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Donne che imitano gli uomini

L’ovvia e giusta pretesa da parte delle donne di ottenere, da un lato, il pari riconoscimento di diritti e dignità, rispetto alla controparte maschile, e dall’altro, di veder finalmente riconosciute certe caratteristiche considerate tali, come la forza o il coraggio, non significa (volere o dover) essere veramente come gli uomini. Inseguirli su tutto quanto, usando i loro metodi, per processo di imitazione. E’ vero che il “nemico” (si fa per dire chiaramente!) va studiato da vicino. Ma perché continuare a nasconderci? Perché non continuare a scalare le vette mostrando al mondo quello che siamo veramente? Perché non mollare ogni resistenza per mescolarci sul serio?

(Continua da La potenza delle donne)

Talvolta mi sembra che il “voler essere come gli uomini”, per alcune donne, venga preso un po’ troppo letteralmente. Voler essere come gli uomini, uguali agli uomini, significa aspirare al riconoscimento degli stessi diritti perché così è giusto. In qualche modo significa per le donne voler essere riconosciute “umane” come gli uomini (e non sempre quelle più deboli, meno rappresentate, meno capaci ecc. ecc.) Eppure sembra che molte donne, nell’affermare il loro femminismo, vogliano proprio dir questo. Loro vogliono proprio essere forti come gli uomini, coraggiose come gli uomini, magari anche un po’ stronze come parecchi uomini al comando. E vogliono fare tutte le cose che fanno gli uomini. Il problema non è di certo non poter esser tutto questo, le donne possono essere e fare tutto, e hanno il sacrosanto diritto di sceglierlo – la famosa e vera uguaglianza. Il problema è un altro, ma forse è solo transitorio: siamo ancora in una fase in cui si persevera nel seguire gli uomini anche sul come e in che modo essere tutto questo. Forti e coraggiose sì, ma solo secondo i canoni dei maschi.

Insomma, perché inseguire gli uomini su tutto ciò che avevamo, almeno noi, storicamente evitato o socialmente scampato? Per esempio la violenza, la maleducazione, l’esercizio della forza. Tante volte mi sono chiesta, per esempio, cosa ci avremmo guadagnato ad aspirare alla leva militare volontaria, se era qualcosa che i maschi stessi, spesso e da sempre, volevano evitare. Talvolta mi pare che è come se stessimo confondendo il genuino desiderio di vedere i nostri diritti riconosciuti sempre, come succede, di solito, a qualsiasi maschio (chiaramente bianco e possibilmente occidentale)… con una smania di essere come i maschi in tutto e per tutto. Ma perché invece non portare avanti con coraggio la propria identità femminile – quella vera – che è sì forte e coraggiosa, ma spinge verso l’amore, l’accoglienza e la cura degli altri? Senza farla degenerare in nuove forme di schiavismo o sottomissione, chiaro. Quello è un altro eccesso dall’altra parte. Sembra che di questa enorme forza al contrario ci si vergogni (forse perché ci fa sentire come le “stupide buoniste” per eccellenza quando il buonismo è semplice cura sociale), esasperandola nel nostro annullamento.

Vignetta che cita una famosa frase “Le donne che cercano di essere uguali agli uomini mancano di ambizione” e una sua variante “Penso che le donne siano sciocche a pretendere di essere uguali agli uomini: in realtà sono sempre state superiori” attribuita la prima a Timothy Leary, la seconda a William Golding.

La verità è che abbiamo tutti gli stessi diritti, ma uomini e donne sono anche diversi. Sennò non staremmo neanche a parlarne. Il punto è che l’imitazione non è la strada (o forse è solo quella più lunga). (Chiaramente anche gli uomini che sentono la loro femminilità imitano le donne, o meglio il loro stereotipo). Le donne hanno già il potere di arginare gli eccessi maschili (qualcuno direbbe l’energia yang) e viceversa, non ha senso fargli il verso. Il problema è che fare diversamente, nella realtà, richiede uno sforzo spesso più grande di noi. Una volta una giornalista (di destra) di lunga esperienza disse una cosa molto chiara: “ad arrivare in alto ce la fanno solo certe donne, quelle che non rompono i coglioni agli uomini”. L’ennesima prova che è difficile farsi spazio al comando con le nostre idee, e al contempo, non farsi sedurre da tutto quello che abbiamo intorno, per farci finalmente accettare. Ma è facile rimanere integri dentro sé stessi, deve esserlo. Basti pensare agli essenziali, le cose importanti, quelle che garantiscono piene relazioni e convivenze, e a certe parole che hanno il ruolo di risvegliare menti concentrate sulle sovrastrutture, quando c’è la base, il fondamento, che sta crollando in pezzi. Qualcuno direbbe proprio madre Natura, non a caso. La donna ha un ruolo simbolicamente importante in questa fase critica che la Terra con la sua umanità sta attraversando.

Come dice il Papa, se i Paesi che vendono armi creando conflitti sono gli stessi che poi si rifiutano di ospitare i rifugiati di quei conflitti, è chiaro che questa politica a stragrande maggioranza maschile, orientata solo su difesa e attacco, facendosi bella solo all’apparenza attraverso una sorta di “chirurgia etica”, dentro fa schifo e va rifiutata. Facile predicare bene e razzolare male. Più difficile mettere le cose in chiaro cercando di risolverle, mettendole in prima linea rispetto a tutto quel commercio redditizio (armi, farmaci, carburanti, diamanti e chi ne ha più ne metta), spesso più dannoso che utile. Come cercano di fare Greta o Carola e tante altre meno sulla cronaca. Donne coraggiose con le quali non si perde occasione una volta a denigrarle, anche completamente fuori contesto, come è successo a Carola. Che da capitano di una nave a scopi umanitari è diventata quella senza il reggiseno. Ma stiamo scherzando? A quale uomo, impegnato in una situazione delicata, stretta tra persone che chiedono aiuto, e altre che le impediscono di portare a termine il suo dovere… gli si fa notare che comunque in tal giorno gli si vedeva il pacco? Questa è pura politica denigratoria. Continua e perpetua. Abbassare azioni serie al livello dell’idiozia infantile più completa. Ma non bisogna cascarci infatti, spazzandoli via con una risata. Volevamo far sapere al mondo intero che Carola non ha il reggiseno. Ah, “tutto molto interessante”, come direbbe Rovazzi, e quindi? Perché non tornate a giocare con le vostre macchinine?

Se questo loro atteggiamento non riveli semplice paura che queste possano davvero cambiare qualcosa, non vedo in che altro modo interpretarlo. Ed è l’unica cosa che mi consola. Di sicuro queste ragazze ci stanno provando a portare avanti le giuste convinzioni che potrebbero risolvere la vita per tutti. Se non si lavora seriamente sull’Africa, per esempio, questa in pochi anni si riverserà tutta in Europa. Come dicono da tempo tanti geologi, oggi sono “solo” conflitti, ma a breve, se non si interviene tramite seria cooperazione e sviluppo, sarà la siccità più completa e l’Africa intera sarà invivibile.

Questo fa la differenza? Si direbbe di sì… e allora che ognuno sfrutti al meglio gli strumenti che ha (dal Corriere della Sera)

E se vi stanno tanto sul cazzo Greta e le altre, ma quanto state sul cazzo voi con il vostro pontificare sulle vite degli altri? Spero davvero non arrivi troppo tardi il giorno in cui accetteremo tutti di essere più liberi. Vedi anche il fine vita: nessuno obbliga nessuno, ma perché non volete dare alla gente il diritto di decidere? Il femminile, dagli albori dell’umanità, è anche libertà, idealismo, ricerca di armonia. Queste donne lottano in nome di quello che siamo. Perché la libertà ci fa paura? Perché ci piace il comando e la soppressione? Non svendiamo le nostre caratteristiche, liberiamoci da chi vuole farci credere che siamo solo “chiacchiere e borsetta”.

Oggi gli uomini dimostrano più facilmente la loro sensibilità, come le donne dimostrano più facilmente la loro aggressività. Era ora. Ed è anche ovvio e normale che oggi viviamo quest’altra faccia della medaglia, vista la costante repressione esercitata su entrambi i sessi. Ma se tanto mi dà tanto, dopo aver sondato i due estremi, attraverso l’imitazione, un giorno sia le donne che gli uomini troveranno la loro pace interiore. Quando accoglieremo facilmente in noi stessi tutte le nostre componenti identitarie che la società sparpaglia e suddivide creando paure, non sentiremo più il bisogno di spingerle negli abissi dell’incoscienza.

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