Fino a dove ti spingeresti per una persona amata? Matteo 19,14, scritto da Lorenzo Gioielli e interpretato da Elisabetta Jane Rizzo ed Emiliano Coltorti per la regia della stessa Rizzo, non può che lasciarti con questo spinoso quesito. E complice la speciale atmosfera che si crea nella raccolta sala del Teatro Stanze Segrete, lo spettacolo ti mette di fronte a te stesso, alla tua personalissima etica che, nel profondo, può andare oltre le convinzioni ufficiali e canoniche che crediamo di avere.
Perché la rappresentazione è diretta, a partire dall’allestimento scenografico minimale. Sono sufficienti un tavolino, due sedie e ovviamente i due attori, ma il fulcro è la storia, resa ancora più credibile dall’abilità attoriale degli interpreti.
Difficile parlare della trama senza svelare nulla. Quindi, basti sapere che dall’incontro casuale di due avventori in un bar si svela un mondo che, presumibilmente, è lontano da quello di noi tutti, ma che in fondo è solo sommerso e pronto a riapparire nei momenti di disperazione che si augura di non vivere mai, non quelli descritti da Matteo 19,14 – un piccolo indizio sul tema lo può dare il corrispondente versetto del Vangelo.
Il messaggio è che non ci sono risposte corrette alla domanda posto all’inizio, così come per le scelte che dobbiamo compiere nella vita. Dipende sempre dalle motivazioni che ci sono dietro, da non dare mai per scontate, tenendo conto che qualche prezzo andrà pagato. Del resto la “scelta” in sé implica che a qualcosa bisogna rinunciare e non è sempre un bene materiale. Come la compassione, parola che può essere anche usata secondo il suo senso contrario. Se da un lato indica la condivisione di una sofferenza, di un sentimento, può anche denotare pietà ai limiti del disprezzo.
I personaggi incarnano due scelte opposte, ma a tratti è difficile distinguerle, perché sovrapponibili. Come umani imperfetti abbiamo in noi tutto lo spettro delle emozioni e dei comportamenti.
Le strade prese quando si arriva a un bivio costruiscono la storia di ognuno. A volte entra in gioco il determinismo, la meccanica dell’azione e reazione. Altrimenti o si crede in un piano superiore, incomprensibile dalla nostra piccola prospettiva, o nella totale casualità degli eventi – anche se siamo spesso portati a cercare un senso per tutte le cose.
Quindi, fino a dove spingersi per una persona amata? Crediamo che tutti abbiamo stessa dignità e diritti ma, all’atto pratico, saremmo pronti a calpestare una legge universale? O ci rifugeremmo nell’idea evoluzionista della legge del più forte o in una distorsione della cosiddetta situazione win-win, in cui tutti traggono vantaggi?
Del resto il valore, l’affetto che diamo a una persona vicina è diverso rispetto a quello per gli estranei, per quanto lucidamente diremmo che siamo tutti sullo stesso piano. Gioie e dolori di chi ci sta vicino non valgono gioie e dolori di 1 miliardo di persone dall’altra parte del mondo.
È naturale ed è una difesa per continuare a vivere, altrimenti saremmo sovrastati dalla sofferenza. Almeno finché non tocchiamo con mano, finché non ci viene svelato che è tutto reale e che al benessere di pochi può esserci un serio, deterministico contraltare che in fondo già sappiamo esista, ma siamo bravi a farlo rimanere sopito nel mondo delle eventualità. (Tutto un giro di parole per evitare il proverbiale e sempre saggio “occhio non vede, cuore non duole”).
Matteo 19,14 è reduce dalla partecipazione al Fringe 2017, il più grande festival artistico e di creatività che ogni anno anima Edimburgo nel mese di agosto. Elisabetta Rizzo partecipò con un’altra compagnia e con l’autore Lorenzo Gioielli, uniti dalla volontà di far conoscere un po’ di buon teatro italiano fuori dai nostri confini. E la scelta è caduta su questo spettacolo, certamente per la validità della storia, ma anche per un tempo contenuto, reale, che rientra nell’ora concessa dagli organizzatori scozzesi.
Tornato in Italia, Matteo 19,14 sarà al Teatro Stanze Segrete fino a domenica 17 novembre, ore 19.