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Febbraio: il peto dell’orso e la festa della Candelora

Il 2 Febbraio ricorre nella tradizione cristiana la Candelora, ma non è la storia che vi stiamo raccontando, almeno, non direttamente. La festa singolare e non stereotipata di cui vi parleremo è la Festa del Peto dell’Orso. Cade nei medesimi giorni e dalla Lituania al Portogallo vive nei tempi precristiani, legandosi alla tradizione celtica.

Il Peto dell’Orso celebra la liberazione dell’Orso che esala le energie raccolte nel mondo degli spiriti, nelle lande dell’Aldilà che attraversa durante la prima parte del suo letargo.

Il flusso gassoso prodotto porta luce all’esterno e purificazione all’interno. Anche la corrispondente festa cristiana della Candelora, che festeggia l’arrivo di Gesù al Tempio, un piccolo Orso pronto a esalare l’energia del rinnovo,“la luce che serve a illuminare le genti”.

L’Orso per il 2-3 Febbraio, mese il cui nome vuol dire ‘purificare’ per l’appunto, si sveglia dal suo letargo per una breve pausa, un’impellenza. Tali date corrispondono alla Candelora e a S. Biagio cristiani. Ma procediamo con ordine.

La scorreggia dell’Orso è un’occasione che può ‘sfuggire’, un evento propiziatorio quindi, caratteristica assai comune nei riti di antico ceppo. Non sappiamo se e quali rituali lo accompagnassero ma, la sua narrazione mitica, contempla la possibilità che il peto non ci sia.

La Tradizione dell’Orso racconta come, durante il suo letargo, il grande mammifero “scuro e brillante” affronti un lungo viaggio nel paese degli spiriti, dell’aldilà.
Durante questo eremitaggio fa scorta di tutte le energie cosmiche possedute dagli spiriti e dalle anime dei morti.

L’Orso, risvegliato, si osserva intorno. Se il Sole secco riempie l’aria, torna a dormire, sa quanto ancora lungo sarà l’inverno. Se il Cielo è piovoso e l’aria umida, corre invece in cerca dell’erba ursina. La divora per depurarsi ed espellere il tappo di peli che gli impedisce di andare di corpo. Echeggia il proverbio popolare «Per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora; ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno».

In America e in Canada invece del grande mammifero troviamo un piccolo erbivoro: la Marmotta. La tradizione vuole che, uscita dalla tana, se la Marmotta non vede la sua ombra per via del cielo nuvoloso, l’inverno finirà presto. Se, grazie alla giornata assolata, la vede, corre spaventata nella sua tana, con il verdetto che l’Inverno continuerà per altre sei settimane.

Una volta ingerito l’aglio ursino, molto diffuso nei boschi europei e dall’odore caratteristico, l’Orso “emette un enorme peto liberatore che per gli antichi era molto meno prosaico che per noi oggi” sottolinea Daniele Ribola, psicanalista-ricercatore nei territori della psicologia dell’arte e del gesto creativo.

L’inizio del sonno invernale coincide con i primi dell’anno per il calendario celtico, Samhain, dove la tradizione cristiana colloca i giorni dei morti e di ognissanti.
Il peto dell’Orso quadra invece con la Candelora cristiana che celebra la presentazione di Gesù al Tempio, episodio dell’infanzia del Cristo descritto nel Vangelo di Luca (Luca 2,22-39).

Questa festa è conosciuta come Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele che, sono il simbolo di Cristo, “la luce che serve ad illuminare le genti”. La presentazione al Tempio era indicata dalla legge ebraica per i primogeniti.

La festa è anche definita della Purificazione di Maria in quanto, secondo le usanze ebraiche, una donna veniva considerata ‘impura’ per 40 giorni dopo il parto di un figlio maschio e doveva recarsi al Tempio per purificarsi e per presentare il bambino al Signore.

(I capitelli del Peto dell’Orso, vedi le foto nel testo, si trovano in Francia, nella Chiesa di S. Andoche di Saulieu, nel cuore della Borgogna. Le foto naturalistiche dell’orso sono di Dmitru Arkhipov, tranne quella degli orsi bianchi che è di Yan Shao)

(30 Gennaio 2018)

Fonte principale: Daniele Ribola, Il simbolismo dell’Orso, Edizioni Magi

Curiosità:
L’Orso Bruno può correre più veloce dei cavalli. L’Orso Polare è capace di nuotare per più di 60 miglia senza mai fermarsi, inoltre, è l’unico mammifero ad avere i peli sotto le zampe, che permette una maggiore aderenza sul ghiaccio e isola le zampe termicamente.

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