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Inferni personali

“Umana, sai come si patisce all’inferno? Credo proprio di no. Sai che una volta l’inferno non era altro che l’assenza di Dio? Se fossi stata in sua presenza sapresti che è una punizione tremenda. Ma poi arrivarono i tuoi simili e peggiorarono la situazione”.

Il monologo del demone Azrael sarebbe dovuto essere nel film Dogma, di Kevin Smith, ma è finito solo fra le scene tagliate. Ed è un peccato, perché nonostante il film sia una commedia surreale sulla religione, questo punto di vista avrebbe dato vita a interessanti riflessioni. Secondo Azrael, è stata l’umanità a trasformare l’inferno in un luogo di dannazione, perché non era in grado di perdonare sé stessa e ha finito col creare uno “psicodramma” nell’idea che Dio non avrebbe rimesso le nostre colpe.

La descrizione di Azrael coincide più o meno con l’idea che gli antichi greci avevano dell’inferno, o per meglio dire dell’oltretomba. La parola stessa “ade” viene dalla radice id, vedere, preceduta dall’alfa privativa. Questo luogo, fisico anche se difficilmente raggiungibile, era dunque privo di luce. Omero, primo a descriverlo nell’Odissea, lo racconta pieno di anime vaganti, tristi per l’assenza del sole. Che, come le divinità, è fonte di vita. I greci non consideravano giudizi, perché per loro le punizioni sarebbero arrivate dagli dei, in vita. I latini recuperarono invece l’idea, già presente tra gli egizi e in altre civiltà mediorientali, di differenti destini legati al comportamento sulla Terra. Virgilio, nell’Eneide, parla di premi e pene e l’Averno originario in cui dimoravano le ombre senza distinzione fra buoni e cattivi si diversificò fra i luminosi Campi Elisi e il tenebroso Tartaro.

Anubi pesa il cuore del defunto rapportandolo a una piuma
Anubi pesa il cuore del defunto rapportandolo a una piuma

Gli egizi avevano l’Amenti, regno di Seth e di altri esseri mostruosi e malvagi come il serpente Apep, che attaccava il sole per impedirgli di sorgere. Erano 42 i giudici del tribunale di Osiride incaricati di valutare il comportamento in vita del defunto, il cui cuore avrebbe dovuto essere tanto leggero da pesare meno di una piuma. Nell’Asia orientale l’inferno è assenza di equilibrio, ma compaiono comunque tormenti e giudizi. Nel buddhismo interviene il karma, nell’induismo c’è il regno di Taraka, portatore di odio e dubbio. Il taoismo, quasi come l’inferno dantesco, immagina un labirinto nella montagna Fengdu, diviso in ambienti a seconda delle colpe di cui ci si è macchiati. Ma la condizione non è definitiva e le preghiere dei vivi possono aiutare i cari estinti a migliorare il proprio stato. Un misto con il purgatorio cristiano.

Furono gli ebrei a modificare le lotte fra bene e male. Satana e i demoni, a differenza delle creature maligne delle altre culture, sono di derivazione divina, cacciati dal paradiso, non entità a sé stanti. L’influenza dell’ebraismo ha toccato tutte le religioni monoteiste e anche nell’islam compaiono tratti comuni, come le fiamme che torturano le anime meno pie, l’organizzazione in gironi e la legge del contrappasso. Secondo il Corano però la permanenza nel jahannam non è fino alla fine dei tempi, ma decisa da Allah.

L'inferno fuoco e fiamme
L’inferno fuoco e fiamme

Dogma, per evitare diatribe troppo serie in materia religiosa, mette in chiaro le cose sin dall’inizio:

“Benché dopo 10 minuti diventi evidente, View Askew (la casa di produzione, ndr) dichiara che questo film è, dall’inizio alla fine, una commedia surreale che non va presa sul serio. Insistere sul fatto che quanto segue sia incendiario o provocatorio significa fraintendere le nostre intenzioni ed emettere un giudizio inopportuno. Emettere giudizi spetta solo a Dio (questo vale anche per i critici cinematografici… scherziamo).

Quindi per favore, prima che pensiate che questa sciocchezza di film possa nuocere a qualcuno, ricordate che anche Dio ha senso dell’umorismo… prendete l’ornitorinco. Grazie e buona visione.

P.S. porgiamo le nostre sincere scuse a tutti gli amanti dell’ornitorinco che si sono offesi per questo sconveniente commento. Noi di View Askew rispettiamo il nobile ornitorinco e non è nostra intenzione mancare in qualche modo di rispetto a questo stupido animale. Grazie ancora e buona visione”.

Lo si può parafrasare per la lettura del blog.


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