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La questione della moralità nel giudicare le donne

Tina Modotti è una delle tante donne che è stata ostracizzata, e probabilmente anche uccisa, per la sua “troppa libertà”.

Immigrata italiana a San Francisco, prima è passata per Hollywood come bellissima attrice, diventando poi una delle prime foto-giornaliste, anche se pochi lo ricordano, militante attiva durante la Rivoluzione messicana insieme a #FridaKahlo. Altra grande donna che non ha avuto una vita semplice. Le sue foto erano “atti di fede, a testimoniare la dura realtà sociale” del Messico dei primi del Novecento, si legge in un testo che racconta gli Eroi del foto-giornalismo. E invece, hanno cercato di farla passare come una “depravata comunista” a causa di alcune foto di nudo, sottratte in modo illecito, che le aveva fatto il suo compagno #EdwardWeston, acclamato fotografo.

Frida Kahlo e Tina Modotti
“Un documentario dei primi anni ’80 racconta la vita e le opere della celebre e amata pittrice Frida Khalo e della fotografa Tina Modotti. Autori del documentario sono Laura Mulvey e Peter Wollen, filmmaker che nel 1982 curarono alla Whitechapel Gallery di Londra una mostra dedicata ad entrambe le artiste, icone di quello che è stato soprannominato il ‘Rinascimento Messicano’…” su www.collettivowsp.org il resto delle foto e della storia.

Ancora #oggi la solita #storia? Grandi donne attaccate sul piano della #moralità. Se poi ci metti pure la #politica… allora va bene anche annientarle. L’importante è arginare il loro avvicinamento al “potere” (a meno che non ragionino più o meno come gli uomini, ovvio!)

Questa storia racconta una dinamica ricorrente da centinaia di anni, se non millenni. Da ieri a oggi i nomi che vengono in mente possono essere infiniti: Maria Montessori osannata ovunque, per lungo tempo ostracizzata in Italia; Marie Curie da genio della radioattività a “donna che circuisce i giovani per il solo piacere carnale” e solo perché si era innamorata di un uomo più giovane di lei di 5 anni; Louisa May Alcott, famosissima per Piccole donne, molto meno perché fosse attiva nel movimento abolizionista e nel suffragismo e che sotto lo pseudonimo di A. M. Barnard poteva scrivere di argomenti tabù come l’adulterio o l’incesto… mica eri Flaubert! E ancora… Indira Gandhi, Jane Austen, Irena Sendler, Rita Levi-Montalcini, Agatha Christie, Virginia Woolf, Hedy Lamarr, Emmeline Pankhurst… praticamente tutte non hanno avuto vita facile nelle loro carriere, e solo perché donne. E tutte furono in qualche modo colpite nella loro presunta “amoralità”. Sono solo pochissimi esempi dal passato, alcuni neanche così noti o eclatanti. (Su StereoType amiamo in particolare le “storie più piccole”, visto che ci sono già tutti gli altri media addosso a quelle grandi, e soprattutto le “questioni più sottili”, anche se a noi sembra che si guardi sempre al bruscolino, mentre nell’occhio c’è una trave).

Una dinamica che, purtroppo, non è molto diversa nemmeno oggi… e con cui dobbiamo fare i conti. Anche perché spesso non lo verremo nemmeno a sapere.

Tina Modotti operai dell'edilizia nello stadio, Messico
Tina Modotti, operai dell’edilizia nello stadio (Messico 1927) Photo courtesy: Artribune da Galerie Bilderwelt di Reinhard Schult

Molto grave il caso di Marielle Franco, “nata nella favela Maré, assassinata nel centro di Rio, femminista, difensora dei diritti umani, tra le più votate nella storia, 38 anni, assessora e studiosa di sociologia alla PUC-RJ”, nelle parole nude e crude dell’antropologo Massimo Canevacci. Una donna “all’argento vivo”, possibile salvezza del Brasile. Ma non se ne è parlato nemmeno un po’. Nemmeno adesso che, a distanza di 3 anni, l’arma si è rivelata appartenere alla polizia e l’assassino, una persona probabilmente legata nientemeno che al presidente Bolsonaro… è anche con questo spietato e vuoto menefreghismo, di cui i media neanche si occupano, che le donne devono avere a che fare.

Da questo trattamento non sono esenti nemmeno le “perfette sconosciute” che diventano improvvisamente note per cronache che di certo non avevano cercato: da Carola Rackete, guarda caso unico capitano a essere arrestato in tutta la lunghissima vicenda dei migranti in mare (e come se non bastasse colpita nella sciocca moralità di un reggiseno assente), all’insegnante di asilo nido giudicata, isolata e licenziata, in base a video privati, messi in circolazione senza il suo consenso… o lo stesso movimento #MeToo che ha rivelato, semplicemente, questo ricatto del “o stai al gioco o niente”.

Emblematico il caso di Asia Argento. Ha denunciato per prima un meccanismo di ricatti sessuali gravissimo, che è stato effettivamente confermato e sottoscritto da tutti, vittime, testimoni e autorità. Ma siccome ha avuto dei “trascorsi turbolenti”, da noi è stata screditata moralmente su tutto. Eppure quale persona, invitata da Harvey Weinstein in persona, sarebbe così ipocrita da affermare “è ovvio che gli direi di no”? E soprattutto perché ancora insinuare che, anche lei come tutte, se la fosse andata a cercare? Vivere (o mostrare di vivere) la propria sessualità liberamente non significa che lo stupro è concesso. Sembra banale, ma forse va detto a chiare lettere. Perché sembra proprio questo l’enorme “equivoco”, tutto maschile, e che infatti avviene unicamente nella loro testa. Dunque io dovrei limitarmi perché tu non riesci a farlo? Perché?

Perché per tutti gli uomini vale più o meno la stessa “regola”, non esistono giudizi morali specifici. (A meno che… non sei un poveraccio. Il classismo, di cui non si parla mai, è spesso il motivo più grosso dietro lo stesso razzismo. Infatti, non a caso te la prendi con il George Floyd della situazione, che di certo non era un principe, e soprattutto per il colore della sua pelle, ma nessuno si metterebbe a questionare su Denzel Washington o Kobe Bryant o un semplice “ne*ro in giacca e cravatta”).

Gli stereotipi sono facili da scovare : basta provare a metterli “al reverse”. Se al contrario non reggono, è probabile che sia in atto una discriminazione.

A nessun uomo viene chiesto, per esempio: Perché ti sei fatto fotografare in quel modo? Perché ti sei vestito così? Perché hai deciso di andare a quella festa? (con specifico riferimento a un’altra cronaca che ora va per la maggiore: il caso Genovese) Perché eri solo? Perché hai condiviso quei video intimi con la tua ragazza?

Potrebbero anche rispondere: “nessun uomo viene stuprato”, con il loro classico pragmatismo che non considera l’esistenza di altro. Come dire: “questa è la tua condizione naturale, arrangiati”.

È chiaro che questa realtà (potenzialità) esiste, mentre al contrario è quasi impossibile che avvenga. Ed è chiaro che, di conseguenza, ci tocca stare più attente.

Ma questa considerazione ci fa, comunque, tornare allo stesso punto: come mai l’uomo non deve mai mettersi in discussione e la donna sì, o comunque molto di più? E possibilmente tutto sul piano della moralità, come se quella fosse la nostra unica sfera di competenza? Nel caso specifico di un crimine odioso come lo stupro, ci si chiede, cosa è più deplorevole? Un uomo che non sa controllarsi di fronte a due cosce scoperte o una ragazza che si scopre, per innumerevoli ragioni che non staremo qui a elencare, tra cui però di sicuro non compare lo stupro?

Questo atteggiamento moralista nei confronti delle donne è generalizzato. Alcuni studi rivelano per esempio “giudizi più severi” nei confronti delle donne in ambito lavorativo (e soprattutto se si è verificato un “fallimento etico dell’azienda”… morale ed etica non sono così lontane), o comunque giudicate su un numero maggiore di criteri, tra cui la moralità è sempre presente. E possibilmente anche l’estetica. Il che spiega meglio la finaccia dell’insegnante del nido: tutti o molti fanno o hanno fatto video o foto osé, nessuno dovrebbe essere licenziato per questo. A maggior ragione se i video sono stati messi in circolazione da terzi. Ovvero: un reato.

Sulla violenza sessuale abbiamo un bel problema dell’uomo che abilmente facciamo passare per un problema della donna. E che, semmai, alcune donne alimentano. E anche su questo non si può far finta che non sia così, solo per stare dalla parte della categoria o del femminismo più ottuso. Anche perché il cambiamento più veloce viene da noi, dirette interessate, non certo aspettando che tutti gli uomini si sveglino.

352 adjectives vincenzo merola
352 adjectives (2020), un’opera di Vincenzo Merola che illustra la differenza di aggettivi utilizzati nei media per uomini e donne, mentre i punti sono 3.692, il numero di femminicidi in America nel 2017. L’opera era esposta a Roma, durante la mostra Womhar (Women_Art_Human Rights for Peace) presso il Museo Crocetti sulla via Cassia. Dopo l’esposizione di Roma (durata fino al 15 febbraio 2021) e quella di Campobasso (da dove l’idea era nata), questa bellissima “mostra internazionale itinerante” doveva spostarsi a New York presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Ma, causa covid, al momento nulla da fare…

Ci sono donne che basano la loro intera esistenza sulla seduzione. Che pretendono determinate cose, che spolpano “i buoni partiti”, che si trovano perfettamente a loro agio nel loro ruolo di mantenute o casalinghe a tempo pieno. Non c’è nulla di male nella seduzione in sé, e probabilmente neanche nel resto… se fossero libere scelte e se, dietro, non ci fosse solo questa “intenzione meschina”, tutta votata al proprio benessere e vantaggio economico. Ma probabilmente scelte tanto libere non sono state, se ci hanno tutte cresciute con questa idea che “devi trovare quello ricco”. E se non fosse per questo pedissequo rincorrere e applicare alla lettera “i canoni”, estetici e di comportamento, che fanno comodo solo al “maschio”. Di contro, a tutte (tutti) fa comodo essere mantenuti, chi può controbattere? Ma poi è ovvio che saranno pretese altre cose in cambio. Spesso a limitare le nostre vite… perché se di soli soldi si tratta, allora è “giusto” oggettificare anche i corpi femminili. Ovviamente non stiamo dicendo che sia giusto sul serio, solo che l’azione-reazione è probabile, finché la mentalità non cambierà in tutti noi. Uomini e donne.

E’ chiaro che finché la donna darà il messaggio che l’uomo vuole ascoltare, quello risponderà solo in una certa maniera, anche perché è lui quello che ha dettato queste regole del gioco! Ma ecco che la faccenda si fa complessa: seduzione a tutti i costi, voglia di dedicarsi alla casa e ai figli, voglia di procreare… anche qui, non c’è nulla di sbagliato in nessuna “scelta” (o immorale nel primo caso). Il problema è l’uomo che le utilizza alternativamente per giustificare i suoi comportamenti, e perché fondamentalmente realizza il suo sogno più recondito (e impossibile) della “santa e puttana” insieme. L’uomo si giustifica in continuazione dietro il “comportamento presunto amorale” della donna. Basti leggere la cronaca: “Provocato”, “deluso”, “geloso”, e ancora, “tempesta emotiva”, “inspiegabile azione”, “non voleva, allora l’ho colpita”… Rimanendo, lui, sempre perfettamente giustificato. Quasi morale. Comunque integro.

Fortunatamente le donne che si vedono in giro hanno di solito poco a che fare con questa “finta patina” che ci mettono addosso: ci sono donne che esprimono loro stesse, per quello che veramente vogliono loro, rispetto a “compiacere” quello che vogliono gli uomini per loro stessi. Ché poi è come si comportano normalmente gli uomini! Giustamente! E “fortunatamente 2”, un grande e ancora diffuso media come la TV non fa più vedere certe scene pietose anni ’80 e ’90 che, letteralmente, erano solo composte di “tette e culi”. Che anche qui non è per le tette e culi in sé, anche loro in teoria privi di giudizio o moralità (sono naturali, ce li abbiamo tutti), e internet ne è pieno!, ma sempre per la disparità messa in atto. Mentre la donna veniva scoperta sempre di più, il corpo nudo dell’uomo non si è mai più visto. Praticamente, per lungo tempo, era relegato alle statue greco-romane e poco niente d’altro! Oggi di donne “culturalmente oggettificate” se ne vedono molto meno, al contempo, per un breve periodo e per colmare la disparità, si è tentato di oggettificare anche il corpo maschile. Ora sembra sparita tutta la nudità di qualsiasi corpo. Quando la nudità tornerà a essere “normale” (anche se già lo è) per tutti i sessi, forse avremo raggiunto la quadra.

Al di là di qualsiasi questione specifica, anche morale, il problema delle donne è sempre stato il loro contenimento. In un modo o in un altro, con una legge e con un’altra, con una tradizione o con un’altra l’obiettivo storico, se non primordiale, rimane lo stesso: limitare la loro libertà. Solo le ragioni, o meglio le giustificazioni, sono tante. Ma forse anche queste si riassumono tutte in una sola banalità: a loro, presi così come esseri maschili, fa comodo. Siamo noi che, tutte insieme e una volta per tutte, non dovremmo stare più comode in ruoli stabiliti da altri.

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