Sarà domani, 8 Febbraio 2022, la prima della Luisa Miller di Giuseppe Verdi al Teatro dell’Opera di Roma, quarta in cartellone per l’attuale stagione che si concluderà a Ottobre 2022. Un’opera giovanile, anno 1849, meno conosciuta, ma musicalmente intensa e con un libretto (di Salvadore Cammarano tratto dalla tragedia Kabale und Liebe – Intrigo e amore di Friedrich Schiller) che riesce a stare più al passo coi tempi di certi film contemporanei…
Ma poi, si sa, le tragedie non lasciano scampo. La storia di Luisa Miller, figlia di un soldato innamorata del figlio di un Conte, è un “melodramma tragico in tre atti”, ambientato nella campagna tirolese del 1600. Sembra che Verdi lo compose per fare pace col San Carlo di Napoli, in seguito alla sua decisione di portare La battaglia di Legnano all’Argentina di Roma. Anche in quel caso avrebbe voluto mettere in scena una storia patriottica – il 9 febbraio 1849 un’Assemblea eletta con suffragio universale proclamò la Repubblica -, ma a causa della censura dovette ripiegare su un cosiddetto “dramma della borghesia”, dove però certi valori traspaiono lo stesso.
Luisa Miller parla, ovviamente, di amore: di innamorati pronti a sacrificarsi in nome di quello più puro e sincero; di genitori integri che non “smerciano” le proprie figlie; di bambine “stranamente” educate in modo libero, e di bambini, invece, costretti alle volontà di padri-padroni che vedono nelle libere scelte dei figli solo l’ingratitudine nei loro confronti; di altri, di tutti gli oppressori dell’amore nelle sue molte forme.
La regia sempre originale di Damiano Michieletto anche in questo caso si mostra molto consapevole. Giocando dalla storia allo spazio scenico sulla semplicità del doppio, dell’opposto e dello specchio. Bianco e nero, sopra e sotto, dentro e fuori, anche negli occhi e nelle voci, che entrano escono, si mostrano e si voltano. Pochi protagonisti e tante figure quasi eteree di “compagne” che sostengono la protagonista.
Da qualche tempo anche i teatri italiani propongono i sottotitoli a video, sia in italiano che in inglese. Quindi non staremo a raccontare una storia che è finalmente possibile godersi in totale autonomia. Una storia semplice, costruita attorno a pochi personaggi, tutti chiamati a esaltare quello di Luisa, ma molto complessa nelle interiorità di ognuno. Esse sono rese molto bene dalla partitura, “le varietà timbriche che determinano profonde oscillazioni di stato d’animo, unite al sempre acuto scavo psicologico con cui Verdi scolpisce ogni personaggio”, commentò Michele Mariotti, qui alla sua prima direzione dopo la nomina quadriennale a Direttore musicale del Teatro da Novembre 2022.
Grandi anche tutti gli interpreti che sono riusciti a rendere queste “oscillazioni emotive”, rendendo così i personaggi molto sfaccettati e affatto stereotipati. Da Roberta Mantegna (Luisa, una donna che non deve sacrificarsi a tutti i costi) ad Amartuvshin Enkhbat (Miller, un padre che sa adattarsi alle scelte della figlia) baritono dalla Mongolia, da Antonio Poli (Rodolfo, un amato che non mente mai nelle sue intenzioni) a Daniela Barcellona (Federica, la Contessa innamorata di Rodolfo, ma senza usuali vendette, ripicche o rivalse). Anche il padre di Rodolfo, Conte di Walter (Michele Pertusi) è un padre che risulta odioso, eppure sembra impossibile non vedere anche in lui (l’espressione nefasta di) un profondo affetto.
Come di solito accade, alla Generale di domenica erano presenti molte scolaresche, i ragazzi sembravano sinceramente presi da tutta la situazione, dal magico scintillio del luogo, Teatro Costanzi classe 1880, alla rappresentazione, di contrasto così introspettiva. Un ripetersi di “dai sbrigatevi, ricomincia”, riecheggiava nei corridoi. Sarà che oggi (e non da molto) il teatro è sottotitolato come nei film: in fondo bastava molto poco per rendere l’Opera più vicina al pubblico. Quando capitò a me, da adolescente, di andare all’Opera, ricordo che era piuttosto frustrante sentir cantare senza capire nulla: la storia andava persa, e di certo non leggevi il libretto per non perderti lo spettacolo. Per questo era sempre 100mila volte meglio assistere a un balletto o un recitato!
Questo semplice cambiamento è un gran bene, soprattutto oggi e con questa platea: la storia di Luisa Miller è antica quanto il mondo, in nome di tutti quegli amori che cercano di sopravvivere di fronte alle angherie, le invidie e tutte le illegittime imposizioni del mondo esterno.
Ognuno dovrebbe provare rispetto davanti all’umanità che soffre. Giuseppe Verdi