Dal centro Europa agli Stati Uniti, uno dei simboli della Pasqua è il coniglio, o meglio la lepre. In Italia, a parte in Alto Adige, questa non ha attecchito molto, se non sotto forma di appetitosa cioccolata. Né sembra richiamare direttamente la resurrezione, al contrario delle uova, classico emblema di inizio vita. Ma non è così.
Dalla tradizione germanica al cristianesimo
La tradizione creata intorno a questo simpatici lagomorfi è germanica. Qui l’Osterhase giudicava le azioni dei bambini per ricompensarli (eventualmente) con delle uova colorate. Il nome viene da una divinità pagana, Eostre, figura associata alla primavera e alla fertilità – da cui derivano i termini sassoni Easter e Ostern, “Pasqua” rispettivamente in inglese e tedesco. Ad essa si accompagnava la lepre, proprio per la sua prolificità.
Il binomio con le uova viene sempre dalla primavera. Già nelle società arcaiche si era osservato il comportamento degli uccelli, nel loro periodo di riproduzione dopo il rigore invernale. L’idea di dipingerle, secondo alcune teorie, sarebbe relativa alle varietà di specie che nidificavano con l’arrivo del clima più clemente. Secondo la Bibbia invece, fu Pietro (non ancora Santo) a diffidare del racconto sulla resurrezione di Cristo fattogli da Maria Maddalena. Le rispose con un lapidario “ti crederò quando le uova che porti nel cestello si coloreranno di rosso”.
Più o meno come accaduto per Halloween e altre festività, il Cristianesimo si è sovrapposto a usanze preesistenti.
Conigli e lepri, animali impuri ma casti
Della storia di Osterhase si è occupato su tutti un fratello Grimm, Jacob, cercando di raccoglierne le testimonianze. La sua prima menzione ufficiale viene fatta risalire a Beda il Venerabile, monaco dell’VIII secolo. L’associazione di conigli e lepri con il Cristianesimo nasce invece dall’Antico Testamento, più precisamente dal Levitico. In questo libro, i due animali vengono definiti impuri. Non per l’unghia spartita, come ad esempio il maiale, ma perché ruminanti.
Tuttavia si riteneva anche che fossero in grado di riprodursi senza accoppiamento, quindi accostabili metaforicamente alla purezza della Vergine Maria. Per Sant’Ambrogio, inoltre, la lepre era simbolo di resurrezione, probabilmente per il cambiamento del colore della pelliccia a seconda delle stagioni. Così nel XV secolo, in Germania, questa assurse ad animale tipico della Pasqua, con tanto di dolci modellati secondo la sua sagoma.
Il passaggio attraverso gli Stati Uniti
Le migrazioni hanno portato coniglio e lepre oltreoceano. Come è spesso accaduto, gli Stati Uniti hanno reso molto più popolari delle tradizioni già ben radicate. Come la caccia alle uova, “organizzata” dal giudizioso coniglio. Qui l’usanza è presa fin troppo sul serio, con un boom di veri lagomorfi acquistati nel periodo pasquale e purtroppo poi abbandonati – sono comunque al terzo posto tra gli animali domestici, dopo cani e gatti.
Coniglio e uova sono quindi “sopravvissuti” nel passaggio dalla celebrazione della primavera pagana alla Pasqua cristiana. Un’altra dimostrazione della forza che i simboli hanno nell’immaginario collettivo, sia pure a livello inconscio. E la cioccolata, senza dubbio, contribuisce all’immortalità.