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Haiti, l’isola degli zombie

Lo stereotipo di Haiti riguarda la superstizione: quando si pensa a quest’isola americana (ma totalmente africana) viene in mente il voodoo, la magia nera, lo spiritismo: bamboline con spilli conficcati che hanno il potere di indurre dolori ai propri nemici, e poi gli zombie, ovviamente. Ma, come in tutte le realtà semplificate dagli stereotipi, dietro c’è molto di più. Per esempio il Cristianesimo.

Ed è proprio una giornalista di Avvenire, Lucia Capuzzi della redazione Esteri, a raccontarci di questa “perla nera dei Caraibi”, su cui scrisse un libro all’epoca del devastante terremoto del 2010. Il suo racconto è parte del bellissimo spettacolo Oltreconfine che raccoglie Storie dal mondo (live) su vari temi. Qui si parlava di quello che più ci interessa: il fantasma di fumo, lo stereotipo che dilaga tanto da distruggere qualsiasi altra visione che la gente riesca ad avere su un determinato luogo, persona, cosa o animale (azione, sentimento, religione, genere eccetera eccetera eccetera…).

Anzitutto il voodoo: dal punto di vista di chi non è di Haiti “è solo magia nera, ma nella realtà è una religione come tutte le altre”, forse quella con le radici più antiche. Solo meno conosciuta e quindi più stereotipata. “Spiega perché ti capitano certe cose, separando”, e insieme unendo, “reale e irreale“. L’origine (incerta) è stata stabilita in Africa occidentale, precisamente in Benin (“voodoo” significa appunto “spirito” in Fon, la lingua locale) sviluppandosi, appunto, da antichissime tradizioni animiste. Le forme praticate oggi, tuttavia, sono il risultato della… schiavitù.

I primi indizi dal nome stesso del loro Dio. “Il voodoo insegna la fede in un essere supremo chiamato Bondye” – per caso vi ricorda il francese bon dieu? – “un dio creatore inconoscibile”, scrive Live Science. Al contempo “i credenti adorano molti spiriti (chiamati Loa), ognuno dei quali è responsabile di un determinato dominio o parte della vita”. Un po’ come unire dio, i santi e un pizzico di mitologia (gli spiriti possono essere anche sposati tra loro, ognuno con le sue storie e caratteristiche). “I seguaci credono infine in un’energia universale e un’anima che può lasciare il corpo durante i sogni e le possessioni degli spiriti. Oltre ad aiutare (o impedire) gli affari umani, infatti, i Loa possono anche manifestarsi nei corpi dei loro fedeli”.

i veve haitiani
Nella tradizione ogni Loa viene rappresentato da uno o più sigilli esoterici, i Veve, tracciati al suolo con polveri dal diverso significato. Una sorta di scrittura spirituale e astrale.

Ma la possessione spirituale non ha la connotazione negativa che gli dà il Cristianesimo, entità demoniache che agiscono contro la volontà del posseduto: “nel voodoo la si desidera. In una cerimonia guidata da un sacerdote o sacerdotessa, è considerata un’esperienza spirituale preziosa, una connessione di prima mano con il mondo spirituale”.

Piuttosto fu il tentare di possedere l’altrui libertà attraverso lo schiavismo – di fatto l’utilizzo del corpo di uomini e donne – da parte di gente “Cristiana” che paradossalmente fece nascere il voodoo. Pensate a milioni di schiavi africani, animisti o musulmani, su terre all’epoca spagnole (e poi francesi) e cattoliche (l’isola di Hispaniola, divisa tra Haiti e la Repubblica Dominicana) e indigeni già sterminati. I nuovi arrivati dall’Africa, oltre a essere sfruttati fisicamente furono costretti ad abbracciare la nuova religione: ne nacque per forza di cose una mescolanza, il voodoo e la cultura creola, appunto.

E una facile associazione tra spiriti e santi: per esempio Damballah, divinità serpente della pioggia, saggezza e fertilità venne associato a San Patrizio caratterizzato dallo stesso rettile. Quella che fu poi la grande ribellione degli schiavi nel 1791, avvenne proprio durante un rito voodoo, quindi la liberazione per loro è legata indissolubilmente a esso” con un enorme significato positivo. Come i partigiani col 25 aprile.

Ma solo a seguito delle deportazioni comparve una divinità in particolare ed era Baron Samedi, lo spirito dei morti.

A cavallo tra gli anni ’50 e ’60 ad Haiti prese il potere il dittatore Francois Duvalier, meglio conosciuto come “Papa Doc”. Era un medico di fama che usava “il voodoo per terrorizzare la popolazione”. “Dopo un coma diabetico durato 9 ore, l’uomo apparve molto cambiato, iniziando a mostrarsi in pubblico con le sembianze dello spirito dei morti. Vestiva con il frac, cappello a cilindro, occhiali neri e sigaro, come veniva rappresentata questa divinità dedita a oscenità e dissolutezze (e una certa predilezione per il tabacco e il rum).

L’unico obiettivo dei Tonton Macoute era incentivare il terrore. “”Milizia informale” creata appositamente da Papa Doc, “si chiamava come l’uomo col sacco di iuta, dalla mitologia creola haitiana. L’uomo nero che porta via i bambini che restano fuori casa troppo a lungo. Quanti erano contro Duvalier sparivano: “i primi desaparecidos furono di Haiti“, prima dei più famosi latini. “Spettri senza volto che terrorizzavano gli oppositori”. La tecnica era particolarmente funzionale perché agiva anche sulla “paura di non riavere i corpi perché si crede che torneranno in vita“. Ed ecco da dove nascono gli zombie.

Baron Samedi di Gerard Lafortune

E le bambole voodoo. Nonostante la parola suggerisca chiaramente la religione di Haiti, esse non hanno grande spazio da quelle parti: pare infatti derivino da una pratica magica… europea! In particolare in Inghilterra si costruivano le bambole di streghe da infliggere con spille per interromperne i malefici.

Ma Haiti resta un’isola degli spiriti. Fu il primo pezzo americano a indipendizzarsi, ma non c’è mescolanza oggi, è vera Africa. Ospita alberi e animali di ogni tipo, qui è la natura a essere predominante. Forse è per questo che si presta così tanto all’immaginazione, alla magia. Durante il tragico terremoto del 2010 morirono più di 200mila persone, fu quindi necessario usare delle fosse comuni. Questo ha creato un grande smarrimento ulteriore, in una popolazione che sentiva di avere offeso gravemente gli spiriti. Haiti è primordiale, ti riporta per forza all’essenziale”.

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