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Roma reagisce raccontando sé stessa

Oggi c’è una presentazione alla biblioteca Renato Nicolini. Parleranno di un nuovo progetto che si chiama Reaction Roma, un social movie sulla Capitale, ma in cosa consista, dal web, non si capisce granché.

Prendo la metro, e poi salgo sull’autobus 889 in direzione Corviale. Durante la traversata, una signora di una certa età si avvicina alle porte centrali per scendere, urta un ragazzo e subito si scusa. Ma a quel punto è lei a essere travolta da una giovane. La signora si scompone, “ma prima fammi scendere almeno!”, rivelando il dramma che tutti quelli che hanno a che fare con gli autobus romani conoscono: il muro umano di persone che ti si para davanti mentre tu cerchi di scendere. La ragazza sogghigna, si siede e alza le spalle.

La mia fermata è su via Poggio Verde, proprio la strada dove si adagia il Serpentone, così come lo conoscono i romani, ovvero Nuovo Corviale, “il mostro più lungo d’Europa” in grado di ospitare 1200 famiglie, ma con mio grande disappunto del famoso “kilometro verde” non c’è ancora traccia…

Serpentone by matteo_dudek (flickr)
il Serpentone nel presente by matteo_dudek (flickr)

Di proprietà dell’ATER (Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale di Roma, ex Istituto Autonomo Case Popolari) il Serpentone “è tra le più controverse opere architettoniche realizzate nell’Italia post-bellica”, si legge su Wikipedia: doveva rappresentare un modello di sviluppo abitativo, invece si tradusse nell’ennesimo pezzo, il più grande, da “quartiere dormitorio”. Dal 1972 a oggi, anni di occupazioni e abbandono hanno ridotto l’edificio in condizioni di degrado e fatiscenza, finché dal 2009 è diventato oggetto di un tentativo di riqualificazione, anche territoriale.

Negli anni sono apparsi un centro per il disagio mentale della ASL Roma D, il Gruppo XV dei vigili urbani, un centro culturale e artistico “Il Mitreo” e un farmer market. Una spinta ulteriore arrivò poi nel 2014, con l’uscita del film Scusate se esisto! di Riccardo Milani, ispirato all’architetto Guendalina Salimei (Paola Cortellesi), che nel 2008, con il suo T-studio, lanciò il progetto e per l’anno 2015 vinse il bando, sul serio, per riqualificare il quarto piano dell’edificio di Corviale. Per un attimo si era creduto davvero che il progetto del “kilometro verde” (di attività e servizi per i residenti) sarebbe diventato realtà.

Ma ancora è tutto burocraticamente in standby, mentre a dicembre 2015 è stato proclamato un altro progetto vincitore di un altro concorso (internazionale), “Rigenerare Corviale: look beyond the present“. Dopo la Salimei, che mantiene comunque il progetto del quarto piano, un’altra donna, Laura Peretti dello Studio Insito, ha vinto con la stessa intenzione di ritornare al progetto originario (in teoria anche il primo costruttore, Mario Fiorentino, aveva buone intenzioni, ma poi la sua impresa fallì), e cioè la costruzione di un vero e proprio “pezzo di città” (completo di piazza). A lei, infatti, sono affidati i piani-terra. In ogni caso l’Ater fa sapere che i tempi sono ancora lunghi: probabilmente “non si parlerà di cantiere prima della fine del 2016”.

Un'immagine dal film Scusate se esisto! di Milani, quando la Cortellesi (che interpreta l'architetto Salimei) ha la sua prima illuminazione su come risistemare Corviale... all'epoca fa la cameriera e una sera che sta sparecchiando, vede una macchia di crema di piselli su una tovaglietta, la stende con un dito, e la sua immaginazione fa il resto...
Un’immagine dal film Scusate se esisto! di Milani, quando la Cortellesi (che interpreta l’architetto Salimei) ha la sua prima illuminazione sul “chilometro verde”… all’epoca fa la cameriera e una sera che sta sparecchiando, vede una macchia di crema di piselli su una tovaglietta, la stende con un dito, e la sua immaginazione fa il resto…

Tra l’altro, a proposito di film e movie, quello di Milani è solo il sesto realizzato sul Serpentone: come una vera e propria star, è stato protagonista del cinema italiano (e non solo) già dal 1983, con la commedia di Pingitore Sfrattato cerca casa equo canone, ma non disdegnò nemmeno documentari austro-tedeschi, film drammatici e perfino di fantascienza, con I predatori dell’anno Omega di David Worth (1984)…

Due ragazzi giocano di fronte al mostro, scambiandosi passaggi col pallone, mi dicono di attraversare la striscia di verde che c’è di fronte e lì troverò la Nicolini. L’insegna inconfondibile del libro rosso delle Biblioteche di Roma fa capolino su un casermino, stavolta, sempre piuttosto spoglio, ma con qualche colore in più dato dai graffiti.

Nella sala per la presentazione siamo quattro gatti, c’è l’ideatore del progetto, il regista Pietro Jona, e qualche adulto che temporeggia. A un certo punto si aggiunge una carovana di ragazzi e la situazione si anima decisamente:

“Ma che cos’è?”, chiedono subito, quasi in coro.

Reaction Roma su volantino giallo
Reaction Roma su volantino giallo

“Eh mo’ lo spiego…”, risponde sorridendo il regista, mentre inizia a distribuire volantini color giallo acceso.

“È che sò curiosa…” insiste una ragazza.

Interviene allora la responsabile della Biblioteca, Giovanna Micaglio, che cerca di inquadrare la situazione: “praticamente si tratta di mandare dei contributi amatoriali, che potete fare anche con l’I-phone eh”.

“E col Samsung??” chiede un ragazzo.

Ridono.

“Loro sono bravi con l’I-phone eh”, continua lei con fare materno, non accorgendosi delle prese in giro, “da poco hanno fatto anche uno spettacolo rap al Macro di via Nizza”. Si riferisce all’HipHopLab organizzato dal Centro di Aggregazione Giovanile Luogocomune, una delle tante realtà fattive che ruotano intorno a questa e altre biblioteche di Roma, e che promuove “attività pomeridiane di affiancamento nello studio e laboratori artistico-espressivi, musicali, interculturali” e “in movimento” (dall’acrobatica al parkour) per i ragazzi qui presenti. Una signora li descrive come “problematici”, ma sembrano solo energici e un po’ chiassosi come tutti gli adolescenti.

Alla fine Jona cerca di recuperare l’attenzione e spiegare finalmente questo Reaction: “insomma ragazzi, si tratta di un’iniziativa che intende raccontare la città soprattutto dal punto di vista delle periferie. Quindi raccoglieremo i contributi video di chi vorrà partecipare, per dare vita a una vera e propria videoinstallazione che a fine anno sarà esposta al Macro” (stavolta Testaccio) “e poi magari con più calma ci faremo un documentario”.

il Serpentone nel futuro (il progetto della Peretti)
il Serpentone nel futuro (il progetto della Peretti)

La possibilità di cogliere un istante di vita sembra ricordare Life in a day (2011) di Ridley Scott (e quindi Italy in a day, 2014, di Gabriele Salvatores), ma non tutti sanno che fu Jona il vero precursore: già nel 2000 realizzò “il primo esperimento di creatività collettiva”, Human’s y2k, film che riuniva i contenuti girati da videoamatori provenienti da 15 paesi del mondo, per raccontare il caotico passaggio del Millennio. In Reaction Roma inoltre, l’intento è quello di stringere la lente e non di ampliarla (un’unica città e le sue periferie) e c’è soprattutto “la reazione al fatto che parlano sempre gli stessi”. Le riprese potranno essere caricate sul sito www.reactionroma.it fino al 31 marzo 2016 e sono “libere” in tutto e per tutto, solo ispirate da quattro temi: Materie, Contrasti, Movimenti e Umani.

“Sì ma che dobbiamo fare in pratica?”, insistono i ragazzi.

"Tramonto di periferia" (da touringclub.it)
“Tramonto di periferia” (da touringclub.it)

“Dovete fare quello che ve pare! Riprendere qualcosa, ciò che per voi è interessante, o mettervi in primo piano. Non dovete preoccuparvi: non bisogna essere corretti e non c’è censura”. Esistono tante prospettive sulle cose, e spesso la periferia sembra un’altra città, anche se è sempre la stessa: “per dire, in periferia ho visto albe e tramonti da paura, ma se ci pensate sembra che esistano solo al centro”. Oppure il contrario. “Io stavo a scuola a Prima Valle e molti dei miei compagni di classe non avevano mai messo piede a Piazza Navona, per esempio”.

Quando poi arriva la notizia che “per i materiali più interessanti sono previsti anche dei premi, probabilmente delle telecamerine Canon, ma è tutto da vedere…”, nonostante l’incertezza, si innalzano grida di gioia.

Una ragazza alza la mano, è già andata sul sito tramite “smartphone”, e chiede: “ma qui l’iscrizione è con la mail… io non ce l’ho. Posso mettere quella de mi nonna?”

“Certo… sennò c’è anche l’opzione facebook per la registrazione…”

I ragazzi a quel punto, veloci come sono apparsi, spariscono di nuovo, seguiti da due volontarie. Rimangono solo gli adulti che cominciano a chiacchierare tra loro.

“Bello vedere questa partecipazione dei giovani…”, commenta un uomo che fa il vigile urbano.

“In realtà sono i primi che vedo”, dice il regista. L’età media delle persone che sta partecipando al movie si aggira infatti intorno ai 38 anni, stando alle statistiche del sito (65% di donne da 15 quartieri, dall’Aurelio al Nomentano,  dal Tuscolano ai Parioli…) “Non intendiamo catturare solo una determinata fascia di persone, cosa che succede se usi solo i social, come ha fatto Salvatores per esempio. Quella è solo una parte, bisogna anche andare in strada”. Come in politica.

un fermo immagine da Termini Tv, "ti puoi sedere lì, ed è così bello la sera..."
un fermo immagine da Termini Tv, “ti puoi sedere lì, ed è così bello la sera…”

Ciò in cui confida Jona è la possibilità di cogliere, attraverso le persone che ci vivono, quello che a Roma va e non va, e contribuire a farlo sapere, grazie alla grande visibilità che potrà dare il Macro, la videoinstallazione che è secondo lui “lo strumento più libero per mostrare”, e soprattutto il grande aiuto delle Biblioteche che, rispetto alle scuole, sono state molto più ricettive. “Roma vuole essere solo la prima città, il progetto intende essere replicabile (e anche le categorie sono state concepite in questo senso)”. Come ispirazione ha in mente Termini Tv, che sul sito viene descritta come “l’unico canale online basato dentro una stazione, che racconta l’umanità che passa e sosta” in questo punto così nevralgico: secondo lui è un valido termometro di quello che succede in città.

“Ma se ti arrivano tutte parolacce?”, chiedono ancora.

“Perfetto, ci faremo un monumento! Io capisco che a Roma c’è un clima di tale disillusione e scoglionamento…”

Roma reagirà a sé stessa?

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