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La guerra di Stanley

I film di guerra seguono schemi abbastanza usuali, nel loro misto di azione, eroismo, sacrificio, commozione. Perché funzionano meglio se c’è un buono per cui fare il tifo. Facile nella Seconda Guerra Mondiale, dove il parallelo tra l’asse nazi-fascista Italia-Germania-Giappone e il Male è fin troppo evidente: Spike Lee in Miracolo a Sant’Anna ha provato a mostrare il lato umano dei soldati tedeschi  – che qualcuno avrà pur avuto – ed è stato criticato.

La guerra interna

Non è così nel cinema di Stanley Kubrick, quattro film (su 13 della sua filmografia, percentuale cospicua) sulla guerra non certo convenzionali. Intanto non si è occupato di Seconda Guerra Mondiale, il che già è particolare.

Benché siano storie dal fronte, Paura e Desiderio, Full Metal Jacket e Orizzonti di Gloria non mostrano particolare azione, mentre il Dottor Stranamore è ambientato nella “stanza dei bottoni”. In tutti e quattro, comunque, il nemico è interno più che esterno, così come un altro filo conduttore sono i riferimenti a eros & thanatos (più o meno sottintesi).

Paura e Desiderio

Andando in ordine cronologico, partiamo da Paura e Desiderio, opera prima di Kubrick datata 1953 ma fuori dai canali della distribuzione mainstream (per volere dello stesso regista) fino al restauro e recupero della pellicola nel 2012. In una guerra del tutto generica e senza riferimenti, ma contestuale a quella di Corea, un piccolo manipolo di soldati atterra per errore oltre le linee nemiche.

Inizia allora una lotta per la sopravvivenza più mentale che effettiva, se non nel finale. Si intuisce come Kubrick stia già prendendo le misure per la sua futura filmografia bellica, fatta di attesa di un nemico invisibile che si palesa solo parzialmente e con azioni marginali rispetto a quello che uno scenario di guerra nel suo complesso. L’eros è qui rappresentato da una contadina, che viene rapita dai soldati protagonisti (senza anticipare un momento chiave del film, vecchio sì ma certo non tra i più visti).

Orizzonti di Gloria

Cinque anni dopo arriva Orizzonti di Gloria, inizialmente boicottato dalla Francia, che prima negò il permesso a girare le scene – si ripiegò sulla Germania – poi ne impose la censura fino al 1975. Esercito francese, Prima Guerra Mondiale: il generale Mireau ordina al plotone del colonnello Dax un’azione suicida nel tentativo di occupare una postazione tedesca fondamentale, il “formicaio”, da “abbordare e conquistare come una donna”.

Parte dei soldati si rifiuta di uscire dalle trincee, per l’insubordinazione viene decisa la fucilazione di 100 di loro a caso. Dax/Kirk Douglas, avvocato prima del conflitto, assumerà le loro difese nel processo davanti alla corte marziale. Non si vede un solo militare tedesco in tutto il film, è una questione interna. L’unico “nemico” ad apparire è una prigioniera di guerra, costretta ad esibirsi in una locanda gremita di soldati in libera uscita, col loro carico di testosterone. La sua struggente canzone commuoverà perfino loro. L’empatia verso chi è stato privato della propria libertà, per di più lontano da casa, supera le barriere linguistiche e la contrapposizione bellica.

Il Dottor Stranamore

Il generale Ripper mentre spara agli alleati, nel Dottor Stranamore
Il generale Ripper mentre spara agli alleati, nel Dottor Stranamore

Il Dottor Stranamore invece è in piena Guerra Fredda. Kubrick lascia momentaneamente i toni drammatici per andare sul tragicomico. Stavolta non è in ballo solo il destino di qualche uomo o di una Nazione, ma del mondo intero. Il paranoico generale Jack D. Ripper (traslitterazione di Jack the Ripper, lo Squartatore) dà l’ordine di perpetrare un attacco nucleare contro lUnione Sovietica. Il Pentagono riesce a richiamare tutti i B52 tranne uno, diretto alla base di Laputa (in spagnolo “la puta”, il mestiere più antico del mondo, corrispettivo del formicaio).

Per il capitolo eros & thanatos, inoltre, il nome dato al presidente americano è Muffley, storpiatura di uno dei tanti modi di chiamare la vagina (muff). Si rischia una reazione a catena a base di ordigni atomici fra USA e URSS, il grande timore di quegli anni, più deterrente che rischio concreto. Per convincere il generale Ripper a dare i codici per la messaggistica criptata, viene così inviato un manipolo alla base di Burpleson (qualcosa come “rutto”, in italiano). Ritorna quindi il tema del nemico interno, visto che alla fine la sparatoria è fra inglesi e americani, presunti alleati. Un po’ come la fucilazione in Orizzonti di Gloria.

Full Metal Jacket

Il sergente Hartman contro Palla di Lardo
Il sergente Hartman contro Palla di Lardo

Infine Full Metal Jacket, dove il tema dell’eros contrapposto a thanatos è molto più evidente. Nei cori dell’addestramento dei Marines a Perris Islans, nel monologo finale di Joker, ma anche nell’unica battaglia del film – sempre che battaglia la si voglia considerare. Siamo nel massimo dell’escalation militare americana in Vietnam, le perdite da ambo le parti sono altissime, ma la divisione di Joker e Cowboy è sotto scacco di un solo cecchino, che poi si rivela essere una donna.

Formicaio e Laputa, metafore femminili, stavolta si personificano. Il nemico interno è chiaro nell’addestramento: il sergente Hartman contro Palla di Lardo; tutti contro Palla di Lardo per evitare le severe punizioni di Hartman; Palla di Lardo contro Hartman e poi contro se stesso. Non a caso la scena topica dell’omicidio/suicidio di Palla di Lardo, si svolge nella stanza del generale denominata “head”. Il capo inteso come comandante, il capo inteso come testa. Come si fosse nei meandri della mente, appunto.

Il nemico più interno di tutti.


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