“Gli stranieri spesso hanno un’immagine della Polonia come di un povero Paese di stile comunista, in cui fa sempre freddo e dove gli orsi polari passeggiano per le strade”, scrive StayPoland. In particolare “i polacchi sanno poco le lingue” e “si lamentano in continuità”; “ai polacchi non piacciono gli stranieri”, ma in compenso “piace la vodka”; infine “in Polonia i crimini sono all’ordine del giorno”. Tutti stereotipi! Che come tali hanno del vero e del falso e, soprattutto, potrebbero essere appiccicati a molti altri Paesi o categorie. Tutt’altra storia è farci un viaggio dentro, anche breve, anche “turistico” (nel senso, davvero ti perderesti il Colosseo la tua prima volta a Roma?), ma curioso di conoscere e aperto. La maggior parte delle volte basta non chiudersi nelle pizzerie… altrimenti, che senso ha viaggiare?
Zalone, Pavone e quella perenne aria di derby
L’Italia repubblicana si è sempre spaccata a metà (circa) su tutti i grandi temi socio-etico-politici, dall’appartenenza all’area atlantica (NATO), ai referendum su aborto e divorzio, via via scadendo allo spinoso tema dell’agnello pasquale. Il dialogo costruttivo è pura utopia, il dibattito è cristallizzato su posizioni rigide con poche possibilità di convergenze, ma c’è un argomento che più di tutti fomenta gli animi oltre ogni logica: l’immigrazione…
Non sono razzista ma…
Le cose sono cambiate dai tempi in cui rozzi e poco istruiti contadini del sud degli Stati Uniti si infilavano una palandrana bianca con cappuccio appuntito e buchi per gli occhi. Quel genuino razzismo che odiava indiscriminatamente (paradossalmente) ha lasciato il passo a un sentimento da una parte attenuato dal filtro del censo e che dall’altra si maschera dietro argomentazioni che più di tanto non reggono, anche se alcune, per un attimo, sembrano addirittura sensate…
Sorriso a 50 stelle (e 13 strisce)
Un gruppo di ricercatori dell’Università del Wisconsin-Madison ha formulato la propria teoria sul perché in certi posti si sia più portati a sorridere rispetto ad altri e la risposta starebbe nell’immigrazione e nel multiculturalismo. In Paesi come Stati Uniti e Canada la comunicazione non verbale avrebbe dunque giocato un ruolo fondamentale nella socializzazione e nella costruzione di un rapporto di fiducia tra le varie comunità…
Il capro espiatorio
Da sempre a intere categorie etniche, sociali, politiche, religiose, di genere, come fossero catalizzatrici di tutti i mali del mondo, è stata affibbiata l’etichetta di capro espiatorio. Ultimamente tocca anche ad alimenti, sostanze, piante, che però di per sé sono neutrali, dipende dalle modalità di produzione. Così il glutine o l’olio di palma finiscono nella lista nera, ignorando la complessità dei problemi. Come sempre…
Da Matrix a Trump, simulazione e ipocrisia
Matrix, uno dei film (trilogie) più “cult” degli anni ’90, si ispira a molti libri di fantascienza, ma soprattutto a un testo che ha del “vero”, pubblicato nel 1985, del filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard, Simulacri e simulazione. Nonostante gli anni passati è un saggio che ha molto di attuale, visto che sosteneva una questione che oggi inizia soltanto a mostrarsi: “nella società capitalista, sia la cultura che i media forniscono una rappresentazione fittizia della realtà sotto una struttura economica di sfruttamento. Alcune persone si isolano, riuscendo a uscire da questo condizionamento culturale, conducendo una crociata contro la tecnologia che è quella che simula (inganna e opprime) gli esseri umani”. Comportandosi in piccolo come gli abitanti di Zion, che nel film è l’ultima città umana rimasta sul pianeta Terra…
L’irreale è realmente irreale? (O del post-truth)
L’irreale è veramente irreale se, credendoci fortemente, influenza le nostre vite, condizionandole in misura più o meno grande? Sono molti gli ambiti in cui queste situazioni possono verificarsi. Religione, economia e finanza, politica, vita sociale e molto altro, Non a caso l’Oxford Dictionary ha appena scelto “post-truth” come parola dell’anno…
Selezione all’ingresso
Quasi tutto il mondo politico italiano (e non solo) ripete da tempo lo stesso concetto. Chi scappa dalle guerre deve essere accolto, i “normali” migranti economici devono essere respinti. La divisione è troppo netta e semplificata per poter rispecchiare fedelmente la realtà. Infatti non c’è mai un’unica causa che spinge a lasciare il proprio Paese, ma un intreccio di instabilità politica ed economica, con violazioni pesanti dei diritti umani…
Bordertown, arriva in Italia il nuovo cartone sull’immigrazione
Negli Stati Uniti ha esordito ad inizio 2016, il 3 gennaio, il 4 maggio approderà anche in Italia, trasmesso dal canale Fox Animation di Sky. È Bordertown, il nuovo cartone ideato da Mark Hentemann e prodotto da Seth McFarlane, cervelli dietro al successo dei Griffin.
Il filone è più o meno lo stesso dei precedenti cortometraggi animati, più apprezzati dagli adulti per una comicità apparentemente cinica ma che fa riflettere su svariati temi. Bordertown entra più a fondo nella stretta attualità: come fa intendere il titolo, che vuol dire città di confine, l’argomento principale della serie è l’immigrazione, nello specifico dal Messico agli Stati Uniti…
La globalizzazione dei muri
La globalizzazione avrebbe dovuto agevolare la diffusione di idee e problematiche, per arrivare a pratiche e soluzioni comuni, internet ci porta ovunque con un click. Tutto sembrava volto all’annullamento delle distanze, ma il vero filo conduttore alla fine resta la chiusura. In tutti e quattro angoli del Pianeta proliferano muri che dividono le popolazioni sulla base delle differenze di censo, lingua, nazionalità, religione…