel mirino per un fatto legato all’omicidio di George Floyd. Un poliziotto ha denunciato, in forma anonima e dentro il dipartimento, la circolazione di un biglietto da San Valentino che riportava l’immagine di Floyd con su scritto “You take my breath away”. Anche se non tutti i poliziotti la pensano così, permane l’omertà richiesta dalla corporazione. In ogni caso, di mezzo, c’è sempre “l’immagine”…

“Tutto o niente”, uno stereotipo assoluto

“Tutto o niente” è un modo di dire che sembra provenire dall’antica Roma, sottintendendo il potere, e che ricorre in molti Paesi (“all or nothing”, “todo o nada” ecc.). Oggi è comune usarlo in senso generale, come una sorta di filosofia esistenziale, di solito pronunciata da, o associata a chi sa come “vivere davvero” la vita o “amare sul serio” una persona. E cioè al massimo dell’intensità, “sennò non serve a nulla”, “non vale la pena”… ma ha davvero senso?

La solidarietà femminile nelle opere di Artemisia

Oltre alla violenza c’è un altro aspetto ricorrente nei quadri di Artemisia Gentileschi: la solidarietà femminile. Un tema che può sembrare banale da parte di una donna, ma anche questo ha un senso molto più profondo se si considera “la sua vita dentro la sua arte”. Ci fu una figura femminile in particolare che non la aiutò affatto, anzi, la infilò dentro la tragedia che caratterizzò la sua gioventù. Ma altre la aiutarono con compassione. E Artemisia non l’ha mai dimenticato, anzi, forse la sua più grande lezione “femminista” è proprio qui dentro…

La catarsi della violenza nell’arte: la storia di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi è stata una delle più grandi pittrici, “la prima celebrata e riconosciuta nella storia dell’arte”, la prima a entrare nell’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Ma purtroppo anche una delle prime donne a subire un processo per stupro. Subire doppiamente, già. Perché nonostante fosse la vittima, è a lei che furono inflitte le torture. Il suo nome oggi ricorre da centri anti violenza contro le donne e movimenti femministi, poiché fu una vera eroina del tempo per il modo in cui affrontò la violenza carnale prima, e quella della giustizia dopo. Ma questa attenzione alla sua biografia non deve distogliere, come spesso succede, dalla grandezza della sua arte, anche se le due sono strettamente legate…

Le vite dei bianchi

Anche dopo l’omicidio di George Floyd non si perde occasione per criticare lo slogan ormai risalente al 2013 #blacklivesmatter. E allora le vite dei bianchi? E le blue lives dei poliziotti uccisi solo per rappresaglia? È ovvio che tutte le vite contino, ma il pregio degli slogan è anche il loro difetto. Sono incisivi ma, proprio perché sintetici, non possono essere esaustivi del tutto. Forse sarebbe bastato aggiungere un too (anche) alla fine per essere inattacabile. Ad ogni modo, il messaggio del movimento non è ritenere che le vite dei neri siano più importanti di quelle degli altri, è porre l’accento su problemi ben radicati…

Calcio, violenza e politica, gli incroci pericolosi

Si è tornati a parlare degli scontri tra tifoserie e dell’appartenenza degli ultras a gruppi politici estremisti (soprattutto a destra), ma grosso modo la violenza avviene tra persone appartenenti allo stesso tessuto sociale. Altri esempi fuori dall’Italia, attuali o di un passato molto recente, raccontano invece le divisioni e la Storia di un Paese. Real Madrid-Barcellona, il derby di Glasgow o gli infuocati campionati della Jugoslavia unita valevano e valgono molto più di uno scudetto…

Molestia, violenza… non è proprio la stessa cosa

Il primo dato che colpisce, in questo effetto valanga di cronache, e opinioni sulle cronache (Weinstein, Hoffman, Spacey e le “molestie” di Hollywood sulle sue attrici…), è l’intercambiabilità della parola “molestia” con la parola “violenza”. Quando sono ben diverse – “le parole sono importanti” gridava un esasperato Nanni Moretti in Palombella rossa. Le molestie sono sì fastidiose, ma sono molestie, appunto, “un disagio, un disturbo, una noia”. Altra cosa è la violenza, “un danno, un abuso di forza fisica, una costrizione, un’oppressione, l’obbligo a cedere la propria volontà”. Ciò non toglie che una molestia può diventare violenta, se fatta in determinati contesti…

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