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“È tutto un equilibrio sopra la follia” : la psichiatria (1)

“Facciamo due chiacchiere? Di sicuro una cosa che si dice degli psichiatri è che sono persone a cui non mancano le parole…”, commenta scherzosamente Claudio Mencacci, presidente della Società di Psichiatria. Ma le parole, soprattutto in italiano, hanno molti sinonimi e più sfumature, tanto che per la gente “il folle è più pericoloso del matto, che fa più simpatia…”

Tra le malattie più stereotipate c’è quella mentale. Perché sono proprio le parole a portarsi appresso un sacco di “pregiudizi, che vanno dalla vergogna allo stigma”. Il matto, il pazzo, il malato di mente… sono persone quantomeno strane e tanto più incomprensibili… che è un attimo che la loro imprevedibilità si trasformi, nella testa della gente, in pericolo. Ed è particolarmente grave per “una patologia umana che, a oggi, è tra le più presenti e importanti nelle nostre società (insieme a cancro e disfunzioni cardiovascolari e polmonari)”.

Il 30% di tutte le malattie umane sono infatti psichiatriche (dalla depressione all’alcolismo), percentuale che sale al 38% se si considera solo l’Europa: 164 milioni di persone, un terzo della popolazione!, secondo uno studio del 2010 condotto dal Collegio Europeo di Neuropsicofarmacologia (ECNP). In assoluto si tratta di disturbi d’ansia (fobia sociale) al 14%, insonnia (soprattutto in adolescenti e donne) 7% e depressione 6,9%. Ma si stima che entro il 2020 la depressione unipolare sarà la prima malattia (da non sottovalutare perché in qualche modo “deprime” anche il corpo: “uno studio ha mostrato che il 65% dei depressi rischia lo sviluppo del diabete, mentre altre ricerche hanno verificato connessioni anche con le malattie cardiovascolari e con l’insonnia”). Se si vanno a vedere le cause di morte dai 15 ai 34 anni, secondo l’Eurostat, le prime tre sono: incidenti, suicidi e cancro. Il 26% della disabilità è mentale (e quindi non solo fisica, come di solito si è portati a pensare), quando la malattia complica “la capacità di divenire autonomi e capaci di vivere una vita propria”. E in generale “più la società si velocizza più aumenteranno le “disabilità sociali””.  C’è anche una sorta di “predisposizione di genere”: le donne solitamente hanno disturbi d’ansia, demenza, panico, cefalea e insonnia. Gli uomini abuso di alcool e stupefacenti e schizofrenia. La bipolarità invece sembra caratterizzarli entrambi.

Paura, ansia e altri disturbi psichici secondo Charlie Brown
Paura, ansia e altri disturbi psichici secondo Charlie Brown

I “matti”, così come li può chiamare affettuosamente chi lavora con loro nel quotidiano, sono da sempre stati pensati talmente lontani dalla società “normale”, stigmatizzati come rappresentazioni in carne e ossa dell’irrazionalità, che oggi non si presuppone nemmeno di poter avere a che fare con loro. Su un autobus, al bar, in discoteca… Certo, sono ben riconoscibili se girano vestiti come barboni parlando da soli, ma ce ne sono milioni che potrebbero essere come vostra zia o vostra cugina, persone che si guarda con stupore o a cui si reagisce con intolleranza nel momento in cui vanno “sopra le righe”. Perché ancora si ha in mente l’idea che siano rinchiusi da qualche parte. (I manicomi non esistono dal 1978, anno in cui furono aperti con la legge 180 di Franco Basaglia). Insomma, non si pensa mai che “i matti sono in giro”, parafrasando un vecchio (giovane) Ligabue.

O se sono in giro è solo per far danno. La maggior parte delle malattie mentali si sviluppano in adolescenza e l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) dice che poche famiglie, nel corso della loro esistenza, non avranno almeno un incontro con i disturbi mentali. Freud l’aveva sempre detto: “la follia è dentro la vita quotidiana”. Pensate alla parola: può avere una connotazione positiva o negativa, dipende a cosa la si accosta. Dalla follia creativa alla follia omicida… Eppure sembra che esista solo la seconda: “in una ricerca condotta tra Napoli e Auckland, si è visto che la parola “schizofrenia” nell’anno di riferimento (2008) è stata utilizzata 1.087 volte nei quotidiani italiani”, dice Laura Berti di Medicina33. Al 74% usata metaforicamente per descrivere o denigrare persone o gruppi non diagnosticati (in particolare, all’85% si faceva riferimento a imprevedibilità, 11% eccentricità, 4% pericolosità) contro un solo 19% di pertinenza, cioè quando veniva riferita a persone effettivamente diagnosticate. In questi casi al 56% si trattava di cronaca (49% omicidi, 14% fatti violenti) e solo al 28% si trattava di crimini contro chi è schizofrenico, che pure esistono, ma di cui pochissimi parlano. Si potrebbe alla fine dedurre che gli schizofrenici delinquono più di altre categorie, ma nella realtà non è così…

[continua…]

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