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Manifesto

Quotes about Stereotype (168 quotes)

La nostra storia: eravamo stanchi delle solite storie

Venivamo dal “giornalismo interculturale“ e gli stereotipi ci inseguivano peggio di un incubo. Il nostro campo di interesse non ci aiutava molto, essendo un pacifico genere giornalistico che di solito nessuno legge, visto che ha a che fare con quella roba noiosa e sempre così buona che punta all’integrazione!
Ma noi, come giornalisti, avevamo anche tutta l’intenzione di superarli questi stereotipi. Perché sennò è ovvio il continuo rischio di finire dall’altra parte, nel buonismo più stucchevole. Anche se pure qui è assurdo prendersela coi buonisti, mentre i “cattivisti” impazzano senza che nessuno si prenda nemmeno la briga di definirli. Ma questa è un’altra storia.
Un giorno ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso, allora, che gli stereotipi sarebbero stati il nostro primo e unico argomento.
Perché il punto non è l’economia, la politica, la cultura, la cronaca, l’immigrazione, la tecnologia o l’ambiente. Il punto sono gli stereotipi con cui vengono riempiti i giornali e gli argomenti, che da sempre impediscono di vederci chiaro, mantenendoci confusi e infelici.
Vogliamo superare questo ostacolo. Senza diventare improvvisamente “cattivi”, al massimo politicamente scorretti. Perché noi non puntiamo alla tolleranza, noi vogliamo vera comprensione e vera convivenza. Perché gli stereotipi sono dappertutto, spesso agiscono sotto silenzio, ma anche loro vanno guardati dritti negli occhi.
Ma come si rendono manifesti gli stereotipi per affrontarli direttamente? Cerchiamo di utilizzare tre “metodi”:
Fare attenzione agli stereotipi che stanno (sempre) dietro. Di ogni questione, fatto o situazione ci chiediamo quale sia lo stereotipo sottostante che li guida. Da vaga percezione, cerchiamo di dargli un corpo, mettendolo al centro dei fatti di tutti i giorni.
Sforzarsi di rimanere mentalmente flessibili. Per indagare gli stereotipi cerchiamo di andare oltre i nostri stessi stereotipi, per cercare di guardare alle cose anche da un altro punto di vista. Perché c’è sempre un’altra parte della questione. E spesso è molto più interessante. Comunque è un pezzo della storia che non va ignorato. Come disse qualcuno, per capire se in una determinata situazione è in atto uno stereotipo, spesso basta “rigirare la questione”. Se al contrario “a nessuno verrebbe in mente”, forse è in atto un qualche tipo di discriminazione.
Affidarsi al giornalismo narrativo. Un genere, poco conosciuto, che dà molta più libertà di prospettive, si adatta alla visione storico-antropologica che vogliamo mantenere, rendendoci testimoni diretti e “coinvolti” di quello che succede nella realtà. Se è vero che l’oggettività giornalistica è sempre stata una chimera, e oggi ancora di più, preferiamo esplicitare chiaramente la soggettività di chi scrive.

Our story: we were tired of the same stories

We came from intercultural journalism and stereotypes chased us worse than a nightmare. Our field of interests didn’t help us much, being a peaceful journalistic genre read by nobody, seen that it is always related to boring and good stuff that aims at integration!

But we also had, as journalists, every intention to overcome these stereotypes. Otherwise the risk to end up on the other side, in the most nauseating “bleeding heart”, is obvious. Even if it is absurd to be against the “goody-goody”, while the “bady-bady” runs wild without nobody takes the time to define them. But this is another story.

One day we stared into each other’s eyes and decided that stereotypes would be our first and only topic.

Because economy, politics, culture, crime news, immigration, technology or environment are not the point. The point is the stereotypes put in newspapers and themes, which always prevent us from seeing clearly, keeping us confused and unhappy.

We want to overcome this obstacle. Without suddenly becoming “bad”, politically incorrect at most. Because we don’t aim for tolerance, we want true understanding and true coexistence. Because stereotypes are everywhere, unspoken, but we need to stare straight in their eyes too.

How does stereotypes manifest to face them directly? We try to use three “methods”:

Pay attention to the stereotypes that (always) lie behind. We ask ourselves, in each question, fact or situation, which is the underlying stereotype that guides them. From a vague perception, we try to give it a body, placing it at the center of everyday events.

Strive to be mentally flexible. To investigate stereotypes we try to go beyond our own stereotypes, to go and see things on the other side. Because there is always “the other side”. And it is often much more interesting. However, it is a piece of history that should not be ignored. As someone said, to understand if a stereotype is taking place in a given situation, it is often enough to “turn the question over”. If, on the contrary, nobody would think of it, perhaps some kind of discrimination is taking place.

Rely on narrative journalism. A genre, little known, which gives much more freedom of perspective, adapts to the historical-anthropological vision that we want to maintain, making us direct and “involved” witnesses of what happens in the real life. If it is true that journalistic objectivity has always been a chimera, and even more so today, we prefer to clearly express the subjectivity of the writer.

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