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“Penultima data del tour mondiale” di Valerio Lundini apre la stagione “indie” del Parioli

Avere l’aggettivo “penultima” nel titolo ha un pregio rassicurante: sai che ci sarà sempre un’altra occasione. Inizia con “Penultima data del tour mondiale” di Valerio Lundini la rassegna “Teatro Indie proposta dal Parioli Theatre Club, pensata per dare spazio a talenti emergenti o comunque meno conosciuti dal grande pubblico, continuando la tradizione dell’ultimo direttore artistico del teatro Luigi De Filippo.

Il commediografo e regista infatti, figlio del grande Peppino a cui ha intitolato il teatro dopo averlo salvato dalla chiusura rilevandone la direzione artistica nel 2011, era solito “camuffarsi tra il pubblico per scoprire giovani attori”, ricorda la moglie Laura Tinibaldi durante la presentazione dello spettacolo di Lundini.

Rinnovato dopo i fasti di Maurizio Costanzo e del suo show iniziato nei primi anni ’80, il Parioli si presenta ora con particolari contenuti e forma. Niente classiche file di poltroncine, ma divani e tavoli con sedie, con tanto di menu per bere o mangiare qualcosa. Un aspetto più informale che ben si coniuga con il tipo di serate proposte.

Valerio Lundini, 32 anni, è un personaggio particolare. Fumettista, attore, autore, musicista, comico sicuramente ma difficile da collocare in qualche categoria e impossibile da descrivere. Lui e soprattutto il suo lavoro, fatto in particolar modo di scenette surreali ma a pensarci bene ben radicate nella realtà, a volte proprio alla lettera. Insomma, più facile guardarlo che spiegarlo, raccontarlo non rende bene.

Gli esilaranti sketch, che prendono di mira le più o meno piccole cose quotidiane. Atei anticlericali che però sono stati conquistati da papa Francesco, adolescenti con stereotipi di genere ribaltati, per cui i maschi pensano solo al romanticismo, quiz in cui bisogna indovinare se un personaggio è stato duce o no.

O ancora TED talks dell’ovvio, improbabili servizi giornalistici con le consuete notizie che scorrono in sovrimpressione mettendo a dura prova l’attenzione, racconti sommari di assurde corse in taxi e riassunti per niente concisi di Grease, anzi del Grease, con il rilievo che si dà alle più importanti opere.

Quelli più esperti dicono (con un velo di sarcasmo) che per capire una persona devi leggere la sua “bio” su twitter. Sul profilo di Valerio Lundini, a dire il vero fermo a un anno fa a differenza della pagina facebook, c’è semplicemente scritto “nasco, cresco, sono ancora qui”. Che poi non è nemmeno così facile.


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