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Dario Argento al Museo del Cinema di Torino

Da L’Uccello Dalle Piume di Cristallo a Occhiali Neri, il Museo Nazionale del Cinema di Torino celebra l’oltre mezzo secolo di carriera di Dario Argento, a cavallo tra cinema di genere e d’autore.

Fino al 16 gennaio 2023 sarà visitabile la mostra curata da Domenico De Gaetano e Marcello Garofalo, percorso della produzione artistica del Maestro del thriller. Lo spaziare di Dario Argento tra horror, thriller e giallo ha portato a uno stile caratteristico oltre il genere, che scava nelle paure dello spettatore.

Riconoscimento internazionale

I primi riconoscimenti fuori dai confini italiani sono arrivati dalla Francia, che gli attribuisce il ruolo di “Auteur”. Ma sono soprattutto Stati Uniti e Giappone ad apprezzare il lavoro di Dario Argento. Il successo internazionale porta anche a una caratterizzazione stilistica delle locandine, modellate secondo il gusto locale. Così l’edizione francese de La Sindrome di Stendhal risulterà più stilizzata, quella giapponese di Inferno carica di segni.


Già dagli esordi, Argento attinge dal mondo dell’arte, affidandogli un ruolo basilare per la definizione della storia. Architetture, monumenti, piazze, riferimenti a De Chirico, Hopper, Escher, Rothko. Il concetto diventa più esplicito ne La Sindrome di Stendhal, dove la protagonista si inabissa nell’inconscio tormentato dopo essere svenuta davanti a un’opera di Bruegel.

La trilogia degli animali

Nel 1970 esce il primo film scritto, sceneggiato e diretto da Dario Argento, L’Uccello dalle Piume di Cristallo. Liberamente ispirato dal romanzo La Statua che Urla di Fredric Brown (1949), le musiche di Ennio Morricone e l’illuminazione di Vittorio Storaro, giocano un ruolo importante nell’indagare il subconscio.

Il Gatto a Nove Code dell’anno dopo consolida la fama di Dario Argento. Ma è con 4 Mosche di Velluto Grigio che si comincia ad andare sopra le righe e ad esplorare l’onirico. Senza saperlo, raccontava lo stesso Argento, si stava preparando il terreno per Profondo Rosso.

Profondo Rosso

Dopo una “pausa” atipica con Le Cinque Giornate, film ottocentesco/popolare, nel 1975 esce Profondo Rosso. È un passaggio fondamentale dal thriller all’horror, che arriverà a breve con Suspiria. Il successo è pressoché immediato, grazie anche alle musiche dei Goblin e agli effetti speciali di Carlo Rambaldi (e altri).

Il titolo sarebbe dovuto essere diverso, inizialmente La Tigre dai Denti a Sciabola, poi Chipsiomega – le ultime lettere dell’alfabeto greco. Poi la predominanza delle tinte del film, sia per il sangue che per la scenografia hanno indirizzato verso quello che sarebbe diventato il titolo definitivo.

“La mia intenzione era costruire un ordigno narrativo”, spiegava Argento, “che, in un crescendo di violenza domestica e orrore urbano, potesse rendere insostenibile e insieme magnetico il percorso emotivo dello spettatore nell’intricato puzzle della trama”.

Trilogia delle madri e il passaggio all’horror

Suspira, nel 1977, segna il passaggio di genere e apre la trilogia delle madri, completata da Inferno (1980) e La Terza Madre (2007), storia di tre streghe sorelle, madri degli inferi.

“Mi piace rappresentare il bene, ma il bene si esalta di più quando accanto c’è il male”, dichiarò Argento. “Credo che ciò abbia rappresentato in qualche modo il filo conduttore che mi ha portato finalmente a dirigere La Terza Madre”, arrivata ben 27 anni dopo il secondo episodio della saga.

Museo del Cinema

Immagine, tecnica e illusione sono i fondamentali del cinema, in particolare agli albori degli studi su tutto quanto sia visuale – se aggiungiamo la paura del pubblico verso il treno dei Lumière in “avvicinamento” (1896), il parallelo con Dario Argento può anche starci.

Tutta la prima parte (permanente) del museo è dedicata ai dispositivi che hanno portato, negli anni, alla rappresentazione della realtà. La società ottocentesca inizia a scoprire il bisogno di conservare la memoria, di lasciare una traccia di sé. La fotografia inizia ad appagare queste richieste e dalla metà del XIX secolo comincerà a far esplorare nuove forme espressive, affermandosi come forma d’arte.

L’evoluzione della tecnica andrà in due direzioni. Da una parte il racconto del reale, ad esempio con i primi grandi reportage soprattutto di guerra. Dall’altra l’approdo verso il video, non necessariamente documentaristico, con il movimento di sequenze di figure statiche. Charles-Émile Reynaud nel 1888 inventa il teatro ottico, al debutto pubblico nel 1892. Sarà l’ultimo grande spettacolo prima dell’avvento del cinema.

  


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