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A lezione di Storia da Brakka, Capa, Vinnie

Il rap viene visto in tanti modi. Genere di tendenza che serve solo a parlare di donne, macchine, vestiti e pistole; esercizio virtuosistico più o meno disimpegnato e fine a sé stesso; musica di dissenso socio-politico in contrasto con le ideologie imperanti. Sempre e comunque uno “specchio della società”, sia per sostenerne le tesi che per giustificarne, ad esempio, la violenza o l’inconsistenza. Come a dire, “non è il rap che genera violenza o ad essere superficiale, riflette solo il mondo circostante”. Qualcuno negli anni ’80 parlò di “Cnn del ghetto”, quando il fenomeno era in piena esplosione. Quindi come dare la colpa ai “reporter“? Casomai più  che generare violenza, la si spettacolarizza.

Di rapper politicizzati o fuori dai soliti cliché abbiamo già parlato, ma sempre nella loro veste di cantastorie dell’attualità, narratori di storie vere o verosimili cui relazionarsi o grazie a cui ricevere un input per informarsi. Ad ogni modo, la chiave di lettura è la contemporaneità. Altra cosa è la didattica. Se è vero che per capire il presente bisogna prima aver chiaro il passato (e che quindi la Storia è maestra di vita), forse bisognerebbe rappare di Storia! Assurdo, come vedere servizi sugli antichi greci o la rivoluzione francese al tg. Assurdo ma non troppo, perché è stato fatto.

Seguendo l’ordine cronologico, partiamo da Brakka. Questo rapper siracusano, ignoto ai più nonostante il talento, si era già distinto per una proprietà di linguaggio non comune nella scena (non solo dell’hip hop). Con Ancient lyrical massacre il colpo di genio: dare tutto un nuovo significato ai “classici”. Non più i vari Dr. Dre, Snoop Dogg, Ice Cube, 2Pac, Notorious B.I.G., Public Enemy, Jay-Z, Nas, ma proprio i veri classici latini. Giulio Cesare, Ottaviano, Cicerone, Silla, Mario, Caligola, Catone, Gneo Pompeo, Agrippa, Publio Nasone. Ogni canzone una monografia realizzata secondo i crismi dello stile gangsta, ma con testi che potrebbero essere quasi sostitutivi dei libri di scuola per l’accuratezza nel descrivere vita, morte e miracoli di questi personaggi.

Caparezza versione santa inquisizione
Caparezza versione santa inquisizione

“Vi è una sostanziale differenza, impercettibile alle moltitudini, tra artista e prodotto mediatico” scrive Brakka sulla sua pagina facebook. “I primi rappresentano, attraverso il mezzo loro più affine, un soggetto (fisico o astratto) che, una volta presentato al fruitore, si trasforma in momento artistico. I secondi, invece, interpretano dopo accurate indagini di mercato un personaggio omologato (molto spesso creato a tavolino) che, venduto al consumatore, crea il nulla cosmico. Di certo non serve un genio per capire che i secondi sono molto più furbi dei primi. Ma solo i primi passeranno alla Storia. E no, anche se tanti ne avranno l’impressione, non sono impazzito. Mi sto solo divertendo un casino”.

Dopo l’impero romano è arrivato il Medioevo. Riassumere un’epoca lunga oltre undici secoli in un album è troppo per chiunque e non potrebbe riuscirci nemmeno Caparezza. Così Michele Salvemini da Molfetta si è concentrato sulle inquisizioni, ne Il sogno eretico. Nel singolo omonimo, Caparezza divide il brano in tre versi ognuno dei quali è vissuto in prima persona dai celebri eretici Giovanna d’Arco, Savonarola e Giordano Bruno. L’esperimento dell’album a tema ha funzionato, tanto che Caparezza ha in seguito pubblicato Museica, percorso museale fra quadri di Van Gogh, Giotto e dadaisti. Storia, storia dell’arte, aspettiamo la prossima materia del professor Salvemini.

La copertina di "The cornerstone of the corner store", fresco album di Vinnie Paz
La copertina di “The cornerstone of the corner store”, fresco album di Vinnie Paz

Molto ambizioso anche il progetto di Vinnie Paz – e qui andiamo oltreoceano. Il rapper di Philadelphia è ammiratore dello storico statunitense Howard Zinn, noto per aver sempre considerato le prospettive delle classi meno incluse, delle minoranze, delle donne e per l’attenzione ai diritti civili. A chiusura dell’album God of the Serengeti, Vinnie mette il brano You can’t be neutral on a moving train, ispirato dall’omonimo documentario di Zinn, la cui voce fa da introduzione alla canzone. Cinque versi, dalla colonizzazione di Colombo alla Prima Guerra Mondiale, passando per la tratta degli schiavi e la rivoluzione industriale.

Nel nuovissimo album The cornerstone of the corner stone, Vinnie propone il seguito con Writings on disobedience and democracy, sempre da un lavoro, stavolta scritto, di Zinn. Struttura simile, con sei versi, dalla Seconda Guerra Mondiale, alla segregazione razziale e movimenti civili, fino al Vietnam, lo scandalo Watergate e le contraddizioni della Reaganomics, la discussa politica economica di Ronald Reagan, tanto cara ai repubblicani. E non dovrebbe mancare in futuro l’ultimo atto della trilogia firmata Paz (e Zinn).

Né vecchia né nuova scuola, questa è scuola e basta.

Brakka (Gaio Giulio Cesare), Le idi di marzo

Caparezza, Il sogno eretico

Vinnie Paz, You can’t be neutral on a moving train

  


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