“L’educazione sessuale arriva (finalmente) nelle scuole. Ed è fatta dai ragazzi”. Questo è l’ambizioso progetto di Making of Love, portato avanti da otto giovani italiani, dai 19 ai 25 anni: “realizzare un film che racconti ad altri ragazzi e ragazze (dai 15 anni in su) le varie sfumature della sessualità a partire dall’ascolto del proprio corpo e dei propri sentimenti. E visto che in Italia l’educazione sessuale latita, a fine anno lo porteremo nelle scuole…!”
(continua da L’insostenibile tabù del sesso)
Di certo in Italia il sesso non è un discorso semplice. Non c’è mai stata una grande libertà probabilmente, ma alcuni Paesi sembrano faticare di più. Il sesso si fa, è naturale e vitale come bere o mangiare, e prevede delle attenzioni… ma parlarne direttamente sembra sempre una trasgressione. Qualcosa di un po’ illecito, o disturbante, o al contrario risibile. Qualcosa che mina la privacy, ci fa sentire scoperti, letteralmente nudi di fronte al giudizio degli altri. Talvolta attaccati e attaccabili. Ma è il sesso del mondo degli adulti a rimanere in silenzio, perché i giovani, sempre più diretti e attenti a certe dinamiche relazionali e sociali, si sono stufati di questa strana vaghezza, queste incredibili omissioni che “i grandi” assumono di fronte a certi argomenti importanti. Dal sesso ai cambiamenti climatici, i ragazzi di oggi si mostrano sempre più propensi a parlare chiaramente di tutto ciò li riguardi. E questo è il loro pensiero sul piacere, o Edoné come lo chiamano loro, a rievocare quella dea greca, figlia di Eros e Psiche (Volupta tra i Romani), nata senza colpe…
“Io vedo Making of Love un po’ come un ariete. La testa infuocata, cioè la parte anteriore che è il film, ovvero Edoné, il piacere; e poi la trave che la regge, a cui tutti noi siamo aggrappati, che è il progetto nell’insieme. Siamo tutti lì in fila, uniti dallo stesso scopo, con Lucio e Anna al fondo che controllano se la direzione è corretta, se l’ariete sta colpendo la porta giusta”. Lucio Basadonne e Anna Pollio, registi e produttori di documentari premiati a livello internazionale, tra cui Unlearning (2014) e Figli della libertà (2017), definiti come “inviti gentili alla disobbedienza”, sono i supervisori del progetto, insieme a Paolo Mottana, professore di Filosofia dell’educazione e di Ermeneutica della formazione e pratiche immaginali all’Università di Milano. “La scelta di chiamare otto ragazzi in produzione è arrivata dopo un anno di lavorazione, quando era chiaro che c’era bisogno del loro punto di vista”, si legge sul sito. In pratica “Making of Love è il titolo di tutto il progetto che è iniziato due anni fa come documentario e poi si è ampliato ed è raddoppiato”, racconta Anna. “Quello che stiamo girando è Edoné – la sindrome di Eva, una fiction che hanno deciso di raccontare gli otto ragazzi, e poi ci sarà il documentario con tutto il making of di questi due anni di ricerca”. Tra produttori e co-produttori spiccano il primo negozio online di sex toys operativo in Italia, My Secret Case; Oyvind Nyborg Gregersen, già distintosi in altri progetti di grande spessore con la sua Mattima Films; senza contare tutti i piccoli e grandi “produttori dal basso” che potranno diventare tali grazie alla partecipazione al crowdfunding.
“Quale porta può definirsi giusta?”, continua Filippo, “cosa c’è da sfondare in Italia con tanta urgenza? Ebbene potrebbe essere la porta dell’ipocrisia che separa il nostro ego dal giudizio del mondo esterno. L’ipocrisia è quella brutta bestia che fa prendere le distanze con l’ignoto a prescindere, senza conoscerlo, ma così facendo ne rimane attratta e fa il contrario di quel che professa. Guardiamoci: piccoli servi della nostra stessa morale distorta e riadattata a seconda di come conviene”.
“Ora tornando a Edoné, il piacere, si può dire che il nome è già abbastanza esplicito, ma la cosa importante sta nel comprendere cosa sia realmente e, nel caso specifico del film, cosa sia per i più giovani. Forse sono solo ragazzi e ragazze di tutte le etnie, religioni, Stati, sessi, differenti o simili, vestiti o nudi, esperti o novizi che imparano l’arte di amarsi nel concreto, nella carne, proprio ciò che la nostra generazione sta dimenticando: il corpo come insieme di sensazioni, odori, sudore, vita. C’è forse qualcosa di più bello di due giovani che si scoprono insieme, per la prima vera volta? C’è qualcosa di più coraggioso, di più audace del mettersi a nudo per noi stessi e il prossimo in modo equanime? Avanzando pian piano, insieme e incerti, ci si scopre per quel che si è, si arrossisce dopo qualche battuta, si deglutisce, la mano trema, la bocca si contrae e ci si affida all’altro nel bacio, il più difficile degli equilibri, il più sacro dei gesti, la più bella delle storie”.
“Per quel che mi riguarda mi sono sentito davvero bene nel cavalcare l’onda erotica del progetto che si è tramutata in Arte, una grande onda rossa che infonde vita e passione, un’avventura incerta e meravigliosa, imprevedibile, proprio come la scoperta dell’altro. Quando si parla di sesso infatti, non si può definire sporco l’atto in sé, ma solo l’idea che precede l’atto, la missione è quindi liberare l’idea dell’atto sessuale dalla malizia, imposta da una cultura repressiva e paternalista. Siamo umani, facciamo sesso, non c’è niente di male”.
“Questo film non è quindi un semplice film di ‘educazione sessuale’, bensì un film che attraverso storie comuni, vere e autentiche, racconta questo percorso di accettazione. In fondo è proprio questo ciò che manca nell’educazione, sessuale e non, di oggi, nelle scuole ma anche con i propri genitori: nessuno a scuola parla di come imparare ad accettarsi se ti senti diverso dagli altri; o del fatto che solo noi stessi possiamo decidere sulla nostra vita; pochi ci insegnano che, se dobbiamo fare qualcosa, abbiamo il potere di chiederci se lo vogliamo fare veramente o se sono il contesto o le pressioni sociali e culturali che ci inducono a farlo; nessuno a scuola ti parla di come la sessualità sia energia creativa e positiva, ci raccontano solo di quante malattie potremmo contrarre. Ci hanno chiesto quale sia il limite che abbiamo mantenuto tra educazione sessuale e pornografia, e il “limite” che ci siamo posti è la verità. Quello che succede ed è successo a tutti noi nella vita, tutti i giorni, fra le quattro mura di casa. Ed è proprio questo il messaggio che, senza presunzione, speriamo di passare”.
“Invece, per chi già sa tutto questo, è un invito a non vergognarsi e non nascondere il modo in cui il piacere viene vissuto, solo perché una società ancora non è in grado di comprenderlo. Noi vogliamo essere la scintilla che appiccherà un fuoco che lentamente crescerà, un calore di rispetto, senza giudizi. Non pretendiamo di essere maestri del sesso né di saperne più degli altri, non è nel nostro interesse. Ma crediamo che un cambiamento, rapido o meno rapido, sia possibile. Io stesso durante la mia adolescenza mi chiedevo ‘ma come si fa?’, ‘sono in grado?’, ‘cosa mi piace e cosa no?’ e le risposte facevo fatica a trovarle. Soprattutto perché facevo fatica a domandare, per vergogna”.
“Crescendo, e anche grazie all’avvicinamento a questo progetto, ho capito che scoprire e scoprirsi, non è una vergogna, anzi, è un diritto. Avendo conosciuto persone testimoni di come loro vivono il piacere, pur sapendo che il loro piacere non era il mio, ho comunque compreso il loro punto di vista e che una consapevolezza del genere dovrebbe essere globale per pulire la macchia del giudizio e della discriminazione. Parlando di Edoné, sono convinto che la scelta di fare un film sia vincente, più accessibile e accattivante rispetto a un documentario, sia per i ragazzi che per i più grandi. Nessuno è escluso, nessuno dovrebbe esserlo, così come il poter provare piacere nel modo in cui si preferisce. Ci vediamo al cinema!”
“Edoné per me ha significato, una ricerca di identità che ho provato sulla mia pelle e ho visto provare sulla pelle degli altri. Se non ci lasciano essere nemmeno dove il nostro istinto dovrebbe liberarsi maggiormente, cosa possiamo diventare? Non è soltanto un film sul piacere e sul sesso fine a sé stesso. È un film sulla riscoperta di sé che vuole far arrivare ai ragazzi il messaggio del ‘hey, ti hanno sempre detto che parlare di sesso non va bene, che non puoi essere quello che realmente sei’. Ma la vera domanda da fare è: perché non posso parlare di sesso? Perché non posso dire ai miei amici qual è la mia più grande perversione senza essere guardata come vivessi in un altro pianeta? Perché ancora oggi a letto certe volte non so dire di no? Perché non posso vedere mia sorella andare in giro mano nella mano con la persona che ama?
“Io credo che nel 2019 più che mai, dove in ogni contesto, a scuola o nelle prime esperienze lavorative, l’apparenza è più importante dell’essenza, un film così pregno di identità sia fondamentale. Ci hanno cresciuti mettendo un filtro Instagram su ogni cosa che ci passasse davanti, pure su quella che dovrebbe essere la cosa più naturale e positiva del mondo. Questo film vuole fare la rivoluzione, non perché si parla di tette, culi, sesso anale. È un punto di partenza. Il sesso è un pretesto. Edoné è un grido politico da parte di otto giovani ragazzi che intendono cambiare il modo in cui la società li ha cresciuti e ingabbiati. Questa rivoluzione sessuale è il nostro punto di partenza per sentire la libertà di essere quello che la società ha rinchiuso in delle regole incoerenti e soffocanti. Sono una ragazza di 23 anni. E la me di 14 anni avrebbe solo potuto sognare di vedere otto giovani fare un primo passo per cambiare”.
PIPER, detta Pip, brianzola 19enne, si è messa a piangere leggendo Il piacere di Gabriele D’Annunzio probabilmente perché: “Edoné è l’arte di cum-prendere l’altro. Non capire, non de-finire ma comprendere, portare dentro, portare con sé e accogliere quello che è altro da noi. Chi è più difficile da accogliere se non noi stessi? Convincersi che non c’è nulla che non va, che quello che c’è va bene? Che palle, non solo convincersi: anche i miei ex-morosi passatempo mi facevano incazzare quando mi dicevano che ero carina. Nessuno può convincerti che vai bene se non ti senti così; nessuno tranne te stesso”.
E come a rispondere alle domande universali di Clode… Pip continua il suo sfogo bello e personale: “È l’ora di una storiella. I porno (almeno quelli che ho visto io) ti fanno vedere la fichetta alla Barbie (perfettamente rasata, chiusa da una fessurina come una cozza). Peccato che io non ce l’ho. Io ho perso la verginità super presto e nessuna delle mie amiche aveva mai affrontato questo incontro del terzo tipo con un maschio. La mia sembra un tulipano quando arriva a fine stagione: i petali esterni sono un po’ più afflosciati di quelli interni (sto cercando di dire che le mie piccole labbra sono più grandi di quelle interne). Mi guardavo allo specchio e cercavo di rificcarmele dentro sperando che il mio moroso del tempo non se ne accorgesse. Tentativo più che vano visto che appena aprivo le gambe risbucavano. È stato come nascondere le sigarette alla mamma: ‘ahimè ho la fica a tulipano!’ Nessuno mi aveva mai detto che era normale. Mai”.
“Per questo abbiamo proposto una fiction. Non vogliamo dire a nessuno come amarsi e come amare; vogliamo mettere davanti a voi delle storie umane. Il documentario ci avrebbe permesso molto realismo, è vero, ma vivendo questo viaggetto di una notte con i nostri magici personaggi speriamo di farvi vedere quanto la sessualità sia un labirinto tanto complesso e ampio, pieno di sorprese e imprevisti che però offre anche la possibilità di fare spazio e muovere i nostri passi sulla strada. Ci permette di cum-prenderci un pochino di più. Il mio più grande augurio è questo: che ogni creaturina di qualsiasi età sia capace di vedersi in tutte le sue crepe e ferite, in tutte le sue bellezze e particolarità. Che ognuno sia. Che ognuno ci stia alla sfida di farsi conoscere. Il sesso per me è bello, basta. Cosa devo aggiungere?”
Se volete aiutare questi ragazzi nella produzione del film e conseguente distribuzione nelle scuole questo è il link per partecipare al crowdfunding (entro il 27 novembre 2019), tra i tanti premi anche l’opportunità di diventare dei veri e propri produttori cinematografici con relativa percentuale di incasso.
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