Non per difendere la trap, che non ne ha neanche bisogno, ma sembra che gli attacchi subiti da questo genere musicale manchino il punto della situazione.
La trap è salita all’attenzione dell’opinione pubblica dopo l’incidente della discoteca di Corinaldo, in provincia di Ancona, avvenuto durante un concerto di Sfera Ebbasta, rappresentante della scena milanese.
Cenni storici
Un po’ di cenni storici. La trap nasce alla fine degli anni ’90 ad Atlanta come sottogenere dell’hip hop e prende il nome dal riferimento gergale alle piazze di spaccio (trap, appunto). Tra gli esponenti di spicco delle origini c’è T.I., che a sentirlo adesso sembrerebbe avere poco a che fare con lo stile verso cui è andato il genere.
A differenza dell’hip hop “classico”, che si sarà anche commercializzato e venduto ma almeno partiva con le migliori intenzioni di denuncia sociale, la trap è andata dritta al punto, cioè fare soldi. Del resto, non poteva non risentire dell’ambiente dove si è sviluppata. Così ha estremizzando l’estetica, sfoggiando firme in modo da creare invidia nel pubblico, millantando prodezze economiche e sessuali, il tutto su strumentali oggettivamente ben spendibili nel panorama discografico e dell’intrattenimento.
L’arrivo in Italia
In Italia ci arriva più lentamente, nel 2014, con l’ascesa dei “pionieri” milanesi Sfera e Ghali – quello il cui pezzo era finito nella pubblicità della Tim ed è stato pure accennato da Pippo Civati in un video tragicomico. Sfera invece è addirittura stato invitato al concertone del 1 maggio 2018.
I media si sono spesso occupati di trap, ma male, trattandola alla maniera dei freak show di un tempo, anche con una punta di paternalismo.
Corinaldo spartiacque
Finché non ci sono scappati i morti, per cause del tutto indipendenti dalla qualità della musica, ovvio. E allora la trap è diventata la rovina dei giovani, il motivo della violenza e della delinquenza e della perdita dei valori. Niente di diverso dal solito, da Elvis in poi, passando per il povero Marilyn Manson, che sarà la persona che è, ma non ha certo niente a che vedere con la strage di Columbine, per dirne una.
Siccome il dibattito pubblico si muove per assolutismo, o la trap veniva demonizzata o trattata come espressione artistica innovativa. Quando, probabilmente, non è nessuna delle due cose, oppure un po’ l’una e un po’ l’altra contemporaneamente.
Funzionale al capitalismo
Improbabile he la trap sia rivoluzionaria. Anziché provare a cambiare la società, ne è una sua creatura. È frutto dell’ambiente circostante, né più né meno. Non tenta di modificarlo in meglio, ma si adatta perfettamente ai “valori” più popolari dettati dal successo. E il suo modo esplicito per comunicarli fa breccia facilmente. Ma è un discorso che vale o può valere anche per gli altri generi specie se commerciali.
Dare la colpa alla trap, come si faceva anni fa con il metal per la violenza è un modo di deresponsabilizzarsi. A livello personale prima di tutto: non è un genere a venire da noi a disimpegnarci, siamo noi a rispecchiarci nelle scelte che facciamo. Vale per la musica come per il cinema, la letteratura, la comicità eccetera. Va bene la scarsa offerta, ma se vuoi allargare gli orizzonti il modo lo trovi.
Gli oggetti che “arricchiscono” lo status non li ha inventati la trap. Macchine, orologi, telefoni, abbigliamento, cibo, è sempre stato così. Solo che una volta li otteneva Gordon Gekko.
Società e messaggio
La politica non dà esempi migliori. Sembra anacronistico tornare su Berlusconi, ma l’idea di cui lui è stato portavoce è quella. E se è stato votato più e più volte è perché l’italiano, neanche troppo velatamente, avrebbe voluto essere come lui. Poi ci si scandalizza se Sfera e colleghi dicono esattamente le stesse cose.
Più che chiederci quale influenza possa avere la trap sui giovani, insomma, dovremmo domandarci il perché della desolazione che abbiamo lasciato in eredità.