Una volta appurato che “la sostenibilità non è una moda”, ma dobbiamo stare attenti perché “se tutto è sostenibile, niente è sostenibile”, arriviamo alla parte più “superficiale” della faccenda. Come la sostenibilità si riversa nei negozi, su internet, nelle campagne pubblicitarie. Districandoci in una sorta di “giungla verde” che è fatta di tante vetrine e alcune nuove realtà, anche impensabili. Dal grande ruolo al piccolo contributo, infatti, ogni persona ha una sua importanza fondamentale in questo percorso insieme. Considerando che perfino 1 euro può fare la differenza…
La moda dei media
Negli anni ’70 gli studiosi Maxwell McCombs, Donald Shaw, Robert McLure e Thomas Patterson arrivarono alla teorizzazione dell’agenda setting, che a sua volta ricalcava le idee di Walter Lippmann sulla comunicazione di mezzo secolo prima. In sostanza, una manipolazione dei temi da trattare, stabilendo una gerarchia di importanza che, gioco forza, condiziona la “scaletta” dell’opinione pubblica…
Ciao povery
Giovani e ricchi, i nuovi miti spinti dai social come Instagram, fanno sfoggio dei loro beni davanti a migliaia, milioni di follower, che guardano col naso appiccicato alla vetrina di un negozio per loro inaccessibile, fra ammirazione e invidia. Cosa c’è dietro a questa risalita del dio denaro in tutte le sue forme? Spoiler: un bel niente…
Un tatuaggio è per sempre
Un po’ come la scrittura, i tatuaggi sono comparsi più o meno contemporaneamente in quasi tutte le aree del mondo. La simultaneità e l’ampia diffusione sono la prova che non ci sia stato un epicentro unico, ornarsi il corpo è stata dunque una sorta di esigenza espressiva istintuale, come le altre forme di arte e la comunicazione nel senso più ampio…