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La sindrome del vaccaro

Dalla diffusione dei film western degli anni ’30 o di fumetti come Tex Willer, il termine cowboy è entrato nel linguaggio comune italiano. E non è stato tradotto, perché il cowboy viveva emozionanti avventure, uccideva qualche nativo di tanto in tanto – perché non gli bastava sottrargli la terra – ma di certo non si annoiava. Non come il vaccaro, che pure è la traduzione letterale, che nell’Agro Pontino, in Maremma (vuoi mettere il Texas?) o altre amene località conduce un’esistenza poco affascinante. Senza appeal, si potrebbe dire pensando di aggiungere qualcosa solo proferendo un termine in lingua straniera, rendendolo più interessante. La si potrebbe denominare sindrome da vaccaro.

Le lingue pseudo-universali (secondo la concezione eurocentrica) ci sono sempre state, il latino prima, il francese dopo, ora è il turno dell’inglese. Ma mai come in questi ultimi anni si assiste a una rapida sostituzione del glossario con terminologie prese oltremanica, in più ambiti della vita quotidiana. Decenni fa, appunto, ci si limitava a cowboy e gangster, sempre per il fatto che il bandito (gang=banda) richiamava il brigantaggio nelle boscaglie del sud Italia, poca istruzione, vita spartana. Non le macchinone, gli abiti, le ville e i soldi di un Al Capone.

Si comincia dalla ricerca del lavoro, part-time e full-time sono così di vecchia data che sembrano quasi italiani, chi direbbe mai tempo pieno (che ancora suona “normale”) o tempo parziale? Però poi vai all’interview (il colloquio), dove cercano una persona smart (sveglia), piena di skills (abilità), adattabile al team working (lavoro di squadra), che contribuisca al team building (faccia gruppo) e ovviamente capace nel problem solving (risolva i problemi). E poi ti spiegano l’asset dell’azienda (risorse).

Da Il milanese imbruttito
Da Il milanese imbruttito

Ti assumono, così ogni mattina timbri il badge (cartellino), sei on schedule su un progetto (nella tabella, programmato), vai alla tua workstation (postazione), finché non c’è il meeting (riunione). Quindi il tuo project manager (capo progetto) ti dà la deadline (scadenza). Per emanciparsi dalla concezione fantozziana dell’ufficio, si è passati a credere di essere Gordon Gekko in Wall Street.

Quando hai tempo libero ti dedichi a un hobby (passatempo), fai shopping (compere) e se sei over-size (sovrappeso) cerchi un abito che va bene alle curvy, le formose che però fanno troppo popolare anni ’50, ma che non sia troppo cheap (dozzinale). Tanto magari hai un voucher (buono) per lo sconto. Accendi la tv e vedi l’anchorman (conduttore) padrone di casa del talk show (salotto o dibattito, a seconda). Vedi il noto chef (cuoco) Carlo Cracco che nella pubblicità sull’arredamento dice “il mio living” (soggiorno) e in una delle sue trasmissione che il piatto è overcooked, perché scotto o stracotto è da massaia.

Poi metti uno dei tanti talent (qua va ammesso che “spettacolo di talenti” è lungo) musicali, dove fanno cover (rifacimenti) di canzoni, poi arriva la guest star (ospite, stella) internazionale, che canta il suo brano evergreen (intramontabile, sempreverde). Finché ti stufi e swicchi (italianizzazione del verbo to switch, cambiare) canale, o se sei nostalgico fai zapping.

coccobelloSi potrebbe andare avanti per pagine e pagine, con altri mille esempi, in politica, nello sport, tutti gli ambiti, il punto è sempre quello, la percezione che la stessa cosa detta diversamente sia più cool (bella, fantastica). Che poi è lo stesso processo mentale del politicamente corretto, per la cui logica distorta lo spazzino ha meno dignità dell’operatore ecologico o il disabile del diversamente abile.

L’altra domanda è sul criterio per cui una parola abbia i crismi per essere usata in inglese e un’altra no. In uno sketch (scenetta) di Lillo (di Lillo e Greg) con Virginia Raffaele, lui racconta di essere vestito da Superman nei suoi sogni erotici e visto che lei ride per la banalità del personaggio, prova a rimediare con: “intendevo superuomo, ho detto man perché parlo benissimo l’inglese e delle volte mi confondo. Non è perché ho bevuto un glass di vino in più”. Ecco, questa frase stonerebbe, ma perché altri anglicismi no? Perché splendida location suona bene e wonderful luogo è assurdo?

Già che non c’è risposta, that’s all folks!


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