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Donne, l’eterna lotta tra “sante” e “puttane”

Era ora che le donne insorgessero contro le molestie (anche) nel mondo dello spettacolo! Ma come al solito, quando il dibattito su importanti questioni sociali va a finire sui media – e ci finisce sempre – tende a sfuggirci un po’ di mano. Quello che conta, tra troie e leccatine, è che “la prevaricazione dell’uomo sulle donne” è un fatto vecchio come il cucco, e non solo nel cinema, ma ovunque, dalla politica alle mura di casa, e oggi per la prima volta molte donne lo stanno facendo sapere a tutti. Questo processo porterà anche a falsità ed esagerazioni, ma dov’è il beneficio di vivere in un mondo facendo finta che le cose vadano diversamente? E perché la violenza sulle donne è (ancora) accettabile?

[Continua da Molestia, violenza… non è proprio la stessa cosa]

…Il secondo punto che colpisce di tutta questa storia è perché le donne non si difendono mai le une con le altre? Dove va a finire la nostra (famosa) empatia quando si tratta di noi stesse?

Colpa del trito e stereotipato scontro tra “sante” e “puttane” che non finirà mai, se le une continueranno a distruggere il percorso delle altre. Così, da una parte, le sante non saranno mai prese sul serio per colpa della “superficialità” delle puttane, e le puttane non potranno mai insegnare alle sante quanto è importante essere libere dalla convenzione, perché agli occhi di tutti, soprattutto dei maschi, si mostrano sempre e comunque come l’oggetto sessuale che loro, i maschi, desiderano, senza alcun cervello aggiuntivo (non si vuole dire che è vero, ma di sicuro così “parla” il loro atteggiamento).

Comunque schiave, di quello che la società e gli uomini si aspettano da loro. Donne a cui è stato insegnato di giudicarsi solo attraverso il filtro dello sguardo maschile arrivando perfino ad ammazzarsi fra loro (pur di ottenere uno stronzo “tutto per loro”, manco fossimo ancora leonesse col leone alfa). Dall’altro lato, il ricatto maschile che è reale e continuo: “se non lo fai tu, lo farà qualcun’altra”.

Per questo dovremmo imparare tutte a dire “no”, oltre la paura. Perché non abbiamo bisogno di essere né sante né puttane, ma semplicemente quello che vogliamo essere sul serio, senza compromessi, come fanno gli uomini da sempre. Semplicemente donne con cervelli e desideri autonomi, che non hanno bisogno di sottostare a quelli degli uomini per la loro realizzazione, (ma poi questo non significa sfruttarli o trattarli a pesci in faccia come se fossero tutti stronzi). (Già, anche le donne esagerano).

Maria e Maddalena
A proposito di sante e puttane, le “donne ancestrali” che hanno riprodotto lo stereotipo fino a oggi qui in un bellissimo dipinto di Tiziano (XVI sec.) Madonna con bambino e Santa Maria Maddalena (la Maddalena va santificata per accettarla in seno alla Chiesa) (da Fondazione Zeri)

Maria e Maddalena. Questa dicotomia, simbolicamente, è la religione cattolica a diffonderla da secoli, le donne più importanti della “Storia”. Ma intorno a loro cosa c’è? “Il deserto”, direbbe Giorgio Montanini uno dei nostri stand up comedian (che fa sempre più fico di “comico”) più dissacrante. “Voi donne non contate un cazzo, siete come i negri ai tempi dell’Apartheid“. Proviamo a uscire solo un attimo dall’incantesimo dell'”uguaglianza formale” – nell’era della formalità, d’altra parte cosa puoi aspettarti? Tutti i sentimenti si stanno svuotando, l’importante è essere formalmente accoglienti, formalmente corretti, formalmente belli… Siamo tanto più libere rispetto a quanto lo erano soltanto le nostre nonne (che infatti hanno vissuto sotto il fascismo), ma comunque siamo fuori da qualsiasi decisione importante, dalla politica all’economia, dalla religione fino ad arrivare, perfino, agli aspetti che ci riguardavano di più. “Tutti cardinali, papi, tutti presidenti del consiglio, perfino in cucina… che era il vostro regno, sono tutti maschi: Cracco, Cannavacciuolo e Bastianich. La moda, che vi riguarda molto da vicino, uguale. Ce li prendiamo froci piuttosto, ma comunque gli stilisti tutti maschi”. Fa talmente ridere che ti viene da piangere.

Ma c’è un altro aspetto da considerare. Di sicuro non si agevola l’arrivo della donna al vertice, di sicuro quelle che vogliono arrivare lì si devono fare il mazzo triplo rispetto ai maschi, di sicuro sono poche perché poche hanno ricevuto un’educazione come quella dei maschi, che non abbia paura di parlare anche a loro di competizione, carriera, raggiungimento degli obiettivi, concretezza. Ma forse sono poche anche perché le donne, in generale, hanno meno interesse al comando. Io personalmente lo sento che non vorrei mai avere un carico di responsabilità così grande.

Ma tornando alla cronaca, al succo dell’articolo precedente, la cosa più sconfortante della faccenda Weinstein e co., (a parte l’aver mischiato tutto in maniera indiscriminata, avances, molestie, violenze e stupri), alla fine, è stata l’ennesima occasione (persa) per le donne, di darsi un minimo di supporto, ognuna a difendere la sua categoria, sempre divise tra sante e puttane, chi si scandalizza e chi minimizza. E l’ennesima occasione (persa) per gli uomini, di stare un po’ zitti. Quando pretendono di ragionare per noi con i loro parametri. “Una leccatina a chi non piace”. Sì ok ma dipende pure chi te la fa, e se tu sei un malato di sesso a tutti i costi, non vedo perché dovrei esserlo anch’io. Voglio vedere l’esimio direttore di Libero, Vittorio Feltri se si fa dare volentieri una succhiatina dalla Befana in persona. L’uomo non riesce a capire cosa significano questi abusi e questi ricatti, solo perché è più raro che provengano da una donna.

Come è veramente difficile spiegare agli uomini quanto sia deprimente per una donna passare una vita intera a lavoro, a sperare di avere un pezzo di approvazione e accettazione da parte loro… scoprendo, ogni volta, che tutti quei complimenti sono indirizzati sempre e solo al “pezzo di carne”, e non riguardano quasi mai la bravura, l’intelligenza o l’esperienza delle donne, il metro di giudizio che invece viene usato per i maschi. Nella mia piccola esperienza, in ogni posto di lavoro, venivo magari lodata per la mia bellezza, per la mia magrezza, per come porto bene l’età. Sono state veramente rare le volte che ho sentito un “brava”, un complimento indirizzato a quello che faccio e non a come sono fisicamente, anzi, capitava che, se facevo una cosa fatta bene, c’era quasi stupore. Della serie “allora sei anche brava, non me lo sarei mai aspettato”. Il “bel faccino”, purtroppo, è un grande stereotipo per le donne. Ma se non sei bella non è che vada tanto meglio. Anzi. Magari non hai nemmeno quelle gentilezze che sono riservate solo a quelle fiche…

In un recente articolo il Sunday Times del Sudafrica (che è il Paese con uno dei più alti tassi di stupro al mondo) si chiedeva Perché la violenza sulle donne è accettabile? “Quando è diventato ok per un uomo prendere a pugni una donna? Tutte le volte che capita uno stupro, un omicidio o una violenza tutti iniziano a dire ‘Ora è il tempo di fare qualcosa’, e così arrivano le manifestazioni e le condanne, ma poi passano poche settimane, e muore un’altra donna per mano della violenza maschile, e si ricomincia da capo. Non pretendo di avere una risposta su questo, ma forse è il tempo che ammettiamo che c’è qualcosa che non va in noi e dobbiamo capire cosa sia – perché non penso che questo sia il tipo di società che la maggior parte delle persone ritenga accettabile”.

Quindi niente è cambiato nonostante il Femminismo? O la situazione sta di nuovo peggiorando? Be’, in un mondo per larga parte dominato dal potere maschile, era ingenuo pensare che una volta dichiarato “siamo uguali a voi” (non certo letteralmente, ma a livello di diritti), loro lo avrebbero accettato senza esitazione!

Anna Magnani
A proposito di donne stereotipate… si parla sempre delle rughe di Anna Magnani, ma anche lei è stata un’attrice giovane e bella. Nel 1943 girò (il primo) La vita è bella di Carlo Bragaglia… e subì violenza da parte del regista. (Qui in un fotogramma di tre anni dopo nel film Avanti a lui tremava tutta Roma di Carmine Gallone. Foto di Osvaldo Civirani – dal Centro sperimentale di cinematografia)

I passi avanti fatti nel passato devono procedere, ed è importante oggi che si parli apertamente della violenza, rispetto al silenzio assordante delle nostre nonne e delle nostre madri. In una delle sue ultime interviste Paolo Poli raccontava la Roma degli anni ’70, fervente dal punto di vista cinematografico. Erano tante le giovani attrici che arrivavano piene di speranze. Con il suo modo di fare schietto raccontava come andavano veramente le cose.

I grandi registi del passato trombavano l’attrice ed ecco il metodo Stanislavskij.

‘Mi sbottonai e glielo misi in mano, quella stupida voltò il culo è andò via. Le gridai: ‘Ne trovo cento come te!’, questo è il racconto di Bragaglia con la Magnani”.

Insomma, usciamo dagli stereotipi delle sante e delle puttane (o il cervello o la fica come se fosse una regola della Fisica), usciamo dall’illusione: dalle grandi rivoluzioni femministe la realtà (tenuta nascosta) non era cambiata poi molto, ma almeno adesso lo sappiamo. Le donne devono continuare la lotta perché a vivere di eredità per sempre succede che poi se ne approfittano. E se è difficile sfuggire alla violenza fisica, abbiamo tutta la forza morale per dire no ai ricatti. Era quasi impossibile prima perché prima eravamo sole e ci vergognavamo, internet ci aiuta a vedere che non è così. Se tutte denunciamo scende giù la valanga, e nessuno si permetterà più di essere impunemente violento.

Leggi anche: Femminicidio, uomini abituati a odiare le donne

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