“Colleferro non è un deserto culturale, né un paradiso terrestre”. I cittadini non accettano definizioni distorte, perché è vero che oggi offre molto di più rispetto a pochi anni fa, ma in questo senso non può nemmeno essere descritta come una città che ha tutto e dove è particolarmente piacevole vivere. Colleferro è una città nata intorno all’industria, e come tutte le città che sono nate intorno alle industrie, il “bel vivere” non è stato la priorità. La produzione pare debba richiedere sacrifici e Colleferro ha percorso tutta la strada della floridezza e decadenza, di cui molti si approfittano in termini umani e ambientali… ma 5 anni fa qualcosa era già cambiato. La Colleferro che ha fatto da scenario alla tragica fine di Willy (e nuove cronache) era già una città diversa…
[Leggi l’articolo precedente: “Non è il mezzo, è come lo si usa”. Anche se le due cose sembrano inevitabilmente vincolate: ci sarà sempre qualcuno (di solito la minima parte) che utilizza qualcosa in modo sbagliato o non conforme, o semplicemente che a qualcun altro non piace. L’alternativa definitiva, per la massima protezione di sé stessi, sarebbe dunque non fare più nulla. Poiché in tutte le cose ci sarà sempre qualcuno che farà “male”. Meglio discutere su un utopico privarci di tutti i “mezzi malvagi” che abbiamo creato – soprattutto i media, a turno, hanno subito questo ruolo – o proviamo subito a utilizzarli meglio..?]
Frequento Colleferro da quando sono nata. Non assiduamente la città, ma profondamente alcune persone. E sono loro che me l’hanno sempre raccontata. Una città difficile: inquinata e con pochi stimoli. Una città dove potevi uscire e venir preso a sberle senza grandi motivi. Una città massacrata dalla corruzione delle giunte di destra. Poi 5 anni fa è arrivato Pierluigi Sanna che era l’alunno di mia zia. Uno dei suoi preferiti, a dir la verità, per la particolare sensibilità. Uno che si è sempre scagliato contro i politici corrotti e inquinatori e che alla fine si è presentato con la sua lista civica e ha vinto due volte.
Al di là del colore politico, infatti, quello che la gente di Colleferro vede in Sanna è uno che ci tiene davvero. Dopo anni di richieste dai cittadini, l’odioso inceneritore è stato chiuso, è arrivata la differenziata (porta a porta), gli “eventi culturali” non sono più “imbarazzanti”, come me li descrivevano fino a poco tempo fa… in poche parole “rispetto a Silvano Moffa non c’è paragone”. Prima di lui il sindaco più longevo (e “disastroso”). Soprattutto, vige la famosa regola d’oro, anche se poi dovrebbe essere un’ovvietà: “Tutto quello che Sanna ha detto, ha fatto. Per questo è stato rieletto col 75% dei voti”.
Insomma, oggi “Colleferro non è né un deserto culturale”, come il direttore de Il Messaggero e altri hanno voluto insinuare, in seguito alla cronaca di Willy Monteiro, “né un paradiso terrestre” come alcuni cittadini hanno cercato di sostenere di tutta risposta. In seguito a tutto il negativo che si diceva sui grandi media, “la gente si era messa sulla difensiva, ovviamente”. Colleferro da qualche anno è una provincia rinascente, ma di certo i problemi non sono finiti. E forse il suo più grande, l’inquinamento, è ancora di là da essere risolto. Ma anche nel caso della cronaca di Willy Monteiro, al di là dei colpevoli, c’era un mezzo da accusare (le MMA, che a sigla fa tanto paura ma sta solo per Mixed Martial Arts, Arti Marziali Miste). Mentre le ciminiere uccidono in silenzio (sui media nazionali)…
Ma le MMA sono soprattutto una moda del momento, orientata all’autodifesa e alla possibilità di competere, anche se le origini arrivano perfino dall’antica Grecia (si chiamava il “pancrazio“), ma a Colleferro è stato l’arrivo di un’altra antichissima arte marziale, ad aver aiutato molti ragazzi a rinascere. “10 anni fa il maestro Liu Peng è arrivato a Colleferro in modo fortunato per noi”, dice Andrea Frattolillo durante una diretta radio, un amico che è stato suo allievo e oggi è presidente della palestra di Kung Fu Quan di Liu Peng a Colleferro. “Maestro Shaolin al 7° livello nella federazione internazionale Chan Wu, e allievo diretto del monaco di 32a generazione Shi Xing Hong, inizia a praticare Kung Fu e Tai Chi all’età di 6 anni, nel monastero Shaolin”. Ha vinto numerosi premi tra cui ben due campionati nazionali cinesi.
“Ha viaggiato in più di 40 paesi, con la missione di diffondere e condividere il Kung Fu e la sua tradizione millenaria in giro per il mondo”. E così quest’arte fisica e filosofica da ZhengZhou è arrivata ad abbracciare Colleferro: “Di arti marziali c’è tantissimo”, dice il maestro. “Dipende cosa vuoi, di cosa hai bisogno. Alcuni vogliono solo il combattimento, altri qualcosa di più rilassato come il Tai chi, altri più difesa… il Kung fu per noi è importante per l’amicizia, non per fare a gara, per creare una famiglia”, sparsa ormai in tutta Italia e nel resto del mondo, “per creare vita insieme”. Niente di più lontano dalla notte di Willy.
Nei miei quasi 40 anni di tempo ho conosciuto tante persone provenienti da questa provincia che anche il resto d’Italia ha infine conosciuto: Colleferro, Artena, Segni, Paliano… Persone spesso “particolari”, e in senso più che positivo, quasi fossero libere da un certo “ottundimento” che la vita delle grandi città, alla fin fine, sembra creare nella mente delle persone. E nonostante parliamo di luoghi che difficilmente possono riuscire a offrire quanto una grande città e ulteriormente penalizzati da scelte imprenditoriali e/o politiche particolarmente deprimenti e a detrimento della salute pubblica. Eppure, è come se proprio qui sorgesse la resilienza di cui tutti parlano, ma quella vera, libera, genuina e spesso geniale. O magari, all’esatto contrario, un decadimento ancora più grande. Ma sono solo due punti di vista estremi.
E poi forse ci si è sentiti indispettiti dal fatto che Colleferro sia stata messa in mezzo per un episodio di violenti non colleferrini. E qui, nelle chiacchiere libere e senza filtri, si possono palpare stereotipi dalle radici lontane, per esempio quelli sulla gente di Artena. Città antichissima, addirittura preromana, arroccata sui Monti Lepini, in una posizione effettivamente singolare e in difensiva (“su una lunga e stretta costola calcarea tra fra due cavità carsiche”) e, ancora, circondata dai resti di mura ciclopiche… si diceva che ospitasse i briganti che regolarmente assalivano i viandanti diretti a Roma.
Ogni Regione ha almeno una “città dei briganti”, e nel Lazio Artena ha questa nomea, la stessa che secondo alcuni giustifica “la stranezza della gente del posto…” Be’ di “strani” ne ho conosciuti anch’io – gli stereotipi non vengono completamente dal nulla – ma sembra sempre importante sottolineare che “strano” è sinonimo di “fuori dal comune” (“nuovo, inusitato, stravagante…”), e non di “delinquente”. Tra l’altro anche Artena ha avuto le sue manifestazioni e fiaccolate (e murales) in nome di Willy e contro ogni violenza.
Colleferro è una città che ne ha passate di ogni da quando si è sviluppata a inizio Novecento. All’epoca il nonno di mia cugina, che poi è la voce di tutti i virgolettati “anonimi” di questo articolo, costruì una delle prime case che ancora oggi segna il limitare est di Colleferro, più vicino allo scalo industriale che al centro cittadino.
Uno zuccherificio in disuso era stato appena trasformato in una fabbrica di esplosivi e la gente aveva bisogno di lavorare. Poi arrivò anche il cementificio. Nel 1935 la città riuscì ad acquisire la sua autonomia e quasi subito bombardata, durante la Seconda guerra mondiale, per evidenti ragioni. Da allora le fabbriche hanno lavorato in ogni settore (dai concimi alla meccanica, dal tessile alla chimica) ovvero dal primo esemplare di sapone in polvere fino ai motori missilistici utilizzati (anche) per ricerche meteo.
Sentendosi oggi di contribuire perfino alla ricerca spaziale come dimostra il monumento “a supposta”, nella rotonda d’entrata della città, che non sembra piacere a nessuno. Ma al di là dell’estetica, l’orgoglio invece è reale e tangibile: proprio di pochi giorni fa l’annuncio dell’azienda Avio, specializzata in “lanci di carichi istituzionali, governativi e commerciali in orbita terrestre”, riguardo il successo dell’ultimo razzo Vega, di interesse non solo italiano, ma anche europeo e globale, trattandosi del lancio del “primo satellite ad altissima risoluzione” che farà parte di “una nuova costellazione di satelliti di osservazione della Terra”.
Colleferro è dunque una città importante, strategica, che adesso deve risolvere l’inquinamento che crea. Di Colleferro non si è mai raccontato della sua recente rinascita, ma appena succede qualcosa di negativo è la città perfetta per calzare lo stereotipo della “grigia e degradata città di provincia”. Ma non è corretto che vada su tutti i media, per un unico evento di cronaca nera che non la caratterizza e nemmeno la riguarda direttamente, dopo decenni di cronaca (grigia), piuttosto sottotono, che la descrive come una delle città più inquinate d’Italia, riuscendo a superare la capitale. Non vengono ammazzate persone tutti i giorni da ragazzini impazziti dal grigiore della vita di provincia. Ma che ogni giorno un po’ tutti respiriamo roba che fa male, quello è vero.
I dati sono d’obbligo: a gennaio 2020, prima che il Covid ci aiutasse almeno ad abbassare l’inquinamento auto, il livello di Pm10 (dai loro gas di scarico) registrato nella stazione di Colleferro Europa era 77mg al metro cubo, il valore più alto di Roma era 72mg. In entrambi i casi la soglia di sicurezza è stata superata 9-10 giorni sui 12 che erano stati presi in considerazione per lo studio.
L’inquinamento non riguarda solo Colleferro e l’aria, ma anche acqua e terra dell’intera valle del fiume Sacco. Per l’aria è solo più facile saperlo: basta consultare il nostro strumento favorito che in tempo reale è in grado di rilevare le condizioni dell’aria in qualsiasi parte del mondo. In un giorno a caso (4 novembre 2020) Colleferro segnava 104 come indice di qualità dell’aria (IQI, Air Quality Index) ovvero troppa presenza di Pm2.5, le cosiddette “polveri sottili”, il particolato più fine, risultando quindi un’aria “insalubre per gruppi sensibili”.
Cosa significa? Non sono di certo un’esperta, ma in particolare posso riportare quello che succede nella mia famiglia. Una grande donna e insegnante che si chiamava Serena Ricci, che credeva tanto nel potere della cultura e a cui è oggi intestata una delle due biblioteche di Colleferro, è morta di cancro ai polmoni a 50 anni, e va bene che era anche fumatrice. Un’altra zia di Colleferro è morta di cancro all’intestino. Il padre di due cari amici è morto di cancro alla pelle. Un amico davvero molto giovane ha avuto la leucemia (il cancro del sangue). Diversi genitori di altri amici hanno avuto un cancro da cui si sono fortunatamente salvati.
Queste sono solo le persone che ho conosciuto direttamente: nessuna è morta o si è ammalata di cose diverse che non siano cancro. E ormai è risaputo che il cancro è fortemente legato all’inquinamento. Fino a poco tempo fa l’acqua di Colleferro, quella che esce dai rubinetti delle case, era talmente inquinata che non era consigliabile, non solo da bere o cucinare, ma nemmeno per farsi una doccia! Quando vado a Colleferro l’inverno, sarà anche la suggestione, l’aria sembra sempre pesante e umida. E il cielo spesso grigio… come “si dice” di Milano!
Nel 2017 “Sanna si è sdraiato davanti ai camion”, con tanto di fascia tricolore, contro la riapertura degli inceneritori, battaglia che dopo anni si era ormai radicata sia nella popolazione che nelle istituzioni. Le sue immagini (e relativi meme) ancora girano sui social. Con l’aiuto di altri sindaci, assessori, cittadini e l’importantissimo ruolo decennale in ambito ambiente e cultura dell’UGI (Unione Giovani Indipendenti), alla fine ci è riuscito, così come “è riuscito a far chiudere anche la discarica” per iniziare a risanare la Valle del Sacco.
Dare la possibilità anche a Colleferro di passare dall’inquinante ciclo di rifiuti all’economia virtuosa del riciclo con la raccolta differenziata già in atto. Da pochi mesi il Tar del Lazio ha definitivamente ricusato lo Sblocca Italia voluto da Matteo Renzi che intendeva potenziare 40 inceneritori in tutta Italia e costruirne altri 12 nel centro-sud Italia, in quanto “infrastrutture strategiche” che non avevano nemmeno bisogno di una valutazione ambientale a monte… e cioè totalmente in contraddizione con qualsiasi direttiva europea.
Certo, oltre ad Avio, Snia e Italcementi nel frattempo è arrivato anche Amazon tra Paliano e Colleferro. “Questo è stato il compromesso politico per chiudere la discarica, anche se vicino all’area protetta”, la Selva di Paliano e Mola di Piscoli. Ma Sanna almeno l’ha comunicato ai cittadini, invece di nascondersi dietro a un dito come pare che qualsiasi politico faccia. Ci si augura che comunque Amazon sia meno inquinante di una discarica, soprattutto in vista dell’arrivo della flotta di veicoli elettrici per le consegne. Il primo furgone elettrico è stato presentato agli inizi di ottobre 2020 a Milano e 1.800 erano stati promessi in tutta Europa. Certo ancora pochini, comunque in giro, almeno a Roma, qualcosa si inizia a vedere.
L’argomento è comunque complesso e delicato. Per il lavoro (ovvero per la propria sopravvivenza) si è disposti a tutto e, anzi, a non capire sono coloro che accusano determinati lavori che vanno contro l’ambiente. Ma andare contro l’ambiente significa andare contro sé stessi: l’inquinamento è contro ogni logica di sopravvivenza. È davvero inutile lavorare per vivere se mentre si lavora si rischia ogni giorno di più di non vivere. Questo è il vero problema di Colleferro, che è emblematico anche per tanti altri luoghi d’Italia e non solo, Taranto con l’Ilva il più noto di tutti. Perché questo non significa che è un “loro problema” e chi se ne importa. Esso riguarda l’Italia, l’Europa e il mondo intero: perché i singoli inquinamenti si espandono e ci riguardano tutti. Il resto – come additare il capro espiatorio della situazione – sono solo chiacchiere estemporanee che infatti si sono già esaurite perché non servono a nulla.
E un tocco di musica (punk hardcore)… direttamente da Ironhill per Ironhill (Colleferro in inglese)… ” le fabbriche che uccidono i sogni…”