Poco più di quaranta anni fa prendeva vita Il Male, rivista che avrebbe cambiato le regole della satira politica e sociale in Italia. È il 7 febbraio 1978 quando esce il primo numero, diretto da Pino Zac (al secolo Giuseppe Zaccaria) e che vede la collaborazione di Vincino, Jacopo Fo, Cinzia Leone (non quella Cinzia Leone), Francesco Cascioli, Angelo Pasquini, Vauro Senesi, Andrea “Paz” Pazienza e molti altri.
Il settimanale chiude i battenti appena nel giugno 1982, salvo riproporre qualche apparizione nel 1994 – in occasione della scesa in campo di Silvio Berlusconi – e poi tra il 1995 e il 1996. Fino al 2 febbraio, è possibile ripercorrere quegli anni, grazie alla mostra organizzata presso la sede di WeGil – ex Gil, Gioventù Italiana del Littorio, ora spazio della regione Lazio – a Trastevere. Copertine, articoli, vignette, manifesti, filmati, aneddoti, la ricostruzione della redazione del periodico che, pur in un breve periodo di attività, è stato spesso precursore di molti temi e tendenze. O, semplicemente, molte cose sono rimaste uguali.
Anche a distanza di 40 anni, ad esempio, la tensione tra Stati Uniti e Iran monopolizza il dibattito di politica internazionale. Ancora ci sentiamo sull’orlo di una Terza Guerra Mondiale, che poi è una delle più note contraffazioni de Il Male. A farne le spese La Repubblica: la prima pagina del quotidiano viene falsificata in modo che riporti la terribile notizia, ispirata dai venti di guerra tra Cina e Vietnam di fine inverno 1979. Sempre la (falsa) Repubblica recapita sia le minacce di Gheddafi all’Italia che una visionaria fine dello Stato con tutte le sue istituzioni.
Nel luglio 1980 è la volta del tedesco Bild, distribuito (artefatto) con l’annuncio della riunificazione delle due Germanie, nove anni prima dell’effettivo avvenimento. Il Times è l’unico a impedire la sofisticazione, nell’estate 1979 Scotland Yard fa irruzione in una tipografia londinese e sequestra tutta la tiratura, causando una perdita stimata in 20 milioni di lire.
Il colpo da maestro, uno degli antenati delle fake news almeno per quanto riguarda l’Italia – Orson Welles beffa gli statunitensi alla radio già nel 1938 con un’improbabile invasione aliena – è il famosissimo arresto di Ugo Tognazzi in quanto capo delle Brigate Rosse. Finte prime pagine di Paese Sera, Il Giorno e La Stampa escono con tutti i dettagli dell’operazione di polizia e con le foto dell’attore, chiaramente complice de Il Male, in manette. Nonostante si fosse a conoscenza dello scherzo, a distanza di tempo una parte degli italiani ancora prendeva per buono il clamoroso scoop…
Del resto erano gli ultimi anni della tensione, appena un anno prima era stato sequestrato e poi ucciso Aldo Moro, il dibattito era polarizzato su posizioni rigide, contrapposte e senza possibilità di dialogo (mica come adesso!). Il Male esce con la foto di Moro prigioniero e una vignetta in stile fumetti che fa discutere non poco: “scusate, abitualmente vesto Marzotto”. La redazione spiega che era tutt’altro che una mancanza di rispetto nei confronti di uno degli esponenti di spicco della Democrazia Cristiana.
“Di quel periodo ricordo la nostra incapacità di accettare il ricatto dell’ipocrita ‘O con lo Stato o con le BR’. Sembrava che non ci fosse altra scelta”, scrive Vincino, “che a nessuno interessasse la vita di quell’uomo o che nessuno vedesse una persona in carne ed ossa, ma solo un rappresentante delle istituzioni che doveva essere pronto al sacrificio”.
Il settimanale era invece “per la trattativa, per la liberazione e sostenevamo a nostro modo quest’uomo, cercando di strapparlo al ruolo che partiti, media e opinione pubblica gli avevano cucito addosso”. Dunque, quando esce fuori la famosa foto di Moro con la bandiera delle BR alle spalle, “non la interpretiamo come il santino di un martire, ma come la disperata lotta di un uomo che non vuole diventare un simbolo, di un uomo che vuole restare un uomo, sfuggendo all’inquadramento a cui volevano costringerlo”.
La cosiddetta Prima Repubblica è obiettivo fisso della satira de Il Male e, in anni di terrorismo, usare un certo tipo di registro attira l’attenzione di magistratura, Digos, carabinieri, tra continue denunce e sequestri.
A Giulio Andreotti viene anche dedicato un busto in marmo, con tanto di cerimonia di inaugurazione al parco del Pincio e discorso celebrativo di Roberto Benigni. “Arriva la polizia a sequestrare il busto”, ricorda Vincino, “due agenti provano a portarlo via a braccia, certi che fosse di gesso o chissà che altro. Invece era davvero di marmo e i due stramazzano al suolo travolti dal peso. Ora è a casa mia in giardino. È uno dei ricordi più concreti di quella stagione”.
Non c’è solo la politica interna e internazionale, altro tema caro a Il Male è la religione, come spesso accade per la satira. Il 16 ottobre 1978 Karol Wojtyła è il primo straniero a diventare pontefice e l’Italia è un po’ scettica, così come la redazione del periodico. Viene organizzata, in risposta, l’elezione dell’antipapa, che si affaccia dal balcone per apostrofare giornalisti e curiosi. Scatta subito la denuncia per vilipendio e Vincenzo Sparagna deve persino trascorrere qualche giorno in carcere.
Argomento caldo sono anche i viaggi interstellari, mezzo secolo prima che la colonizzazione di Marte evolva in qualcosa di più di un’utopia fantascientifica. Gli armamenti reaganiani devono ancora arrivare e lo spazio è invaso pacificamente, con fini scientifici di esplorazione. Alieni non se ne trovano, ma potrebbero sempre sbucare e l’umanità continua a interrogarsi sulla possibilità di non essere sola nell’universo. Umberto Eco collabora ad un numero de Il Male, con l’articolo “Il marziano assente”. Tutti pensano al solito falso, invece è proprio il celebre scrittore che si cala nei panni di un alieno, ponendosi delle domande sulle carenze dei terrestri in vista dell’approccio con i misteriosi visitatori.
Infine non potevano mancare i riferimenti sportivi, che poi sono anche serviti per ampliare i lettori. Nel 1978 la Nazionale di calcio è forte, mette le basi per la vittoria in Spagna quattro anni dopo, ma perde con l’Olanda la partita decisiva per arrivare alla finalissima. Il Paese intero ne soffre ed ecco che arriva l’idea: titolone che riporta l’annullamento dei Mondiali, perché tutta l’Olanda viene trovata positiva ai controlli antidoping. Per un attimo si può ridere e sognare.
Così come stuzzica l’idea di una “pioggia di miliardi” per i giocatori del Totocalcio, in seguito all’interruzione del campionato per corruzione – anche qui, poche differenze con il passato…
“Il nostro obiettivo non era scrivere su un giornale qualsiasi, ma falsificare qualsiasi giornale”, spiega Angelo Pasquini. “Intendo il linguaggio giornalistico. Falsificare qualcosa che è già di per sé un falso, un’illusione”. La stagione a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta segna forse “l’epilogo di un periodo storico secolare, nel quale la stampa ha rappresentato lo specchio dell’opinione pubblica, dunque la comunicazione popolare per eccellenza”.
“Era un’epoca di estremismo e il nostro era un umorismo estremo”, continua Pasquini. Il successo de Il Male, anche se di pochi anni, forse è servito a evidenziare l’autoironia degli italiani, capaci di ridere dei propri vizi come del sovvertimento della realtà. “Sovvertire la realtà, per qualche ora o qualche giorno, è il sogno di ogni autore satirico. Un sogno allegro e manicomiale”.
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