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Buonismo? No, Stato sociale

Buonismo (definizione Treccani): Ostentazione di buoni sentimenti, di tolleranza e benevolenza verso gli avversari […]; termine di recente introduzione ma di larga diffusione nel linguaggio giornalistico, per lo più con riferimento a determinati personaggi della vita politica.

La logica di fondo richiama l’uso dispregiativo del vocabolo “pietismo” di matrice fascista, destinato a quegli italiani che provavano pietà nei confronti degli ebrei, perseguitati dall’introduzione delle leggi razziali. Ovviamente andava ad intaccare l’integrità, etnica e morale, del vero fascista, una debolezza da borghesi.

Il buonismo ha una genesi molto più innocua. Coniato nel 1993, serviva per ironizzare su Walter Veltroni, indulgente ai limiti del fastidioso con i rivali del centrodestra. Da lì è stato ripreso più volte, fino a quando nel 1995 il giornalista e scrittore Ernesto Galli della Loggia attaccò sul Corriere della Sera il buonismo della sinistra sulle migrazioni. Con l’effetto che adesso, per estensione, chi empatizza con le minoranze viene tacciato di buonismo, quasi fosse una colpa, qualcosa di cui vergognarsi.

La famosa scena di Pulp Fiction, “dì cosa un’altra volta”, rivista in chiave buonismo

L’apice si raggiunge con gli attacchi alle Ong, a dire il vero calati insieme alla diminuzione degli sbarchi, dovuta a politiche da polvere sotto il tappeto – facciamo fare agli immigrati la fine del topo nelle carceri libiche, pagando i vari governi che si contendono gli ex territori di Gheddafi. Questi “taxi del mare” che solcano il Mediterraneo salvando vite, fino a prova contraria fornita dalla magistratura, nella migliore delle ipotesi sono definiti buonisti. Perché non sghignazzano mentre c’è gente che affoga e provano a portarli sulla terraferma. Strani valori, quelli che animano queste Ong.

Un giornale nel 2015 scrisse che “i buonisti provocano più morti”, perché i respingimenti messi in atto dai bravi patrioti australiani, notoriamente razza pura, hanno causato meno naufragi di quanti avvengano nel Mediterraneo. “300 morti di buonismo”, titolava infatti nell’ottobre 2013 un altro quotidiano. “700 morti di buonismo”, ha rilanciato due anni dopo un giornale gemello di quello precedente.

Walter Veltroni, il primo ad essere “accusato” di buonismo

Capolavori che ribaltano la realtà della tragedia di Lampedusa del 2013 (come di altri naufragi), venuta fuori con le registrazioni telefoniche poco tempo fa. Si sente chiaramente, dalle conversazioni, la richiesta di aiuto da un’imbarcazione che lentamente si sta riempiendo d’acqua, rimbalzata per cinque ore tra Italia e Malta, che litigavano su chi fosse costretto a intervenire. Nel frattempo la Libra, della marina militare italiana, era a un’ora e mezza di distanza, ma è stata tenuta ferma. Sembra più che siano stati la burocrazia, ancora più assurda quando si parla di confini in mare (!), e soprattutto il menefreghismo a causare tutti quei decessi, non il buonismo. Se si fosse agito secondo questo terribile sentimento, sarebbero partite sia Italia che Malta.

All’affondo di Galli della Loggia, replicava nel 1995 sempre sulle pagine del Corriere il politico e sociologo Luigi Manconi. “Non è buonismo chiedere che la legge sia uguale per tutti, pretendere il rispetto dei diritti umani, sbugiardare le balle di tanta informazione. Né è buonista aspettarsi che uno Stato democratico, con tanto di Costituzione, abbia una politica che protegga i soggetti più deboli. Si chiama Stato sociale. Si chiama democrazia rappresentativa e redistributiva”.


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