Probabilmente è più di un’impressione, ma recentemente si sta sviluppando un sentimento di sfiducia quando non di sospetto verso la scienza. Medici che, sotto ostaggio delle industrie farmaceutiche, manterrebbero cure inefficaci contro i tumori (quando basta mangiare verdura cruda!) e inoculerebbero l’autismo attraverso vaccini; studiosi capaci di generare cambiamenti climatici e terremoti (il progetto Haarp); le scie chimiche; ricerche genetiche su virus terribili, per creare cloni riserve di organi o superuomini, che nemmeno il dottor Frederick Frankenstein quando urla “Si… può… fare!”.
Dal metodo Di Bella fino a Stamina, il complotto si deve essere esteso fino alla magistratura, che puntualmente ha stoppato ogni cura “alternativa”. Nemmeno due mesi fa l’oncologo Umberto Veronesi aveva difeso la chemioterapia in un’intervista a Repubblica, dopo la morte di due pazienti che l’avevano rifiutata. Veronesi riconosce che spesso, nel passato, questa sia stata usata in maniera impropria, ma la tendenza è, da qualche decennio, quella di “applicare il minimo trattamento efficace: la dose più bassa o l’intervento più limitato”. Ma comunque “bisogna liberare la chemioterapia dallo stigma di cura devastante” o “terapia per moribondi”. La soluzione? Recuperare il rapporto medico-paziente, il dialogo, su cui si è basato il successo dei “guaritori”.
Sui vaccini, beh, basterebbe dire come al momento manchi ogni prova di un nesso causa-effetto. E come vuole la logica processuale, è l’accusa che deve dimostrare la veridicità della tesi. Però non basta. La Federazione Nazionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha presentato un documento sui vaccini per sfatare falsi miti e timori ampiamente diffusi, il medico statunitense Atul Gawande ha pubblicato sul New Yorker un articolo sulla sfiducia del pubblico verso la competenza scientifica, sostituita dalla “bad science” di falsi esperti, manipolatori, complottisti che non hanno credenziali verificabili. Tra questi Gawande ci mette anche i creazionisti e già che ci siamo, come non menzionare i “terrapiattisti”.
Poi ci sono casi da intrighi internazionali, ultimo in ordine temporale quello di Ilaria Capua, la ricercatrice assolta l’estate scorsa dall’accusa di essere una trafficante di virus dell’aviaria, per arricchirsi grazie agli appositi vaccini. E meno male che era una virologa di fama internazionale. Né se la sono passata bene i membri del Cnr di Bari, su cui si è aperta un’indagine per l’ipotesi che abbiano liberato la famosa xylella, batterio che danneggia pesantemente le coltivazioni di olivi. In America, Nature e Washington Post hanno parlato di “processo italiano alla scienza”.
Si potrebbe parlare dei referendum falliti più di 10 anni fa sulla procreazione assistita e la ricerca sulle staminali (l’astensionismo fu del 74,5%, difficile pensare che sia stato solo per la presa di posizione della Chiesa), di clonazione, di studi genetici in generale e tutte quelle cosa che manca poco spingano la folla inferocita coi forconi e le torce ad attaccare il laboratorio dello scienziato pazzo, il dr. Frankenstein di turno o l’Alphonse Mephesto delle prime stagioni di South Park, rintanato nel suo tetro laboratorio/castello/fortezza.