Premio Strega. Ha vinto Cognetti. Che sopresa per noi mortali, appassionati di libri! Ma gli “addetti ai lavori” lo sapevano da mesi… perché mantenere un Premio che ogni anno è già deciso, e va più alla (grossa) casa editrice che a libro e autore?
Il Premio Strega è il premio letterario più importante e antico in Italia. Viene proprio dall’omonimo liquore, una volta che dalla leggenda passò al brand: si dice fosse un tonico digestivo creato per la prima volta nel 1860 dalla strega Alberti di Benevento, luogo famoso per i Sabba, i riti di stregoneria. Una volta che la ricetta passò agli eredi divenne un prodotto aziendale vero e proprio. Tra questi, fu Guido Alberti a fondare il premio letterario insieme alla sua amica scrittrice Maria Bellonci. Dal 1947 ha valorizzato grandi libri e grandi autori. Ma soprattutto grandi case editrici.
Lo Strega è un liquore a base di zafferano, da qui quel tipico colore giallo paglierino, ma le altre 70 erbe che lo compongono sono segrete. Come “segreti” sono i 400 “Amici della domenica” (così come vengono chiamati i giurati del premio), “per proteggerli dalle pressioni degli editori“. Il problema è che sono segreti sempre per noi mortali, non certo per gli editori che per forza di cose hanno quella lista: come riportò l’Espresso “sono gli editori a spedire ai giurati i libri da leggere e votare. In quell’elenco , c’è la crema dell’intellighenzia”. “Uomini e donne di cultura, tra cui ex vincitori”, dice Wikipedia. Incorruttibili e non, ma forse soprattutto “non”.
Da Tempo di uccidere di Ennio Flaiano al fresco vincitore Le otto montagne di Paolo Cognetti, a parte qualche eccezione, si parla sempre di grandi libri. Ed è proprio questo che poi offusca e indebolisce la polemica. Ma la polemica, infatti, non vuole toccare i premiati, quanto i “magheggi”(visto che siamo a Roma…) che ci sono dietro. A lanciare la prima pietra fu un blog de ‘L’espresso’, Culture club di Mario Fortunato. Nel 2009 rivelò con anticipo il vincitore di quell’anno: “da (quasi) sempre il Premio Strega gode di una duplice fama: è il premio letterario che aiuta di più, nella generalmente modesta vendita dei romanzi italiani, ma il suo vincitore – di anno in anno – viene previsto con largo anticipo. Da molti anni sono uno dei 400 votanti del premio che viene assegnato il primo giovedì di luglio, al Ninfeo di Villa Giulia…”
Non sono un’amica della domenica, ma ne ho avuto conferma anch’io, dalle parole di un commerciale di una casa editrice indipendente romana, che però sembra vedere la faccenda in modo più “naturale” di quello che sembra: “Noi sappiamo che il Premio Strega è tutto deciso, ma semplicemente perché le case editrici hanno la possibilità di parlare con chi leggerà i libri”.
L’editoria indipendente oggi è una realtà fiorente, dal punto di vista della passione che molte persone ci mettono, ma più che dura per il doversi barcamenare quotidianamente con i numeri della grande editoria. Ancora di più da un anno a questa parte. Nel 2016 è nata quella che ormai è stata ribattezzata la Mondazzoli, una fusione tra giganti che ha portato i libri della Rizzoli alla Mondadori. Significa che due tra le più grandi case editrici italiane, già spalleggianti e vincitrici di 34 premi Strega (rispettivamente 11 e 23), oggi giocano direttamente insieme. Poi sul podio rimarrebbe solo l’Einaudi (seconda in classifica con 14 premi), ma dal ’96 appartiene al gruppo Mondadori anche quella!
Dunque il premio Strega premia la Mondadori praticamente ogni anno e da decenni, “il primo operatore nell’editoria libraria” già dagli anni ’60. Rimangono fuori solo una 20ina di premi che andarono ad altre note, come Bompiani – comunque Mondadori fino al 2016! -, Feltrinelli, Garzanti e Longanesi, e miseri 4 premi a meno conosciute Vallecchi, Meridiana, Rusconi e Leonardo. Insomma in un modo o nell’altro, su 70 anni di Premio Strega, Mondadori ha vinto 57 volte. Questo è il fatto.
Ché poi la Mondadori pubblichi buoni libri e buoni autori, non c’è dubbio, visto che è proprietaria del 38% del mercato editoriale da quando ha acquisito RCS Libri. E questo è un altro fatto.
Ché poi lo Strega aiuti, in ogni caso, anche la piccola editoria, non c’è dubbio anche qui. Entrare almeno nella dozzina semifinalista, è già una conquista per una casa indipendente. Si farà conoscere certamente di più attraverso un premio nazionale che con i suoi soli mezzi.
Insomma è per tutte queste dinamiche che lo Strega mantiene questo status quo. Perché continuerà ad avere un valore commerciale fondamentale per un’editoria che compete sempre più con gli affascinanti computer. E perché continuerà, nonostante tutto, a promuovere buona letteratura. E allora chi se ne importa se gli “amici” si conoscono e fanno vincere sempre la Mondadori, ovvero chi ha i soldi e può promettere favori, l’importante è la letteratura. Beh no. Fatevelo dire da chi lavora per la cultura indipendente. Il fatto principale che si dovrebbe vedere è che Mondadori non ha alcun bisogno di vincere con i suoi 1.262,9 milioni di euro di fatturato solo nel 2016… (senza dimenticare che è solo un altro pezzettino di patrimonio di Silvio Berlusconi).
Il monopolio è il problema, non la qualità letteraria. Perché è ovvio che questa potrebbe andare ovunque se non ci fosse questa disparità di offerta. Anche tu scrittore punterai prima alla Mondadori che a qualsiasi altra semisconosciuta. Persino un “incoerente Saviano“, come è stato tacciato, lo sapeva. Ma non ha senso biasimare nessuno, a maggior ragione lui, che puntava con Gomorra proprio al best seller (uno degli ultimi italiani tra l’altro), e cioè a farsi leggere da quante più persone possibili. Con un romanzo giornalistico del genere, che riguarda il destino dell’Italia intera, davvero si poteva fare altrimenti?
Così perfino l’editoria indipendente, da sempre penalizzata dal premio stesso, si ritrova a difenderlo perché almeno gli darà un po’ di visibilità, (sempre se avrà avuto la fortuna di conquistare un buono scrittore con un buon libro). E vi parteciperà sempre con entusiasmo e voglia di portare avanti la propria voce. Nonostante “la consapevolezza di non vincere” che si presenta puntualmente ogni anno, circa 4 mesi prima del premio. Anche stavolta era facile. Almeno dal 18 marzo nelle case editrici circolava la stessa voce: “se tutto rimane così ce la possiamo pure giocare, ma se Einaudi decide di portare Cognetti… beh, vincerà lui”. Cioè Mondadori.
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