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Portogallo, campione d’Europa in fatalismo (2)

La seconda e ultima puntata di un racconto in viaggio tra luoghi, stereotipi e leggende (qui la prima puntata)

Gli stereotipi si tramandano. Ma come si sono formati? Per fortuna ogni tanto, al di là delle nostre congetture e illazioni, c’è qualcuno che li studia.

Dualità, può essere la password di accesso al puzzle dell’anima portoghese. In essa convivono il carattere temprato, il buon senso, la discrezione affettiva, compostezza, formalismo, malinconia, serietà, che a loro volta sono uniti ai loro altri volti: emotività, impulsività, allegria”, scrive Isabel Teixeira sulla sua tesi di laurea, mentre cerca di descrivere le contraddizioni dell’Immaginario portoghese che passano per corsi storici e incontri con altri uomini, dai celti ai semiti, agli africani.

Il nucleo di questo studio sono le interviste a portoghesi e stranieri sugli stereotipi del Portogallo che era possibile rintracciare nelle leggende popolari, scoprendo aspetti molto interessanti.

Porto: inizia la festa di São João, bar e case aprono porte e finestre a musica, cibo e vino
Porto: inizia la festa di São João, bar e case aprono porte e finestre a musica, cibo e vino

Le leggende portoghesi sono di tanti tipi e parlano di tutto, dai diavoli alle divinità acquatiche, da Dio ai personaggi storici e popolari, rivelando caratteristiche culturali molto precise: dalla pacifica convivenza tra sacro e profano allo spirito di solidarietà profondamente umano, dal carattere nostalgico all’essere dominati da paura e superstizione, dalla religiosità all’obbedienza alla legge, dalla credenza nei miracoli allo spirito di sacrificio, dal sentimento patriottico alla virtù di onorare la parola data, dalla capacità di improvvisazione all’onore e la lealtà, dalla sottomissione femminile alla disobbedienza agli ordini superiori, dalla fuga dal conflitto all’ansia per la libertà individuale, fino al carattere sensibile che non ama vedere gli altri soffrire. Come nella leggenda dell’estate di San Martino, che l’Italia condivide col Portogallo, e che spiega il perché dopo le prime gelate invernali, a novembre compaiono giorni caldi (per la compassione del santo che donò parte del suo mantello a un viandante).

Porto: i tantissimi baloes de São João illuminano il cielo, rendendolo stellato!
Porto: i tantissimi baloes de São João illuminano il cielo, rendendolo stellato!

La convivenza tra opposti, come il sacro e profano, è evidente nella festa di São João. Il Guardian l’ha definita: “uno dei festival di strada più vivaci d’Europa, ancora relativamente sconosciuto fuori dal Portogallo”. San Giovanni si festeggia il 24 giugno, ma qui si inizia presto, il 23, con ogni bar e casa che apre porte e finestre, allestendo barbecue, tavolate di vini e bevande e musica in diffusione; concludendosi il giorno dopo con la regata dei rabelos, le barche che portavano le botti da Gaia, il distretto dei vini di Porto, fino in città. L’apice sono i fuochi d’artificio alla mezzanotte del 24 sul fiume Douro, anticipati da una miriade di baloes de São João (che altro non sono che le lanterne cinesi, ma i nostri capodanni impallidiscono al confronto di quanti se ne vedono qui, così tanti che sembra di stare davanti a un cielo stellato). Io ero proprio a Gaia, sulla riva sinistra. Cercai di capire dove dovevo posizionarmi per vedere meglio i fuochi. Chiesi all’addetto alla funivia (c’erano due ultime corse per tornare in cima, una prima e una dopo lo spettacolo) e mi disse che era meglio salire in alto. Ma su non c’era nessun posto libero che guardasse sul fiume. Quando i fuochi partirono l’errore era chiaro, cercai di salire gradini, per far svicolare la vista sopra i tetti. Intravidi una barca da cui sparavano i fuochi. Era chiaramente meglio da sotto! Poi ogni tanto vedevo che la gente guardava a destra, verso Ponte Luis I, ma io non vedevo nulla. Alla fine capii che c’erano dei fuochi anche lì. Provai a scendere alla fine, anche se la salita per tornare su non mi allettava per niente (la stessa che avevo fatto comodamente in funivia). Intravidi una cascata di luce che colava dal ponte, sembrava suggestiva. Quando poco dopo tutto finì ero ai piedi del pilone del Dom Luis. Dalla cima scendevano ragazzini: si erano infilati tra due sbarre di recinzione non più dritte e si erano arrampicati fino in cima, appena sotto i fuochi.

Porto: i martelli di plastica si vendono ovunque
Porto: i martelli di plastica si vendono ovunque

Fino a quel momento lo spirito della festa era stato grandioso, quasi commovente, con questa scusa dei martelli in plastica e dei fiori d’aglio, gente sconosciuta si relazionava l’un all’altra. Sì perché la festa di San Giovanni (che con l’occasione festeggia anche Sant’Antonio e San Pietro) è una festa essenzialmente pagana che dura da più di sei secoli. Una signora mi ha detto che si fanno tante cose che portano bene, anzitutto si fa la Cascata, che è una specie di “presepe estivo” pieno di personaggi sacri e profani, lettere per il santo e almeno uno specchio d’acqua dove buttare una moneta per esprimere un desiderio. Poi la città è piena di piantine di una varietà di basilico a foglie minute, il manjericão che ha una fronda tondeggiante che bisogna accarezzare: in questo modo rilascia il suo profumo che rimane sulle mani. Poi ci sono i martelli, appunto, con cui ci si colpisce bonariamente in testa. Infine i fiori d’aglio (il fusto è lunghissimo!) con i quali si “colpiscono” i più anziani, perché un fiore è più delicato. Il motivo di tutte queste usanze? Fortuna! E con i fuochi l’omaggio al sole. Porto viene chiamata cidade invicta (mai sconfitta militarmente) e pare che questo sia proprio per merito della protezione di San Giovanni.

Porto: persone dal balcone cercano di colpire con i (lunghissimi!) fiori d'aglio gli "sventurati" di passaggio
Porto: persone dal balcone cercano di colpire con i (lunghissimi!) fiori d’aglio gli “sventurati” di passaggio

Poi tutto lo spirito della festa divenne sempre più pesante e nel mezzo lo stereotipato incontro tra folla e guardie. I fuochi si erano conclusi, così migliaia di persone cercavano di tornare da Gaia a Porto, ma la polizia stava monitorando l’accesso al ponte, facendo passare la gente a gruppi, per ovvi motivi di sicurezza visto che proprio quest’anno il Dom Luis I ha compiuto 130 anni. Dalla prospettiva della folla però la scena diventava sempre più claustrofobica: continuavamo a imbottigliarci mentre sembrava che non ci muovevamo mai. Il Dom Luis ha due passaggi, uno pedonale in cima e uno per le automobili in basso. Io avevo aspettato qualche tempo giù, poi vedendo che nulla si muoveva ero tornata su tramite la solita ripida salita, ma anche lì sembrava tutto fermo, anzi ancora peggio, chiuso dalle transenne. Riscendo di nuovo, chiedo a un poliziotto. Mi disse che in realtà il ponte era aperto sia sopra che sotto, e se osservavo bene, avrei visto la gente passare e il ponte muoversi. “Moving?”, “Yes, the bridge moves”. Lì per lì non realizzai bene, parlava un inglese stentato, magari si riferiva alle persone che si muovevano, effettivamente ora le vedevo (facendole passare a gruppi evidentemente non avevo guardato nel momento giusto!) Dopo un’ora arrivai anch’io davanti ai poliziotti: ero stretta tra mamme con bambini piccoli in braccio che cercavano ancora di sorridere, vecchietti preoccupati e ragazzi ubriachi che urlavano alla polizia di aprire il ponte. Praticamente non usai i piedi, fui spinta direttamente dalla folla, persi di vista le mamme, poi finalmente iniziai a camminare sul ponte. Piano piano iniziai a sentirmi meglio, l’ansia claustrofobica stava svanendo, ma pochi passi dopo risentii in testa le parole del poliziotto. Il ponte oscilla, questo enorme, vecchio, ponte di ferro, con decine di persone sopra che camminano, si muove sotto il nostro peso. Com’è possibile? Regge macchine e persone tutti i giorni. Anche i portoghesi sembravano sorpresi, ma non c’era isteria. Allora appena si avvertiva la sensazione, si iniziava a proseguire spediti cercando di restare dritti, di dominare la nausea, chi più chi meno spaventato. Furono minuti assurdi in cui pensavo solo a camminare il più veloce possibile, facendomi “shhh” da sola, per dominare la paura e la voglia di vomitare.

Porto: un dettaglio di una Cascata de São João
Porto: un dettaglio di una Cascata de São João

Probabilmente in quel momento ci stavamo affidando tutti alla fortuna – potevamo fare altro? Una caratteristica portoghese confermata anche dalle interviste della ricercatrice, insieme alla gentilezza, tolleranza e solidarietà; la facilità di adattamento; l’affidamento nelle soluzioni last minute; il gusto per l’ostentazione della ricchezza, la vanità e la preoccupazione di nascondere la povertà; la sensibilità per gli esempi di virtù che si rivelano soprattutto negli aspetti di giustizia e carità.

Il carattere violento e il comportamento crudele e invidioso dei portoghesi è ripudiato da tutti gli intervistati. Loro, inoltre, non riconoscono nel senso di libertà e di indipendenza una loro caratteristica, eppure gli stranieri hanno una percezione completamente diversa su questo. Allo stesso modo lo straniero non è d’accordo quando il portoghese ammette la propria mancanza di pensiero critico, la forte passività, obbedienza e rassegnazione; il senso di tristezza e scoraggiamento; la mancanza di spirito capitalista e di quello critico, beffardo e ironico.

Gaia: la piantina di manjericão (basilico), simbolo della festa di São João. La scritta dice: Sant'Antonio, San Pietro e San Giovanni. A Gaia li adoriamo tutti e tre. Talmente grande è il nostro cuore che qui la festa è tutto il mese.
Gaia: la piantina di manjericão (basilico), simbolo della festa di São João. La scritta dice: Sant’Antonio, San Pietro e San Giovanni. A Gaia li adoriamo tutti e tre. Talmente grande è il nostro cuore che qui la festa è tutto il mese.

In generale la ricerca sottolinea, quindi, “il fatto che i portoghesi sono più severi nella critica di loro stessi, dal momento che identificano come caratteristiche di identità molti tratti con connotazione negativa che gli stranieri al contrario ripudiano. Avanzando una spiegazione per questo, si può pensare a un’autoanalisi dispregiativa e punitiva provocata da un accentuato senso di autocritica”. Vi ricorda qualcosa? Anche gli italiani non sembrano immuni da questo eccessivo darsi addosso (senza peraltro cercare troppe soluzioni alternative!)

Insomma, prendendo le risposte in cui portoghesi e stranieri sono d’accordo al 100%, forse si scova un po’ di verità: esse descrivono “una popolazione emotiva, affettuosa, amichevole e non conflittuale, mossa da sentimenti patriottici, e dalla credenza nel destino, nel “così deve essere” e nel fatalismo. Sono persone anche molto preoccupate dell’opinione degli altri e per questo inibite nei comportamenti.

A conclusione la Teixeira afferma che la tradizione orale di favole e leggende non è perpetuatrice di stereotipi, come spesso si è portati a pensare, “al contrario apre orizzonti di comprensione di ciò che significa avere un’identità nazionale oggi. A ogni generazione l’immaginario culturale si trasforma, aumentando memorie. Come un immenso puzzle, i pezzi hanno contorni rientranti o sporgenti che alimentano desideri, urgenze e significati”.

I racconti popolari sono, in fondo, una ricerca di senso; usarli senza strumentalizzazioni, prospettivandoli comparativamente, tra differenze e somiglianze, è un modo per rintracciare tratti di identità. Si noti che costruirsi una identità è distanziarsi, usare l’alterità per distinguersi, l’Altro che diventa il punto di riferimento per una caratterizzazione, e non si connota come un processo negativo, ma piuttosto necessario”.

Porto: Cascata de São João
Porto: Cascata de São João

Il Portogallo, fresco campione d’Europa, è la prima volta che, sportivamente parlando, si accaparra il primato. E probabilmente se l’è meritato, anche se “tatticamente” ha giocato meno bene rispetto ad altre squadre. Storicamente è stato uno dei Paesi più ricchi e colonialisti del continente, ma oggi è forse l’unico, tra i vecchi imperialismi europei, a essersi effettivamente ritirato dalle scene, reprimendo qualsiasi atteggiamento aggressivo. Probabilmente è anche perché oggi la sua posizione non ha più peso politico, in ogni caso la discrezione dei portoghesi sembra un valore aggiunto in un periodo in cui tutti giocano a farsi valere, scatenando guerre e nuovi terrorismi.

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