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La responsabilità dell’intrattenimento

Si dibatte spesso sulle responsabilità dell’intrattenimento verso il pubblico. Quale influenza il cinema, la musica, lo spettacolo, lo sport, la letteratura possono esercitare? Sono realmente in grado di plasmare la visione che abbiamo della vita? I personaggi famosi vanno considerati modelli di comportamento, positivo o negativo a seconda del messaggio veicolato?

Ci sono i casi più estremi. Leggenda vuole che Charles Manson sia stato “ispirato” dalla canzone dei Beatles Helter Skelter; che l’omicida di John Lennon, Mark David Chapman, sia stato traviato da Il giovane Holden; e che gli esecutori della strage della scuola di Columbine, Eric Harris e Dylan Klebold, fossero fan di Marilyn Manson (dettaglio peraltro smentito), di altri gruppi rock e metal ben più underground e del film Assassini nati di Oliver Stone.

Rischio emulazione?

Scarface. Esaltazione di uno stile di vita criminale o sottile critica percepibile da alcune scene?

Più in generale, tanta musica e cinematografia sono state accusate di spingere le generazioni più giovani al crimine. Dal rap a Scarface, dal “satanico” heavy metal alle serie Narcos e Gomorra – che vanta tra gli autori quello stesso Roberto Saviano che dalla camorra è minacciato, sarebbe un controsenso.

Le epopee sulla criminalità organizzata sembrano mitizzare o idealizzare quel sottobosco delinquenziale, aggiungendo una patina di valori e di romanticismo. Così il frasario di don Vito Corleone, Tony MontanaPablo Escobar viene assimilato dagli spettatori. E lo stile di vita che questi avevano raggiunto, partendo dal basso, può facilmente fomentare.

Andare un po’ più in profondità

Il male vende, è indubbiamente più interessante, ma è altrettanto vero che queste stesse produzioni contengono in sé conclusioni amare. Se prendiamo Scarface di Brian De Palma, il fulcro della storia sta nel dialogo tra Michelle Pfeiffer/Elvira e Al Pacino/Tony al ristorante. Lei decide di lasciarlo definitivamente, sentenziando: “che razza di vita è questa? Non te ne accorgi? Che cosa siamo diventati Tony? Siamo dei falliti”.

Gomorra e Narcos, due serie considerate a rischio emulazione

Dal canto suo anche Saviano respinge al mittente gli attacchi a Gomorra. “Racconta l’aspetto violento e bestiale dei boss”, la replica.

Sarebbe come pensare che Arancia Meccanica condoni la violenza, portando a empatizzare con Alex DeLarge, antieroe estremo. Censura e ostracismo non tenevano conto del punto focale, che è il libero arbitrio. Non è nemmeno un significato nascosto. Viene esplicitamente detto dal cappellano della prigione, che contesta la “cura Ludovico” sperimentata dal governo sul nostro Alex.

Non deresponsabilizzare del tutto l’intrattenimento…

Ovviamente l’intrattenimento non va deresponsabilizzato del tutto, anzi. Può sempre esercitare una certa influenza, ma ci si concentra sulle prospettive sbagliate. Lo si sopravvaluta, dimenticando che il più delle volte è solo uno specchio della società, non viceversa. Anche quando ne estremizza certi aspetti, come Squid Game.

All’atto pratico, quanta “manodopera” avranno portato mai alla camorra o alla mafia serie TV, film e canzoni? E quanta invece viene dall’ambiente circostante? Come diceva Marilyn Manson intervistato da Michael Moore per Bowling a Columbine, nel periodo precedente la strage alla scuola di Littleton, gli Stati Uniti sono stati impegnati su più fronti di guerra, dal Sudan alla Serbia. Insomma, una sovraesposizione alla violenza reale. Conta di più Manson o il presidente USA, si chiedeva il cantante.

… ma dare il giusto peso

Prendersela con film, canzoni o videogiochi violenti devia da quello che dovrebbe essere il punto focale. Ovvero stabilire delle gerarchie più sensate su chi, cosa e quanto influenzi i comportamenti collettivi e personali. Dovremmo ridimensionare l’attenzione spasmodica che si dà all’intrattenimento. E migliorare la nostra capacità di pubblico, per uscire da un ruolo di vittima designata che subisce passivamente tutto ciò che viene proposto, senza capacità critica.

Più che della deriva dell’intrattenimento, dovremmo preoccuparci dell’assottigliamento dei confini tra questo e quelli che sarebbero i modelli di riferimento di una società: le istituzioni politiche e culturali, l’informazione e il giornalismo, sempre più spettacolarizzati, per riuscire a sopravvivere e avere un briciolo di attenzione.


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