San Valentino, come le principali festività cristiane (Natale, Epifania, Pasqua, Ognissanti, Carnevale), è frutto del sincretismo con radicate tradizioni pagane.
Lupercalia
La festa degli innamorati si sovrappone infatti ai lupercalia romani di metà febbraio: tre giorni di trasgressive celebrazioni in onore delle greggi (onore si fa per dire, visti i sacrifici), della purificazione, della fertilità e della rinascita. In questo periodo particolarmente freddo, i lupi si facevano più minacciosi nei confronti degli animali addomesticati.
Luperco era una delle divinità rurali dell’antica Roma, inizialmente accostata al lupo sacro a Marte e poi sostanzialmente sovrapposta al dio greco Pan.
Il rito
Nella prima parte della festa, i celebranti sacrificavano un cane e delle capre nei pressi del lupercale. Qui, secondo la leggenda, la lupa allattò Romolo e Remo.
Nella seconda parte invece, venivano scelti due giovani patrizi, in seguito sostituiti da appartenenti all’ordine degli equestri. A questi veniva messo sulla fronte il sangue degli ovini, ripulito (simbolicamente purificato) con del latte.
Quindi i due dovevano ridere, per rappresentare la rinascita dopo la morte. I ragazzi in seguito, vestiti solo delle pelli degli animali sacrificati, giravano intorno al Palatino e percuotevano con delle fruste (sempre di pelle di capra) il ventre delle donne che si offrivano per ricevere l’agognata fecondità. Il giro rievocava rituali pastorali preromani di protezione del gregge, idealmente racchiuso in un cerchio.
Origini
Le origini dei lupercali sono dibattute. Se il lato di protezione del gregge sembra più chiaro, quello sulla fertilità dovrebbe risalire all’epoca del primo re Romolo. Secondo Ovidio, in quel periodo ci fu una prolungata sterilità. Si cercò di rimediare con un pellegrinaggio al colle Esquilino, dove si trovava il bosco sacro a Giunone.
La dea suggerì che le donne venissero penetrate da un caprone sacro (un fauno?). L’interpretazione, però, virò verso la modalità descritta prima (la fustigazione).
Papa Gelasio
Il passaggio al cristianesimo non poté cancellare di colpo tutte le credenze pregresse. Perciò la Chiesa cercò di sovrapporre un nuovo significato alle festività preesistenti e i lupercali furono tra le più dure a morire. Finché nel 495 papa Gelasio I scrisse una lettera ad Andromaco, princeps senatus, scagliandosi fortemente contro i convertiti cristiani che ancora celebravano riti immorali.
Gelasio istituisce la Candelora. Mantiene le fiaccolate dell’ultimo giorno dei lupercali, il 15 febbraio, ma dedicate alla purificazione della Vergine Maria a 40 giorni dopo la nascita di Cristo. Con la riforma del calendario da giuliano a gregoriano, la Candelora è “scalata” al 2 febbraio.
San Valentino e l’amore romantico
A coprire la festa di metà febbraio è stato quindi San Valentino, l’amore “pagano” dei lupercali è sostituito da quello romantico. Ma non è chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio perché Valentino sia il santo protettore degli innamorati. In merito ci sono ipotesi più suggestive che altro. Forse perché donò a una ragazza il denaro necessario affinché costituisse la sua dote da elargire al matrimonio; forse perché violò le disposizioni dell’imperatore Claudio II di celebrare matrimoni in guerra; oppure perché celebrò uno sposalizio misto pagano-cristiano.
Ufficialmente, tra i tanti santi Valentini esistiti, la commemorazione riguarda Valentino di Terni. Il vescovo, martirizzato il 14 febbraio 273, è (anche) protettore degli epilettici.
Commercializzazione
Negli Stati Uniti (dove sennò?) del XIX secolo si pensa di dare alla festa anche un senso commerciale, poi esportato nel resto del mondo anche non cristiano – praticamente la stessa operazione fatta con Halloween. Cominciano a venire prodotti i caratteristici biglietti d’auguri, da accompagnare a regali, dai classici fiori e cioccolatini a gioielli di valore. Il giro d’affari è secondo solo al Natale.
Buona morte di Cook
Per gli hawaiani, il 14 febbraio ha però un altro significato. In quel giorno del 1779 il capitano britannico James Cook viene assassinato proprio nell’arcipelago del Pacifico, più precisamente a Kealakekua.
Se Cook da un lato è stato un importante esploratore e cartografo, dall’altro ha aperto la strada all’eccidio di popolazioni del Pacifico. Non solo con la violenza del colonialismo, ma anche con la (non sempre accidentale) condivisione di malattie, come nel caso della sifilide e altre trasmissibili sessualmente.
Il 14 febbraio alle Hawaii, oltre a San Valentino, è Hauʻoli Lā Hoʻomake iā Kapena Kuke, all’incirca la “festa della morte del capitano Cook”. Un casuale quanto archetipico connubio tra amore e morte.