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I Ching, il tempo ha qualcosa da dirci

A proposito di stereotipi che ci impediscono di vedere “l’interezza delle cose del mondo”, a chi l’I Ching non appartiene (culturalmente) esso può sembrare una baggianata orientale di previsione del futuro. A chi invece appartiene (o a chi si è preso la briga di studiarlo) è invece l’unico strumento possibile per indagare il tempo oltre ciò che matematica e fisica riescono a spiegare…

(Continua da Sincronicità, l’importanza di essere “qui e ora” – entrambi gli articoli sono ispirati dalla lettura di Divinazione e sincronicità di Marie-Louise von Franz (Tlon edizioni 2019))

L’I Ching è una pratica cinese antica, un manuale oracolare, un libro di saggezza e divinazione. “L’attenzione non è rivolta alle cose come sono, ma alla tendenza di cambiamento, al mutamento”, “l’aspetto accidentale degli eventi” dentro la concezione circolare del tempo. Quando una sincronicità si rende manifesta significa che un archetipo si è reso manifesto, ovvero “la forma preesistente e primitiva di un pensiero”, “l’aspetto dinamico della psiche” diceva la von Franz. Nella vita di ogni giorno tutto questo “trova corrispondenza in eventi come il pensare a una persona e poco dopo ricevere una telefonata che ne porta notizie; nominare un numero e vedere passare una macchina con lo stesso numero impresso sulla carrozzeria; leggere delle frasi che ci colpiscono e poco dopo sentircele ripetere da un’altra persona ecc.”

E proprio il giorno in cui sono andata a seguire la presentazione del libro di Marie-Louise von Franz in una libreria a Roma ho avuto il presentimento che avrei vinto la lettura gratuita dell’I Ching (anche se, razionalmente, mi sembrava del tutto improbabile in una sala piena di decine di persone). Ma così è stato. Senza pensare che poi, dei 64 esagrammi possibili presenti nel Libro dei mutamenti, mi è uscito lo stesso che mi era uscito pochi mesi prima, quando a interpretarlo c’era la mia amica, la stessa che mi aveva segnalato la presentazione del libro a Roma… se non è un cerchio questo…

Prima della scienza c’era dunque l’I Ching: “storicamente, si tratta del primo antico passo con cui il genere umano è giunto a produrre qualcosa che potremmo definire un sistema per investigare la realtà” che conta più di 3mila anni, vede nella razionalità un limite e guarda all’intuizione come una ricchezza. Intuire viene dal latino intus ire, e significa proprio “essere dentro le cose”. E se dal nostro punto di vista tutto questo risulta assurdo, dato che la razionalità permea la forma mentis, anche qui c’è l’altra faccia della medaglia…. per esempio, si dice che gli aborigeni australiani siano desolati nel vedere che “gli occidentali” debbano usare un apparecchietto (un cellulare) per parlare tra loro, invece della telepatia

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Una riproduzione di antiche monete cinesi, tra i più diffusi metodi per consultare l’I Ching, dal più tradizionale, che utilizza gambi di achillea (oggi più comunemente sostituiti da bastoncini di legno, i più utilizzati nei templi), al più moderno, la simulazione della casualità tramite software. Passando per dadi, biglie o perline, chicchi di riso… (da https://commons.wikimedia.org)

Che alcuni popoli siano (ancora) in grado di utilizzare una comunicazione da loro ritenuta “innata”, come lo è per gli animali, può anche appartenere al regno dei misteri e delle leggende, ma comunque la telepatia è dagli anni ’60 che viene dimostrata, anche dalla scienza, ed è cosa nota che, da circa un anno, sia proprio ciò su cui punta nientemeno che la Silicon Valley (che ha già un prototipo di cuffia “telepatica” in grado di accendere apparecchi elettrici tramite gli stimoli mentali…) Quindi magari quella degli aborigeni è una leggenda, ma la telepatia in sé già non lo è (più). Ed è solo una delle tante prove tangibili di quello che sosteneva Jung e altri prima di lui: la telepatia, come altri fenomeni “strani”, può esistere solo nella sincronicità del tempo, e non nella sua sequenza.

E non è tutto. Perfino “un fenomeno paradossale della fisica quantistica è interpretabile alla luce della sincronicità”. Si tratta dell’entanglement, in virtù del quale la proprietà di una particella risulta capace di influenzare istantaneamente il corrispondente valore di un’altra particella situata anche a distanze remote. Secondo il fisico Wolfgang Pauli, che lavorò a lungo con Jung, “proprio la fisica quantistica impone un ritorno alla concezione filosofica di Giordano Bruno e Leibniz, non regolata dalla causalità ma da un’armonia organica”.

Parliamo di “fatti”, anche se “talvolta danno la netta impressione d’essere accadimenti precognitivi legati a una sorta di ‘chiaroveggenza interiore’, come se questi segnali fossero disseminati ad arte sul nostro percorso quotidiano per comunicare qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore. Una sorta di risposta esterna, affermativa o negativa, oggettivamente impersonale e simbolicamente rappresentata”. Mentre la scienza è andata avanti, approdando alla statistica, che però non è in grado di indagare il particolare.

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L’origine del testo I Ching è oscura, ma non la sua base scientifica. Nella versione mitologica, durante l’alba dei tempi un drago dalla faccia umana studiò gli ‘schemi’ della natura, scoprendo che tutto poteva essere ridotto a otto ‘rappresentazioni’: il fuoco, l’acqua, la terra, il vento, il tuono, la montagna, il lago o lo stagno, e il cielo, espresse in otto trigrammi composti da linee continue (yang) e spezzate (yin), a partire dalla dualità che guida l’intero universo. Dualità che avvicina l’I Ching alla “nostra scienza”, trovando una perfetta corrispondenza nella numerazione binaria e nel potere del 2 che si esplica ovunque nelle strutture matematiche e fisiche (da iching.blog e nybooks.com)

La statistica è infatti specializzata nel trovare “una media” che nella maggior parte dei casi, va detto, è totalmente irreale. Per capire il concetto questo era l’esempio di Jung: “se abbiamo un cumulo di pietre possiamo stabilire con assoluta accuratezza statistica la loro dimensione media; ma se volessimo raccogliere una pietra che sia esattamente di quella dimensione, ci troveremmo in grande difficoltà. Potrebbe capitarci di trovarne una, o addirittura nessuna”. In altre parole la scienza potrà anche essere accurata, “ma la realtà effettiva di quel cumulo di pietre, dove ogni pietra è diversa dall’altra, non corrisponde alla sua astrazione”. Eppure “la maggior parte delle persone crede – e si tratta di una convinzione emotiva – che la verità statistica sia la verità”, aggiunge la von Franz. Al contrario “coloro che vivono al livello di una visione magica del mondo non credono affatto che la magia sia come una legge assoluta”. Il che porta ad accettare anche il fallimento, per esempio, che è solo una delle tante possibilità della realtà.

Questo aspetto è fondamentale da tenere a mente visto che quando ci presentano, per esempio, le caratteristiche dell’“uomo medio”, e determinate tendenze politiche o sociali, a queste noi crediamo. Ma è un errore, perché “l’effettivo aggregato di persone è un aggregato di casi unici”. Sempre. Dalla scienza al numero, dal generale al particolare: in Cina anche l’astrologia si basa su quello che “dovrebbe” accadere in quell’anno, e sempre grazie all’osservazione dell’annata precedente, ripetuta nel tempo per 3mila anni (la “conoscenza particolare” è a quel punto vastissima) e sempre perché “le cose del mondo” sono legate tra loro. Con la divinazione già fare una domanda, il chiedere, innesca dinamismo ed energia che poi si rendono manifesti attraverso numeri e immagini caotiche. Anche se lo pensiamo privo di significato, infatti, è solo nel caos che c’è tutto. E noi vogliamo conoscerne una parte.

D’altra parte qui non si tratta di “capire”, come vuole la scienza, esso è un concetto troppo razionale. Qui si tratta di comprendere sulla base dell’inconscio che, come parte fisica e psichica del mondo, dialoga col primitivo (binario), attraverso immagini caotiche, archetipi e numeri naturali. Quest’ultimi in superficie appaiono come entità di estrema razionalità e solidità. Eppure è uno stereotipo: i matematici stessi rimangono sgomenti di fronte ai Fondamenti della matematica (da cui la storica crisi) ammettendo in loro un’irrazionalità, un caos, che li fa agire autonomamente travalicando ogni Legge, e che la matematica cerca ancora di prescindere, attraverso teorie (apparentemente) perfette…. ma il caos è innato e imprescindibile.

Risultati immagini per i ching circleQuesto può significare solo una cosa: “contare è una costruzione umana, ma il numero in sé non lo è, e considerarlo tale è un grave errore”. E ancora: “l’originale che ispirò il calcolo per arrivare al numero è un’idea che non si può afferrare del tutto, resta autonoma, continua ad appartenere allo spirito creativo dell’inconscio”. Ed “l’inconscio sa; conosce passato e futuro, sa cose sulle altre persone”, perché vive nel tempo ciclico e sincronico, e si manifesta nel numero. Come tale dentro il numero c’è tutto: in sé ha energia (ritmo, in “aritmetica” lo si nota di più) e soprattutto ha significato. A riprova della sua profondità che va oltre la freddezza del calcolo, fin dall’alba dei tempi, in ogni lingua “contare” è anche “raccontare” (appunto): “in tedesco è erzählen, che deriva da zahl, numero; in francese è raconter, affine a compter, contare; in cinese è suan, che vuol dire ‘contare l’origine di ciò che sta per accadere‘”.

Anche il “simbolismo” ha un’etimologia interessante. Viene dal greco symbolon (segno) da sym-ballo, “mettere insieme”, “unire”, ed era anche un oggetto, infatti, una “tessera di riconoscimento” in terracotta, o una moneta o un anello, che veniva spezzata in due per ritrovarsi, magari nello stabilire accordi e alleanze. Dunque una specie di segno identitario. Da qui deriva anche l’etimologia del “diavolo” (da dia-ballo) che è esattamente il contrario, “ciò che divide”: quando l’energia va verso la divisione letteralmente combatte contro il diavolo. Mentre la divinazione e la sincronicità aiutano a unire e aprire. Anche oggi, in un mondo in cui siamo sempre più chiusi. Pare infatti che solo i sogni da bambini, esseri completamente spalancati al mondo, siano prognostici su loro stessi, e cioè in grado di rivelare l’archetipo della vita che sta crescendo. Il Libro dei Mutamenti, che voglia essere preso come strumento predittivo o psicologico, in ogni caso aiuta ad attivare il “dialogo con il simbolo”, con la mente primitiva, finalmente liberata dalle sue razionalità. Attraverso un lancio (caotico ma sentito) di monete, esso rivela un pezzo di universo simbolico con cui il proprio inconscio può dialogare più facilmente. Dopo una lettura si può anche dimenticare quello che ci ha comunicato, perché esso sempre se ne va come è arrivato, l’aspetto importante è “ciò che risuona”, energicamente parlando, ciò che vibra a lungo dentro noi stessi, anche nei giorni successivi. Perché esso rimane dentro, ed è tutto ciò che ci serve in quel momento.

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