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Umani vs animali

Uomo e animali, una dicotomia antica quanto l’evoluzione. Da una parte un comportamento brutale viene tuttora definito “animalesco”, dall’altra i sostenitori più convinti della fauna ritengono che questa sia di gran lunga migliore dell’umanità. Abbiamo fatto grandi sforzi per distinguerci: usare i bagni, scrivere, articolare un linguaggio, vestirci, produrre arte. Ma poi gli istinti di fondo sono gli stessi, mangiare, riprodursi, avere un territorio. È come se manchi sempre un ultimo passo. Premessa: raggruppare le circa 9 milioni di specie sotto l’unico termine “animali” è riduttivo, come si fa ad uniformare il microorganismo appena più complesso di un batterio con una balena, una scimmia con una rana, pesci e uccelli? Anche parlare di umanità in senso lato con 7 miliardi e passa di persone di infinite culture e provenienze è esercizio artificioso. Ma è un gioco e partiamo con le sfide, l’uomo risulterà peggiore, più cattivo degli animali?

La prima competizione è con i vari Salvini del mondo, xenofobi difensori del territorio a tutti i costi. Le cose sono due, o i Salvini sono più normali di quanto la sinistra faccia credere o sono gli animali a essere tendenti al fascismo, perché tutti vogliono respingere se non uccidere gli invasori. Ok, a volte è autodifesa dai predatori, ma contro i propri simili è morbosità eccessiva verso uno spazio abitato, come fosse l’unico del mondo. Uguale con le femmine. Le lotte, spesso mortali, stabiliscono chi si accoppierà, quando si potrebbe decidere in pace e tranquillità. Ci sarebbe posto per tutti, considerando che poi i monogami sono in minoranza netta e le rotazioni non lascerebbero “panchinari”. Invece no, il tricheco alfa ha per sé un harem che comprende tutte le graziose femmine della spiaggia, centinaia di esemplari. Gli altri niente, alla faccia dell’equa distribuzione. La gelosia rende violenti, con la differenza che l’uomo tende a uccidere il partner, gli animali i rivali in amore.

Mr. Blonde, de Le Iene, tortura un poliziotto
Mr. Blonde, de Le Iene, tortura un poliziotto

L’uomo caccia per sport, si contesta, gli animali per nutrirsi. Vero in parte, ma le eccezioni sono tra i nostri compagni più prossimi, cani e gatti. Anche il felino più pigro e da divano deve tenersi in allenamento. Le scatolette l’avranno pure ingrassato e rallentato, ma ci terrà a dimostrare le abilità venatorie con qualche povero uccellino, che nemmeno sarà mangiato. Ok ma che dire della tortura? Siamo capaci delle peggiori atrocità, in guerra, nelle rapine, nelle faide criminali. Vari tipi di vespe, con nomi di mestieri come vasaio e muratore, hanno messo a punto un sistema ingegnoso per nutrire i pargoli con carne sempre fresca. Paralizzano ragni, li portano nelle celle dei loro nidi e nel loro addome depongono le uova. Una volta schiuse, le larve hanno il cibo necessario fino all’autosufficienza alimentare mentre il povero aracnide è ancora – per poco – vivo. Tutto molto tarantiniano, o forse è Quentin Tarantino a essere “vespiano”.

Lumaca infestata da un verme, la cui presenza è evidente nel corno di sinistra
Lumaca infestata da un verme, la cui presenza è evidente nel corno sinistro

Delle rigide gerarchie si sa molto, dall’organizzazione dei formicai, agli alveari, ai branchi di mammiferi. Qualunque specie viva in società è costretta a questo per preservare l’ordine, poi ci sarà sempre qualcuno che proverà a ribaltarlo e qui via a fazioni rivali e lotte sanguinose tanto quanto le guerre civili. Non sono solo specie potenti come i leoni, ad esempio, a combattere, l’invidia può arrivare a livello che potremmo dire “impiegatizio”. Studiosi hanno dimostrato che alcune scimmie si sono rifiutate di eseguire compiti se la ricompensa della vicina era più accattivante, come un acino di uva al posto di una pietra. Ma vale anche il contrario, cioè la solidarietà di chi ha il premio migliore nei confronti dei più penalizzati. Stile lotte sindacali.

Forma estrema di gerarchizzazione è il controllo mentale e qui sbucano curiosi esempi, a partire dalla lumaca “zombie”. I vermi Leucochloridium vivono negli stomaci degli uccelli finché sono espulsi tramite feci e mangiate dalle lumache. Qui si intrufolano in maniera spettacolare, con giochi cromatici psichedelici suggestivi, nel sistema nervoso del mollusco, deviandone i comportamenti e obbligandoli a fare cose contro natura. Come diventare diurni ed esporsi agli attacchi degli uccelli. Il ciclo vitale dell’allegro manipolatore continuerà, perpetuandosi: uccello-lumaca-uccello.

Stile horror anni ’80 è invece la storia della mosca decapitatrice, che depone le larve nelle formiche. Poiché queste tendono ad allontanare gli elementi infetti – dimostrando un’empatia verso i malati che ricorda Sparta – all’apparenza le formiche devono sembrare sane. Finché le larve rilasciano sostanze chimiche che distruggono i tessuti e, sviluppate, fuoriescono dalle teste delle formiche. Peggio di Dario Argento e George A. Romero. Quindi c’è il verme crine di cavallo, che come un bullo spinge le vittime al suicidio. Ospite nell’intestino dei grilli, ha solo un modo per uscirne: farlo annegare. Il grillo non ama l’acqua, ma la sua volontà viene azzerata da agenti esterni.

Un koala
Un koala

Poi ci sono gli atteggiamenti alterati volontariamente, come ci accade con l’abuso di alcol e droghe. Diversi uccelli e insetti si godono pasti di frutta fermentata, il cui zucchero li inebria proprio come una sbronza. Anzi, tipi di moscerini respinti dalle femmine si consolano così, col risultato di disinibirsi completamente, fino a non fare più distinzione fra i sessi. Alcune popolazioni indigene del Sud America credono che i giaguari si cibino di piante psicotrope che aumentano la loro percezione nella caccia, come cocaina e anfetamina, spesso usate in guerra.

Più tranquillo il wallaby, ma non per i coltivatori australiani. Il simpatico marsupiale invade le piantagioni di papaveri per gustarsi gli effetti: girare in tondo fino a cadere svenuto. Ma a cadere è soprattutto il mito del tenero koala: ghiotto di eucalipto, ne mangia fino a un kg al giorno, ma questo contiene sostanze tossiche che lo inebetiscono e lo mettono a repentaglio: quando una foresta prende fuoco, il koala non ha reattività per scappare e finisce per morire nell’incendio. Triste. Ma non così tanto, se consideriamo che questa specie di peluche vivente è praticamente uno stupratore ambulante – ovviamente solo ragionando secondo canoni umani. Quando arriva la stagione riproduttiva non esita a diventare violento verso la partner, che pur provando non riesce a divincolarsi.

Questi erano solo alcuni esempi, la partita uomo e animali si avvia al pareggio. Tante crudeltà, quasi sempre gratuite. L’uomo cerca di darsi una parvenza di convivenza pacifica, questione che gli animali non si pongono, e la cosa ci porterebbe in vantaggio. Proprio avere la consapevolezza e ignorarla è il lato negativo che riequilibra i piatti della bilancia. Stessa cosa per le minacce all’ambiente. Siamo l’unica specie in grado di danneggiare tutte le altre, ma anche l’unica che può preoccuparsi di rimediare, in preda a crisi di coscienza.

 


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