Prima di essere un piatto di lusso, l’aragosta negli Stati Uniti orientali era cibo per schiavi e detenuti. Sia per la sovrabbondanza che per la qualità della carne, scadente se non cotta immediatamente dopo la morte dell’animale…
Sport e politica, l’arma del boicottaggio
Il boicottaggio è un mezzo di protesta che nello sport è stato usato frequentemente, soprattutto nei lunghi decenni di Guerra Fredda. E non necessariamente contro il Paese organizzatore di una manifestazione. Negli ultimi anni è diventato più che altro una costante spada di Damocle, ma senza conseguenze effettive…
11 settembre 2001, i 20 anni dall’attentato
20 anni fa New York e il mondo intero venivano scossi dall’attentato alle Torri Gemelle. Un evento epocale, tanto che la data 11 settembre 2001 non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Ma non per tutti gli addetti ai lavori è stato un avvenimento, nella sua grande rilevanza, tale da “aver cambiato il mondo”, come invece vuole la narrazione più classica. Più che l’attentato, ha pesato il modo in cui gli USA hanno deciso di reagire…
Floyd e gli altri: se c’è il video (forse) avrai giustizia
La polizia di Los Angeles è di nuovo nel mirino per un fatto legato all’omicidio di George Floyd. Un poliziotto ha denunciato, in forma anonima e dentro il dipartimento, la circolazione di un biglietto da San Valentino che riportava l’immagine di Floyd con su scritto “You take my breath away”. Anche se non tutti i poliziotti la pensano così, permane l’omertà richiesta dalla corporazione. In ogni caso, di mezzo, c’è sempre “l’immagine”…
Le vite dei bianchi
Anche dopo l’omicidio di George Floyd non si perde occasione per criticare lo slogan ormai risalente al 2013 #blacklivesmatter. E allora le vite dei bianchi? E le blue lives dei poliziotti uccisi solo per rappresaglia? È ovvio che tutte le vite contino, ma il pregio degli slogan è anche il loro difetto. Sono incisivi ma, proprio perché sintetici, non possono essere esaustivi del tutto. Forse sarebbe bastato aggiungere un too (anche) alla fine per essere inattacabile. Ad ogni modo, il messaggio del movimento non è ritenere che le vite dei neri siano più importanti di quelle degli altri, è porre l’accento su problemi ben radicati…
Le vite (da quarantena) degli altri
Vogliamo raccontare una storia che inizia dalle nostre esperienze (da quarantena) e finisce con quelle degli altri, attraverso messaggi e parole che vengono da amici e persone a noi più vicine (nonostante tutto), ma non residenti in Italia, mentre l’Italia passava da uno (sfatato) ruolo di “untrice” (che non si dice) a (un più sentito) pezzettino di cuore che, forse, è in Europa…
Stati Uniti e Iran, buoni e cattivi non sono nel copione
In meno di 70 anni il ribaltarsi dei rapporti tra Iran e Stati Uniti, la tessitura di trame contorte, la volubilità degli attori in gioco ha tenuto e continua a tenere il mondo in apprensione. Ma ha anche evidenziato la validità del legame causa-effetto, così come l’assurdità del mantenere posizioni rigide a favore dell’una o dell’altra parte, a seconda dell’ideologia o del nazionalismo. Ché la divisione tra buoni e cattivi, nella maggior parte dei casi, si adatta più a Topolino contro Gambadilegno…
La geopolitica del gelato
Il gelato affonda le sue radici nel mistero, come spesso accade a tutte quelle cose che, con qualche variante, si sviluppano parallelamente nei più disparati luoghi del mondo. Vuole la leggenda che a realizzare il primo gelato in senso stretto sia stato il fiorentino Bernardo Buontalenti, in occasione della visita del re di Spagna Carlo V presso la corte dei Medici. Era il lontano 1559, da lì a diventare una vera e propria istituzione gastronomica ne sarebbe trascorsa di strada…
La mancata strage nucleare di Goldsboro (come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba)
I rischi di distruzione nucleare per gli Stati Uniti non sono mai realmente arrivati dai nemici più o meno storici come l’URSS, l’Iran o la Corea del Nord. Hanno fatto sempre tutto da soli e l’incidente di Goldsboro è stato forse l’esempio più famoso…
Sorriso a 50 stelle (e 13 strisce)
Un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison ha formulato la propria teoria sul perché in certi posti si sia più portati a sorridere rispetto ad altri e la risposta starebbe nell’immigrazione e nel multiculturalismo. In Paesi come Stati Uniti e Canada la comunicazione non verbale avrebbe dunque giocato un ruolo fondamentale nella socializzazione e nella costruzione di un rapporto di fiducia tra le varie comunità…