La maggior parte dei proverbi italiani nascevano con l’intenzione (tutta maschile) di “sminuire”, alla meglio “deridere” le donne. Considerate appartenenti al “sesso debole” e per lungo tempo anche prive di qualsiasi virtù. Proverbi che ancora vengono in parte utilizzati. Oltretutto oggi si assiste alla pericolosa e triste tendenza a censurare e moralizzare il passato. Forse il punto non è tanto censurarli, ma riderci su. E magari arricchendo il futuro di nuovi proverbi per le donne, inventati dalle donne…
Maria Grazia Colombari, scrittrice, è autrice del libro Tutt”e peccate murtale sò ffemmene
Donne e pregiudizio nei proverbi dialettali italiani, il sottotitolo, da poco uscito con Robin Edizioni (2021). Il titolo è già un proverbio napoletano che vuole far notare che, “guarda caso, tutti i peccati sono di genere femminile”. Superbia, gola, avarizia, ira, lussuria, accidia e invidia. Poiché, di solito, “sono proprio gli stessi con cui vengono di solito accusate le donne”, commenta l’autrice a SkyTg24.
L’idea del libro nacque da un matrimonio in cui qualcuno gridò: “Auguri e figli maschi!”
Un classico modo di dire, diventato un classico stereotipo. “Mi sono allora incuriosita sull’origine di tutti questi proverbi ‘simpatici’, ma sempre negativi nei confronti delle donne“. Così scoprendo che “tutti risalgono al periodo greco-romano”, ovvero “quando alle donne non si attribuiva alcuna virtù”.
Alcuni esempi di proverbi sulle donne (qui più di un centinaio):
1) Abito troppo portato e donna troppo vista vengono presto a noia.
2) Chi di una donna brutta s’innamora, lieto con essa invecchia e l’ama ancora.
3) Abbi donna di te minore, se vuoi essere signore.
4) Al buio, le donne sono tutte uguali.
5) Alle donne che non fanno figli non ci andar né per piaceri né per consigli.
6) Amor, dispetto, rabbia e gelosia, sul cuore della donna han signoria.
7) Astuzia di donne le vince tutte.
8) A quattro cose non prestar fede: sole d’inverno, nuvole d’estate, amor di donna e discrezion di frate.
9) Chi donne pratica, giudizio perde.
10) Chi dice donna dice danno.
“Sulla bellezza, in particolare, ci sono tanti stereotipi”
“La donna è come la castagna: bella de fora e drento la magagna”. “Le donne hanno i capelli lunghi e i cervelli corti”. “Una donna bella, ti fa far la sentinella”. “A donna imbellettata voltale le spalle”. “Chi bella donna vuol parere, la pelle del viso le convien dolere” ecc. ecc. ecc. Quindi, si può dedurre che “già trovare una donna bella era qualcosa, ma essere anche intelligente era impossibile”! Dunque tutti i proverbi su donne e bellezza erano volti a esprimere un solo concetto. “Se è bella deve essere necessariamente stupida, meglio lasciarla ad altri e optare per una donna brutta, più rassicurante”.
E come la mettiamo sul piano del “politicamente corretto”?
La Colombari, così come StereoType, non sembra d’accordo con questo repulisti generale. E’ questo che carica di giudizio e moralità un passato che, molto evidentemente, ancora non aveva determinate comprensioni e sensibilità. Fare questa operazione non solo è fastidiosa, non solo non ha alcun senso, ma in più rischia anche di cambiare il significato di quel pezzo di cultura in questione. Cinema, libri, musica, monumenti… ormai ci si scaglia contro qualsiasi cosa.
La cosa importante, invece, è dare i giusti strumenti per poter meglio leggere il passato
Detto altrimenti. E’ lodevole questo tentativo di ripulire ogni aspetto culturale in nome dell’uguaglianza sociale. Ma non è giusto. Ed è anche fastidiosamente perbenista. Oltre a essere completamente scorretto per quel pezzo di cultura che così si presentò. All’interno di un determinato contesto e dentro una determinata epoca. Sembra il solito giochetto della “delegazione del genitore”. Costa molto spiegare ai propri figli che certi prodotti culturali del passato possono passare messaggi che oggi come oggi risultano superati, sconvolgenti o desolanti? È Storia. E la Storia (in quanto cosa già avvenuta) non può essere cancellata né manipolata!
Il rischio di questa tendenza è anche quello di eliminare prodotti culturali fondamentali
Perché ci sembra che questo repulisti avvenga (anche) in maniera totalmente arbitraria e poco approfondita. Esempio: eliminare dalle programmazioni un film in cui in una scena a caso si dice “negro”… non è detto che sia necessariamente razzista. Spesso, e non dovrebbe essere necessario spiegarlo in questa sede, film e personaggi sono appositamente sconvolgenti per far notare l’arco di evoluzione del personaggio. Allora eliminiamo tutto? American History X? Lolita? Qualsiasi cosa di Socrate perché aveva rapporti da mentore-allievo che oggi non sarebbero tollerati? Boh. L’importante sarebbe educare le nuove generazioni perché sappiano leggere quel passato col dovuto distacco.
Ma addirittura oggi si cerca di colpire anche il “presente”
Dostoevskij e tutta la cultura russa che si sta cercando di censurare o dimenticare. Siamo sicuri che sia da Paesi civili? Cosa c’entrano grandi intellettuali del passato – specchi di una cultura millenaria, magica e profondissima – con Putin? Ovviamente nulla. Così come nulla c’entra il prendersela coi civili, magari anche contro il regime, attraverso bombe e sanzioni, rispetto alle più alte sfere.
Ma come si superano gli stereotipi su donne e proverbi?
“Il valore delle donne ormai è risaputo, ma devono mostrare più coraggio per far valere i loro diritti”. E volare alto su qualsiasi critica non costruttiva, anzi svilente. Come quella su Emma durante il Festival di Sanremo. “Prendersela proprio con lei”, con una cioè che combatte quotidianamente contro la macelleria messicana a cui sono sottoposte le donne quotidianamente (la definizione è nostra e volutamente forte). “E per delle calze a rete poi… è stato davvero sciocco. Ma in fondo meglio così, a livello di visibilità della risposta“.
“Il passato deve essere conosciuto e accettato”
Esso è ricco di “belle cose, ma anche tante disparità. I cambiamenti hanno bisogno di tempo. In fondo “in pochissimo tempo siamo passati dalla dote alla legge sulla parità salariale. Facciamoli conoscere questi proverbi, ma creiamone anche di nuovi”. Ma chi dovrebbe crearli? Ovviamente, “le donne” !