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Supermagic, magia, illusionismo e i Segreti di una Storia longeva

“Un gioco di prestigio ha successo se viene eseguito in modo tale da apparire prodigioso agli spettatori, i quali non vi scorgono un rapporto di causa a effetto: l’illusionista deve usare metodi ordinari, ma produrre effetti il più possibile ‘irreali’ dal punto di vista dell’osservatore”, si legge sull’enciclopedia online Treccani.

Il segreto per cui l’illusionismo e gli spettacoli di magia continuino ad avere successo a distanza di millenni, o comunque secoli – se li consideriamo in senso professionale e moderno – probabilmente sta qui. Nel riuscire a trovare modi sempre diversi pur nella loro similitudine, sempre più tecnicamente raffinati per sorprendere e stupire.

E perché questo accada servono gli altri segreti, quelli degli addetti ai lavori, necessari per rimanere un passo avanti rispetto al pubblico. Non a caso Supermagic, Festival Internazionale della Magia riconosciuto dalla Fedération Internationale des Sociétés Magiques(FISM) come migliore spettacolo di settore, per la sua XVIII edizione ha scelto il sottotitolo “Segreti”.

In scena dal 27 gennaio al 6 febbraio al Teatro Olimpico di Roma, Supermagic ha riunito per questa edizione sette tra i più accreditati e premiati prestigiatori, illusionisti, escapologi da Italia (e un po’ Canada), Spagna, Francia e Corea del Sud.

Senza dimenticare il padrone di casa, Remo Pannain, organizzatore della rassegna e protagonista di un numero in cui si serve dell’aiuto del pubblico. E le incursioni di Raffello Corti, che con la sua magia comica (o comicità magica) porta un cambio di passo nel ritmo e nella tensione emozionale.

I protagonisti

Ad aprire le esibizioni è Cheal Yang, sudcoreano, elegante campione di magia asiatico di impostazione classica. A seguire, il campione del mondo in carica dei prestigiatori, lo spagnolo Miguel Muñoz, che può aggiungere nel curriculum un lavoro con Tim Burton, in Dumbo; Chris Torrente, francese, miglior numero di magia comica al campionato mondale FISM; Ottavio Belli, premiato in Cina per il miglior illusionismo;

Alberto Giorgi, anche lui una collaborazione con Tim Burton all’attivo e vincitore di premi in Francia (Mandrake d’or), Spagna (Oracolo d’oro) e Montecarlo (Trofeo Magic Star) e secondo al Magic Festival di Shanghai; Igna Fire, adrenalinico escapologo spezzino; Erix Logan, giramondo italo-canadese tre volte Mandrake D’Or e consulente per gli effetti speciali di musical come Aladdin e Rapunzel.

Breve Storia dell’illusionismo

Sembra che già nell’antichità i sacerdoti di diversi culti fossero in grado di replicare illusioni ottiche e proiezioni di immagini, ma la funzione non era l’intrattenimento, quanto assoggettare la popolazione con la paura. Tra i greci e i romani i prestigiatori godevano di una certa popolarità, soprattutto tra le classi più agiate, che potevano permettersi spettacoli privati per gli ospiti.

Nel I secolo d.C. la Chiesa aveva già espresso la propria condanna verso queste arti, che comunque non scomparvero. Si diffuse anzi la giocoleria, soprattutto itinerante. La loro reputazione non era però sempre altissima, ad esempio in Inghilterra e Francia la loro presenza veniva ostacolata se non proibita.

Nel 1584 l’inglese Reginald Scot pubblica uno scettico volume di denuncia contro la stregoneria, The Discoverie of Whitchcraft, che comprende una sezione in cui spiega tutti i trucchi alla base dell’illusionismo moderno. Più o meno lo stesso lavoro che a Parigi, solo pochi anni prima, aveva compiuto Pierre Massé, con l’intento di smascherare i ciarlatani.

È dal XVIII-XIX secolo che maghi e illusionisti vengono accettati come professionisti e raggiungono una certa fama, anche come innovatori. Come gli italiani Giuseppe Pinetti e Bartolomeo Bosco, tra fine Settecento e la prima metà dell’Ottocento; l’inglese John Henry Anderson e il francese Buatier de Kolta, rappresentanti della cosiddetta golden age della seconda metà dell’Ottocento, arricchita da artisti (“esotici” per la visione eurocentrica) dall’Asia orientale.

E il più noto di tutti, l’escapologo francese Harry Houdini, protagonista anche nella cultura popolare e cinematografica.

Illusionismo nel cinema

Oltre ai più film su Houdini, i riferimenti alla magia e all’illusionismo sono infiniti nella storia del cinema. Tralasciando i fantasy, un esempio su tutti è Il Volto di Ingmar Bergman, che ha come protagonista proprio una compagnia itinerante di metà Ottocento.

L’annata migliore è stata probabilmente il 2006, con due film ormai considerabili “classici” come The Prestige, di Cristopher Nolan e con Christian Bale, e The Illusionist, di Neil Burger e con Edward Norton.

 

  


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