Segue da Cameriere, ci sono tanti insetti nel mio piatto!
La compulsa circolazione di persone, merci, piante ornamentali, carni macellate e tanti oggetti, è causata dall’inarrestabile processo di globalizzazione che in questo 21esimo secolo ha raggiunto livelli esplosivi. Si riflette sui cambiamenti improvvisi che, talvolta, causano notevoli disagi alle popolazioni umane. Esiste una disciplina biologica che si occupa di questi fenomeni, detta zoogeografia. Ci sarà sempre più bisogno di giovani zoogeografi e botanici di livello che affrontino insieme queste problematiche. Per non parlare dei giovani esperti di virus, trasmessi da persone e animali, che dilagano per il Pianeta.
Lungo le vie ferroviarie, dalle cassette di banane e ortaggi cadono continuamente insetti esotici, piantine o semi tropicali, più raramente ragni, rettili e altri soggetti che costantemente entomologi, studiosi di botanica e qualche vota ornitologi continuano a descrivere. Non sempre si tratta di casi indolori, l’improvvisa comparsa di un serpentello, fortunatamente non velenoso, nella canna fumaria della cucina elegante di una nota esponente della buona borghesia milanese, ha fatto sensazione qualche anno fa. L’etologo “di turno” tranquillizzò la spaventata signora, ma segnalò il serpente alla Società Italiana di Etologia (http://w3.uniroma1.it/sie/).
Le zanzare tigre, originarie delle zone tropicali del Pianeta, arrivano in Italia come uova o larve all’interno di minimi residui d’acqua in copertoni riciclati, approdati – queste le teorie principali – a Genova o Civitavecchia. Una volta segnalata la prima zanzara, nel 1997, Roma diventò il primo esempio in Italia di colonizzazione estensiva di un’area urbana. Un monitoraggio attivo con oltre 650 ovitrappole è stato messo a punto dal Laboratorio di Parassitologia dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per conto del Comune di Roma. Altri comuni hanno essiccato preventivamente laghetti e fontanelle, a danno dell’estetica e della frescura urbana, per prevenirne l’esplosione e non irritare, letteralmente, i loro cittadini-elettori.
L’Europa scientifica reagisce anche con normative, denominando specie aliene invasive: “piante, animali, agenti patogeni e altri organismi che non sono nativi di un ecosistema e possono causare danni ecologici, sanitari e socio-economici. Dal 1600 a oggi, queste specie avrebbero contribuito a quasi il 40% di tutte le estinzioni”.
Adattandosi a queste regole e indicazioni, che vorrebbero l’eradicazione ovvero la soppressione fisica di piante e animali alieni, l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica di Ozzano nell’Emilia fece gassificare nelle tane sotterranee alcuni scoiattoli terrestri americani, tipo Cip e Ciop, che si erano rinselvatichiti: lo zoofilo giudice italiano condannò, almeno in prima istanza, il malcapitato ricercatore INFS a una lievissima, simbolica condanna penale.
Molte città come Roma da 5/6 anni sono completamente invase da pappagalli appartenenti a due specie, forse tre, il parrocchetto monaco e quello dal collare. A parte il cambiamento nel canto degli uccelli all’alba e al tramonto, è diventato davvero difficile per gli utilissimi picchi che vivono in città trovare un buco per nidificare. Con la loro capacità di forare i tronchi e la lunghissima e collosa lingua, divorano le grasse e appetitose larve dei coleotteri, della famiglia dei cerambici, che traforano gli alberi quali fossero enormi tarli. I picchi li salvano così dal marcire o morire.
A proposito di coleotteri, c’è proprio poco che possa farci piacere il punteruolo rosso. Già il nome non è il massimo, e in latino non va meglio.
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Il Rhynchophorus ferrugineus, letteralmente punteruolo della palma, è un coleottero, non solo rosso, micidiale parassita di molte specie di palme.
- Originario dell’Asia sudorientale, negli anni ’80 raggiunse gli Emirati Arabi e nei ’90 l’Egitto. Da lì arrivò in Italia: la prima segnalazione è del 2004 da parte di un vivaista di Pistoia.
- Il problema del punteruolo sono “i cuccioli”. Le larve hanno un apparato masticatore sviluppato: in centinaia sono in grado di scavare gallerie, lunghe fino a un metro, nella zona del tronco.
- Il fitofago vola. Insufficienti le soluzioni odierne: trattamenti chimici, antagonisti naturali (ragni e altri artropodi), entomopatogeni (virus e vermi, la fanteria della lotta biotecnica).
Dall’impiego dei cani all’utilizzo di feromoni, dal rilevamento del tasso di traspirazione all’analisi bioacustica (“emettono un rumore non diverso da quello delle persone nei ristoranti”), si stanno sperimentando altre soluzioni. I “metodi di lotta integrata” (chimico e biologico), risultano i migliori.
La soluzione più naturale e conveniente potrebbe essere mangiarli. In un articolo dal giornale globale Epoch Times, 11 scarafaggi che un sacco di gente ama mangiare, al primo posto c’è proprio il punteruolo, il più popolare ai Tropici.
Per 2 dei 7 miliardi di abitanti del mondo, gli insetti sono un piatto tradizionale: circa 2000 specie gustose. La Fao guarda al forte impatto ambientale degli allevamenti, alla popolazione umana in continua crescita e a quella, abbondante, degli insetti, ricchi di proteine.
Il punteruolo ha “un aroma di soia e un sapore di nocciola”: vedere su Youtube per credere (Eating a palm weevil larvae). Le larve possono essere mangiate crude, arrostite o fritte: miliardi di punteruoli con le puntarelle, piuttosto che milioni di agnelli con le patate. Davvero le lumache fanno meno senso?
(Enrico Alleva e Alice Rinaldi su Pagina99 il 26 marzo 2014)
3 thoughts on “Il punteruolo fritto (o dei metodi di lotta alle specie aliene)”
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