Come evento a margine della Festa del Cinema di Roma, Palazzo Merulana e l’Auditorium Parco della Musica ospitano “Duel”, una serie di incontri a tema cinematografico dove si sfidano film e registi, difesi da relatori che, appunto, si cimentano in un (amichevole) duello.
Ad aprire la serie sono stati Amici miei e Compagni di scuola, con arringhe rispettivamente da parte di Nicola Calocero, esperto formatore dell’Auditorium e diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, e Federica Aliano, critica, giornalista e scrittrice.
Similitudini
Questi due classici hanno diversi punti di contatto, nonostante soggetto e trama divergano. Sono innanzitutto due commedie di grande spessore, in un certo senso formative. Necessarie a capire il contesto storico in cui sono immerse, ma con uno sguardo al futuro.
Se Carlo Verdone è “l’osservatorio della romanità”, più di Alberto Sordi che aveva un respiro nazionale (sostiene la Aliano), Mario Monicelli è il più toscano dei romani.
Non a caso farà spostare l’ambientazione di Amici Miei da Bologna (come avrebbe voluto l’ideatore del film Pietro Germi) a Firenze, chiudendo una lungo periodo di film (il neorealismo di Vasco Pratolini su tutti) “cittadini”, ambientati nel capoluogo toscano. Precisa Calocero come la commedia che di lì a poco si sarebbe affacciata, di Roberto Benigni come di Francesco Nuti, sarebbe stata di provincia, legata al confronto di una tradizione più popolare e contadina con quella della città.
Alzare l’asticella
Amici miei alza senza dubbio l’asticella della commedia, genere a volte ingiustamente sottovalutato. Del resto, nota Calocero, la lingua italiana deve molto a un libro che originariamente si intitola proprio Commedia, che solo qualche tempo dopo sarà anche Divina.
La grandezza di Amici miei sta nella perfetta integrazione della sceneggiatura con gli attori. I personaggi sono stati cuciti su misura per gli interpreti, poi questi ultimi sono stati fenomenali a “calare l’asso”, per citare Calocero.
La sublimazione delle “zingarate” arriva con le risate soffocate degli amici al funerale di Perozzi (“era un traditore… abbiamo dovuto eliminarlo”), “il modo più sacro e laico di suggellare un’amicizia e di esorcizzare la morte”, chiude Calocero.
Dagli amici da una vita a quelli che invece si sono persi. E che tanto amici non sono più, nonostante il forte legame che dà l’essere cresciuti insieme. Per Compagni di scuola non è certo facile giocarsela contro Amici miei, ma secondo la Aliano c’è qualcosa in cui il film di Verdone è avanti (anche perché girato più di 10 anni dopo): il ruolo delle donne, variegato e ben scritto. Ma non è solo da quello che è dipesa la validità della pellicola.
Le attese della società
Il 1988, anno di uscita nelle sale, è un anno sia lontano che vicino, per cui è interessante vedere come certe situazioni siano rimaste sostanzialmente uguali, mentre altre si siano totalmente ribaltate. Ad esempio, se nell’era pre-social si ambiva a faticosissime rimpatriate fra ex compagni di classe, ora la troppa reperibilità spaventa più di qualcuno.
Le commedie di Verdone hanno avuto spesso un retrogusto amaro, questo caso non fa eccezione, anzi. Il filo conduttore è il fallimento, dei personaggi come di un’epoca di boom economico non in grado di mantenere le promesse di prosperità, non per tutti.
La pressione sociale spingeva a dover dimostrare subito di essere realizzati, chi non è all’altezza, anche esteticamente (il povero Fabris), è automaticamente emarginato. I personaggi del film, non ancora quarantenni, fanno i conti con problemi di identità e soddisfazione che spesso i coetanei attuali rinviano di un decennio.
Cinema specchio della realtà
Il cinema è sempre una cartina di tornasole della società in cui si sviluppa, probabilmente negli anni di Amici miei ancora più di oggi, perché era diverso il modo di fruirne, meno dettato dal rapido consumo.
I meccanismi della commedia sono da sempre gli stessi e universali. Un Giano Bifronte, conclude l’ora di dibattito Calocero. Se da un lato deve essere ancorata all’attualità del periodo che vive, dall’altro intuisce ciò che verrà in seguito.
Un chiaro esempio è il personaggio interpretato da Massimo Ghini in Compagni di scuola, un politico viscido, cronologicamente nella Prima Repubblica, ma che per atteggiamento non faticheremmo a collocare nella Seconda.
Il vantaggio su altri generi è il potersi permettere due deroghe. Essere slegata dalla pretesa di veridicità, che devono avere, ad esempio, le opere di inchiesta. E di conseguenza, purché sia fatto in modo intelligente e ben costruito, poter scherzare su tutto.
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