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La potenza delle donne

La donna: una vittima, un essere fragile, una persona discriminata. Quanto è difficile per lei farsi sentire e farsi valere. Al lavoro, in casa, nella società intera. Di questo spesso parliamo, e questo spesso è vero. Spero però che non arrivi troppo tardi il giorno in cui le donne si renderanno conto dell’enorme potenza contro un capitalismo che le sfrutta…

La fenomenologia della donna è tutta scombinata. Almeno sui mezzi di comunicazione. Come si parla della donna, come la si rappresenta (e come si rappresenta anche da sola) è sempre la stessa storia. Un essere umano fragile, spesso vittima di discriminazioni, esperienze che condivide con tutte le altre “minoranze” che esistono al mondo… etniche, religiose, di genere. Se non fosse che le donne non sono una minoranza, ma almeno la metà della popolazione mondiale, e anzi la maggioranza in 81 Paesi su 118, e potenzialmente la maggioranza assoluta (se non fosse per discriminazioni, infanticidi e aborti selettivi messi in atto in pochi Paesi estremamente popolosi, come India e Cina, che sballano ogni statistica).

Oppure si vedono donne apparentemente forti, nascoste dietro facce e corpi rifatti che rivelano la completa non accettazione di loro stesse – ma perché non si sentono accettate dalla società, e soprattutto dalla “vetrina della società“, ancora i mezzi di comunicazione, che non mostrano praticamente mai rughe e chili di troppo, mentre si abbonda di uomini vecchi, brutti e grassi. Senza vergogna, già, perché averne infatti? Ma la donna invece sembra che debba provarne eccome. Contribuendo a rendere le naturali vecchiaia e morte tabù ancora più estremi: come ha detto un maschio che la sa lunga, “che senso ha rifarsi la faccia e tutto il corpo, se tanto le scale, comunque, non le riesci a fare?”. Apparenze inutili e anzi, dannose, che infatti suggeriscono più tristezza e compassione, che ammirazione. Certo invidia. A chi non piacerebbe avere il volto sempre bello e giovane? Archetipo secolare dal puer aeternus a Dorian Gray, perché è ovvio che la morte, questa sconosciuta, incuta paura. Ma la riproposizione quotidiana di donne di successo, ricche e rifatte, pure intelligenti, mette a dura prova anche le menti più razionali. “È inutile, ma è bello”. Cioè: è solo un’illusione.

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Agosto 2019. La targa posta dal popolo islandese in seguito allo scioglimento del loro primo ghiacciaio è più che chiara: “Ok è il primo ghiacciaio islandese a perdere il suo status di ghiacciaio. Nei prossimi 200 anni ci si aspetta che tutti i nostri ghiacciai avranno la stessa fine. Questo monumento è per ammettere che sappiamo cosa sta succedendo e cosa bisogna fare. Solo tu sai se lo abbiamo fatto”.

Mentre il (vero) bello è che le donne, con la loro potenza implicita, potrebbero davvero cambiare questo mondo, se solo volessero. Ma tutte insieme però, unite come di solito sono le vere minoranze. Saprebbero arginare questo capitalismo arrivista che bada ancora ben poco alla vera salute delle persone e della Terra in cui viviamo. Una tematica che nei decenni sta diventando sempre più impellente, checché si cerchi ancora di sminuirla davanti ai fatti. (Un ghiacciaio che scompare non era mai successo fino a ora, e la targa che ci hanno messo su gli islandesi è più che chiara). Il pianeta sta seriamente faticando a mantenere il suo equilibrio vitale, molti luoghi vengono infestati o bruciati, eppure, come dice la piccola Thunberg col groppo in gola, qui si pensa ancora a come fare soldi e nel modo peggiore possibile. Soldi che ci sbatteremo in faccia se non abbiamo più una Terra in cui vivere.

Le donne da sole potrebbero arginare tutto questo. Pensate al capitalismo, il grande mostro del secolo, che si sta mangiando tante risorse destinandole a pochi e lasciando il mondo una discarica. Gran parte di questo capitalismo è dedicato a loro, alle donne. Per questo sono proprio le donne che potrebbero facilmente colpire al cuore del mostro capitalista cieco e sordo alle richieste dei giovani, e alla fine di tutti noi – o c’è qualcuno che preferisce morire di cancro insieme a tutta la sua famiglia? Vedere affondare la propria città? O rimanere intrappolato nei fumi di una foresta che brucia o sotto montagne che crollano rovinosamente? Non credo. Chi vi dice che non è così, sminuisce la portata, o non capisce… è semplicemente ottuso o sta talmente in alto che tutti questi eventi non lo toccheranno fino alla fine. E chi se ne frega degli altri.

Fatevi un giro in qualsiasi “via dello shopping”, nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri turistici. Quasi tutta l’offerta è fatta e pensata per le donne. Casa, arredamento, oggettistica, abbigliamento, scarpe, accessori, gioielli, borse… quasi ogni vetrina richiama l’occhio curioso, soprattutto, delle donne. Vetrine luccicanti (anche su internet) che ogni giorno alimentano l’ossessione del comprare, cercando di distinguersi attraverso il nome della loro marca, l’unicità dei loro materiali e design, i costi spesso esorbitanti per roba magari fatta di materiali poveri o sfruttando manodopera a basso costo, con margini di ricavo ingiusti e spropositati per quello che effettivamente offrono. La preziosa “identità”, ci dice il marketing. Ma come abbiamo fatto a credere a questa stronzata? Da quando una persona si identifica con una borsa o un bracciale, in perpetua competizione con le altre, invece che per come è fatta dentro? Quella era ed è “l’identità”. Chiunque cerchi di spostarla dal dentro al fuori, ci sta solo umiliando. Riducendoci a stupidi manichini che non sanno esprimersi in modo migliore se non attraverso gli oggetti.

Se tutte le donne scioperassero dallo shopping un solo giorno, le borse (quelle finanziarie), il capitalismo degli uomini, crollerebbe in un sol colpo. Se di botto ogni donna smettesse di vedere sé stessa come irrimediabilmente in balia delle preferenze e scelte dei maschi – la donna “fica” e in tiro piace agli uomini, non è certo la scelta più ovvia per la donna in sé stessa – questo mondo sarebbe migliore già domani… Altro che cortei femministi e manifestazioni. Purtroppo nel mondo di oggi, seppur maggiormente sensibile a queste “nuove” tematiche ambientaliste e femministe, scendere in strada non è più un’azione forte come in passato. Dalla dimostrazione bisognerebbe passare all’azione, e internet oggi ce lo permette. Se i governi non sentono le grida, di certo non potranno rimanere insensibili a perdite di denaro. Se quel mondo non riesce a scendere alla nostra sensibilità, la nostra potenza può abbassarsi alla loro, se necessario…

(Continua la prossima settimana…)

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