“Area di uso pubblico, opportunamente delimitata […] e destinata al passaggio e al transito di persone e veicoli”, per estensione “cammino, itinerario. Es: che s. facciamo?”. La definizione di strada è in sintesi questa, un qualcosa che collega A a B per favorire uno spostamento agevole. Tecnicamente valido, ma senza anima. Senza quella carica che la strada ha assunto da sempre nell’immaginario collettivo, il fascino dell’ignoto e al tempo stesso la concretezza che ha rappresentato e rappresenta.
L’uomo prima ancora di diventare stanziale (ma mai completamente) le strade se le creava, alla ricerca di nuovi territori da abitare e colonizzare. Anche civiltà già sviluppate non si accontentavano della conoscenza che avevano, volevano esplorare – via mare o via terra – per avere sbocchi commerciali, per curiosità, per una combinazione delle due cose. Di certo le prime mappe le dobbiamo a pionieri del genere. Un lavoro fondamentale in questa direzione, secoli dopo, è stato quello di Marco Polo. Il suo Milione è una tipologia di trattato geografico, antropologico, scientifico/naturalistico e politico dell’Asia dell’epoca e la via della Seta sintetizza spinta economica e animo avventuroso.
Dalle scienze alla religione, il messaggio cristiano si fonda sulla spiritualità del pellegrino, sulla natura viandante dei buoni fedeli, che non sarebbe contingente ma, quasi paradossalmente, l’unica cosa stabile. Di qui i significati più profondi di cambiamento personale che sono dietro i pellegrinaggi. Nel caso di quello di Santiago de Compostela la trasformazione interiore segue di pari passo i paesaggi spagnoli, dalle montagne alla sierra, alla più folta vegetazione, fino all’oceano, punto finale di approdo in cui si dovrebbe ritrovare sé stessi. Papa Francesco ha ribadito come Gesù lo si incontri “per strada” e i preti di strada sono generalmente apprezzati anche dai non credenti, perché a contatto con gli “ultimi”.
La politica fa più riferimento alla piazza, quella dei comizi faccia a faccia col pubblico, opposta agli artefatti dibattiti da salotto. Ma in senso lato tutto si può ricondurre all’attenzione per il territorio, perché “l’uomo della strada” è il polso da tastare, la voce diffusa dell’opinione pubblica.
La strada fa anche paura, con i suoi pericoli e i criminali che la vivono. Il brigantaggio è un fenomeno che viene fatto risalire già all’antica Roma, con la formazione delle prime bande puntualmente represse. Ma oltre a sfociare nel banditismo comune, dedito a rapine, saccheggi e simili – come una pirateria terrestre – il brigantaggio è stata anche una forma di dissenso e di resistenza, come nel periodo di proclamazione del Regno d’Italia. Poi la Storia viene scritta dai vincitori e il movimento venne completamente screditato. Ma il popolo del Mezzogiorno, riporta il saggista Francesco Saverio Nitti, vedeva i briganti come “vendicatori e benefattori”. Non era così l’eroe popolare inglese Robin Hood?
Oltre a essere maestra di vita, la strada è stata fonte di ispirazione per ogni tipo di artista. Nella letteratura è fin troppo banale citare Jack Kerouac – ma non si può nemmeno non farlo – e On the road, manifesto della beat generation, corrente di totale rottura dalle imposizioni della società che avrebbe condotto al Sessantotto. Gli Stati Uniti vivono nel mito della Route 66, arteria che, prima di essere rimpiazzata dall’Interstate Highway System, collegava Chicago alla California per quasi 4 mila kilometri. Ci vive il Roadrunner, cioè il Bip Bip sempre in fuga da Wile E. Coyote, ma al di là del cartone, questa icona ha portato a un vero e proprio genere cinematografico, i Road movie, che come soggetto o come sfondo hanno i viaggi, coast to coast nella versione Americana.
Alveo in cui rientra pienamente anche la nostra cinematografia, da Il sorpasso di Dino Risi a La Strada di Federico Fellini, pellicola che racconta la storia dell’artista di strada Zampanò e dell’assistente Gelsomina. E la strada di artisti ne ha visti tanti, i cosiddetti busker: circensi, saltimbanchi, musicisti, ma anche pittori e writer, che solo di recente si sono tolti di dosso l’etichetta di vandali.
Per prendere in prestito le parole del rapper bolognese Inoki – uno che è stato anche senza casa e di strada quindi se ne intende
La strada vede tutto,
nascita e lutto,
chi è in piedi e chi è distrutto,
l’onesto e il farabutto.
Ti guarda,
se credi di sfuggire, nada
agli occhi della strada.