Gli spostamenti hanno sempre fatto parte della storia dell’umanità. Prima di tutto perché siamo nati nomadi, per la basilare necessità di procacciare cibo e sopravvivere. Ma anche con il passaggio a civiltà stanziali ci si è continuato a muovere, per sfuggire a carestie, esplorare, sviluppare traffici commerciali – ma anche depredare e colonizzare. Il discorso vacanze è certamente diverso, ma comunque molto antico.
Antica Roma
Già all’epoca dei romani c’erano giorni di feste pubbliche e private, fisse e mobili, stabilite da pontefici (nel senso dei sacerdoti pagani) e magistrati. Chi aveva le possibilità economiche, riusciva a evadere dallo stress cittadino e rifugiarsi nelle ville di campagna per dedicarsi all’ozio – da questa stessa pratica, nel Rinascimento, verrà coniato il termine villeggiatura. Marco Vipsanio Agrippa, politico e architetto, fu redattore delle prime mappe usate nel mondo latino con tutte le indicazioni stradali utili per l’orientamento.
Medioevo
Dopo la caduta dell’impero, i viaggiatori erano perlopiù pellegrini, che trovavano accoglienza nei monasteri, che oltre a vitto e alloggio potevano provvedere anche a cure mediche. Ma ancora le attività ricettive non erano un’attività lucrativa. Lo diventano all’inizio del XIII secolo, almeno da quanto risulta dalle prime documentazioni trovate, come una specie di libro spese del vescovo germanico Wolfger. I privati iniziano la gestione di modesti alberghi, utilizzati perfino dai nobili, ma solo se nelle vicinanze non si riusciva a rimediare niente di più lussuoso. Gli aristocratici infatti tendevano a ospitarsi a vicenda.
Dal XV secolo una nuova fioritura dei commerci spinge all’ammodernamento delle strutture destinate all’accoglienza, con l’aggiunta di servizi che potevano andare dal maniscalco all’indovino, dal barbiere al cantastorie.
Dai viaggi degli intellettuali alla massificazione
Soprattutto a partire dal Settecento, i giovani europei delle classi più agiate, a scopo didattico, si muovono verso l’Europa meridionale, per studiare le antiche civiltà greca e romana. Tra questi importanti intellettuali, artisti e scrittori, come Goethe, Byron, Keats, Shelley o Stendhal.
Nell’Ottocento cambia radicalmente il mondo dei trasporti. I treni e le prime macchine, a vapore e poi a combustione, cominciano a rendere i viaggi un po’ più abbordabili per altri strati della popolazione. Nel 1841 l’inglese Thomas Cook “inventa” la prima agenzia di viaggi, sfruttando proprio i mezzi per lo spostamento collettivo. Organizza un viaggio per una comitiva di studenti, in treno da Leicester a Loughborough. Ora, secondo Google Maps, sarebbero dieci minuti, ma è comunque una rivoluzione. Cook alza poi il tiro, prima in Europa e poi addirittura oltreoceano. Nel 1919 il primo tour aereo per gli Stati Uniti.
Trasformazioni sociali
Tra le due guerre mondiali anche le classi medie riescono ad affacciarsi finalmente al mondo delle vacanze. Più che economica, è però una questione sindacale. Avvengono conquiste come il riposo settimanale e le ferie pagate. Anche in Italia si sfruttano i treni popolari, a tariffe vantaggiose, per visitare i principali centri culturali della penisola.
Il boom economico arriva tra gli anni ’50 e ’60, ed è in questo periodo che il turismo si massifica. Anche se rimangono sostanziali differenze tra quello più popolare e quello elitario, gli schemi sono più o meno gli stessi, cambia solamente il lusso di certe mete o di alberghi esclusivi. Dalla Costa Azzurra all’Egitto, il Mediterraneo è il centro nevralgico del settore vacanziero, fondamentale per lo sviluppo di molti Paesi, Italia inclusa. Almeno fino a che la globalizzazione toglierà questo primato, per una diffusione più capillare dei turisti in tutto il globo.
Standardizzazione
La standardizzazione genera, per reazione, una domanda che vuole differenziarsi e personalizzarsi, ma anche la massificazione ha un peso che porta a un’esigenza di un turismo più responsabile e sostenibile. Le critiche al turismo di massa sono infatti sia dal punto di vista culturale che ambientale. La fragilità di molti ecosistemi è messa a dura prova da una presenza umana troppo massiccia e la gravità aumenta se si fanno migliaia di chilometri per cercare le stesse cose che trovi a casa – se dobbiamo distruggere definitivamente tessuti urbani e paesaggi naturali, che almeno sia per arricchire il bagaglio di esperienze.
Dall’altro lato però, siccome il male assoluto esiste forse solo in rarissimi casi, bisogna considerare come la massificazione del turismo sia anche un (parziale) livellamento sociale. Viaggi e vacanze non sono più appannaggio delle classi più ricche e privilegiate – che ovviamente continuano a potersi permettersi molto di più. Ma un posto bellissimo perché non dovrebbe essere visto, con regolamentazioni, da più gente possibile? Insomma, trovare la quadratura tra la necessità di preservare le risorse ed evitare il classismo è la grande sfida del settore.