Tra tutti gli incontri che hanno animato il Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia 2017, appena concluso il 9 aprile, ce n’è stato uno per cui non potevamo non avere un vero e proprio colpo di fulmine.
“Oltreconfine. Storie dal mondo live è il primo show su fatti e storie dall’estero”, appena nato a ottobre 2016, come si legge dalla pagina facebook. “Reporter, fotogiornalisti, attori, musicisti e ospiti speciali si alternano sul palco per esplorare insieme al pubblico gli eventi più insoliti che avvengono in giro per il mondo. A tenere le fila del racconto ci pensa il giornalista Giampaolo Musumeci. La produzione è a cura di Informant”.
Ogni volta le storie sono diverse (Eroi e banditi in estremo Oriente; Cose turche; Traffici fantastici e dove trovarli; Gangland: qui comando io…), raccontate tra il teatro e la conversazione e perlopiù sconosciute. Ma hanno sempre un legame che le tiene insieme: quelle raccontate a Perugia erano unite proprio dallo stereotipo, o meglio la sua versione gigantesca, Il fantasma di fumo, l’enorme illusione che nasce e si sviluppa da una piccola credenza o superstizione, rendendo complesse situazioni altrimenti molto semplici, nel migliore dei casi, fino ad arrivare a cambiare la Storia e, addirittura, provocare tragedie.
Il fantasma di fumo è una realtà, eppure nacque dalla fantascienza: era il titolo di un racconto del 1941 di Fritz Lieber, scrittore americano di horror e fantasy, quando parlava di un mondo marcio, sempre pronto a credere a “una nuova morbosa superstizione”. L’attore Carlo Decio ne recita una parte e ci rendiamo conto che è proprio quello che cerchiamo di comunicare anche noi, con questo blog di giornalismo narrativo: gli stereotipi sono una cosa seria. Uscire dai loro meccanismi è una cosa seria.
“Ma allora perché l’uomo crea queste illusioni?”, si chiede sul palco Stefano Moriggi, filosofo della scienza e studioso di didattica aumentata alla Bicocca di Milano. Forse semplicemente perché “siamo animali razionali, come diceva Aristotele. Per questo talvolta diamo ragione e talvolta diamo senso (d’altra parte i sogni sono la traccia tangibile che quello che produciamo non è solo razionale). Lo spirito dell’antiragione, dunque, lo troveremo sempre e in qualsiasi parte del mondo”, come un bel giorno arrivò il nazismo, “il problema è che non la capiremo mai finché non capiremo che, anzitutto, è dentro di noi. La ragione non è infatti un concetto: è un esercizio”, va praticata se vogliamo mantenerla viva e libera dalla superstizione. Per lo stesso motivo “dobbiamo essere in grado di riconoscere il fantasma di fumo: perché non possiamo debellarlo, non esiste un vaccino”. In alcune società questi fantasmi sono molto più presenti: alla fine l’Europa è una di quelle in cui ce ne sono meno… probabilmente anche grazie all’eredità dell’Illuminismo, grazie a persone come Voltaire e Kant”. Quando si iniziò cioè a de-costruire idoli. Ma nemmeno i movimenti sono immuni agli stereotipi: “l’Illuminismo è stato spesso frainteso come dogmatico, perché la mente di cui si occupa è già un dogma in sé, ma al contrario fu per primo l’illuminismo, con Jaspers, a mostrare anche i limiti della ragione”.
In circa due ore di spettacolo Musumeci ci presenta 9 storie “uccise dallo stereotipo”. Ognuna ha qualcosa da dire sul fantasma di fumo:
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Haiti, “isola degli spiriti” dove tutto è superstizione, quando invece tutto – l’uomo in mezzo a una natura preponderante – basta a spiegare il voodoo, che è solo una religione che “vede” perché certe cose accadono… racconta Lucia Capuzzi della redazione Esteri di Avvenire.
- La leggenda dell’accoltellatore di Halifax, che rischiava di diventare notorio come Jack Lo Squartatore, se non fosse che non è mai esistito, inscenato da due ragazzine che volevano finire sui giornali, già tanto tempo fa… [su questa storia non siamo riusciti a trovare ulteriori fonti]
- La vicenda di Park Geun-hye, prima donna a diventare presidente, a finire in un impeachment e poi in carcere… nella storia della Corea del Sud. Come è stato possibile? Grazie a un fantasma di fumo poco noto da noi, ma molto in Oriente, lo sciamanesimo… come racconta Giulia Pompili del Foglio.
- Il demone tibetano Dorje Shugden, raccontato da Antonio Talia, editor di Informant. Paradossalmente adorato dai buddisti, anche dopo la scomunica ufficiale del Dalai Lama, oggi si grida alla scissione interna…
- Uno dei primi casi montati di stregoneria, che è la rivelazione più nota del fantasma di fumo, raccontato da Moriggi. Molto prima di Salem, non siamo nemmeno lontani da casa nostra: successe a Triora, una città in provincia di Imperia.
- I rituali dei narcos messicani in adorazione della Santa Muerte, che ha la falce in una mano e il globo nell’altra, a cui loro chiedono ricchezza, vendetta e protezione…
- La magia in Africa impregna tutto, anche lo sport. Lo sa bene Giulio Di Feo della Gazzetta. La storia leggendaria di Mensah, portiere della squadra dei Nani misteriosi (Ghana), famoso perché parava qualsiasi goal grazie al cappello del nonno… si intreccia a un’altra superstizione legata ai 23 anni di vera e propria “maledizione” sportiva da cui la Costa d’Avorio si risollevò solo nel 2015…
- I Mai-Mai del Congo, milizie popolari immortali per l’autodifesa dei villaggi: di fronte ai colpi d’arma da fuoco non muoiono. È il potere dell’acqua (il fantasma di fumo) che li rende tali…
- In Kosovo, una storia di errori personali. Il racconto del fotoreporter Riccardo Venturi su ciò che non bisogna fare quando l’istinto, a cui si deve dare sempre retta, può sembrare solo uno stereotipo di “fumo”. Si fidò di un uomo su cui pensò, appena visto in faccia: “non ci voglio avere nulla a che fare”…
Per sapere come vanno a finire queste storie… seguite i link, ma soprattutto seguite Oltreconfine !