“Era una notte buia e tempestosa…” Nel 1830 Edward Bulwer-Lytton usava questo famoso incipit per il racconto Paul Clifford e la fortunata frase è stata ripresa e citata più e più volte, soprattutto da Snoopy, diventando un classico della letteratura. Ma a pensarci bene, molte delle civiltà che si erano sviluppate qualche millennio fa, si riferivano alla creazione dell’universo con uno scenario simile. Magari non proprio con le stesse parole…
La notte è sempre stata associata a una condizione che precede l’essenza e l’esistenza di tutte le cose. Conosciamo bene la versione biblica della creazione, con la celebre frase “e luce fu”, ma un po’ tutti le culture seguivano lo stesso schema di passaggio dal caos buio e irrazionale all’ordine logico, simboleggiato dall’illuminazione – non solo mentale.
Per i Maya, solo i Divini Antenati potevano godere della luce, mentre il resto del mondo, prima che avvenisse la genesi, era una distesa buia di mare e cielo. Allo stesso modo i cinesi credevano che l’universo fosse stato un unicum buio, una sorta di uovo dove cresceva Pangu, primo vivente che, stufo del caos e della non-separazione notte/giorno e buio/luce (la dottrina dello yin e yang), decise di rompere il guscio: le parti più leggere diventarono cielo, quelle più pesanti la terra.
E così via in Persia, Egitto, Scandinavia, Messico, Grecia, dove Nyx era una divinità tra le più antiche, intermediaria fra le potenze oscure del caos e quelle della luce e dell’ordine. A lei si deve l’etimologia della parola notte, Νύξ, tradotto poi nox in latino e da lì “esportato” nelle altre lingue europee (nuit, night, nacht, noche ecc.).
Nella Grecia arcaica la notte aveva un valore ambivalente. Temuta, per la paura dei pericoli che il buio può nascondere, ma anche attesa, per dormire e rinfrancare corpo e spirito. Nonostante la somiglianza del sonno con una piccola morte, quello era anche il momento per dimenticare gli affanni e le preoccupazioni dell’attività giornaliera. Per questo veniva apprezzato.
La notte porta consiglio, si dice. E gli studi scientifici confermano la saggezza popolare, che invece è sempre andata a intuito, spesso a ragione. Anche dormendo, il cervello si mantiene attivo, per migliorare la propria funzionalità. Nelle fasi di sonno profondo, si eliminano i dati inutili accumulati, ricalibrando le informazioni in maniera più snella, come quando si deframmenta la memoria del computer per ottimizzarne lo spazio. A mente fresca, per questo, si può ragionare meglio. Come spiega il neuroscienziato danese Maiken Nedergaard, è come se di giorno si intrattenessero gli ospiti e di notte si pulisse casa.
Ma oltre alla paura per le creature che possono celarsi nell’oscurità – terrestri o peggio ancora ultraterrene – e alla brama di riposo psicofisico, la notte richiama anche altre aspettative. Sempre facendo appello al lato irrazionale, primordiale che la notte evoca, questa porzione di giornata è per molti fonte di ispirazione, di liberazione, di svago. Insomma, anche se non è più divinizzata in senso stretto, ancora la notte risente di una carica particolare che il giorno non ha. Anzi, troppo spesso quest’ultimo è sinonimo della quotidianità ripetitiva e costretta in ufficio (o altri luoghi ameni).
Senza la notte la produzione artistica sarebbe drasticamente ridotta. Impossibile contare poesie, libri, canzoni, film, quadri dedicati ai misteri e al fascino notturno o semplicemente realizzati nelle ore più tranquille, silenziose, quindi più intime e riflessive (e d’estate fresche). Secondo una ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, i nottambuli sono infatti più creativi, soprattutto per la tendenza a vedere il mondo da punti di vista particolari. Al contrario i mattinieri eccellono nello studio accademico.
Ma siccome non sempre mens sana è in corpore sano – vedi Stephen Hawking – vivere la notte da animali diurni come tendenzialmente gli umani sarebbero, ha i suoi effetti collaterali. Dormire di giorno peggiora i livelli di colesterolo, trigliceridi e massa corporea, rivela il Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism. Addirittura la minore esposizione al sole della mattina può influire sulla capacità delle ossa di fissare il calcio.
Nella miriade di aforismi sulla notte con cui concludere, scegliamo una frase di Elias Canetti. Lo scrittore bulgaro, ma di lingua tedesca e passaporto britannico, diceva “i giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome”.