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Il calcio è un gioco maschio. Oppure no?

La ripresa della stagione calcistica si porta dietro anche una serie di eventi ludici collaterali, su tutti l’asta del fantacalcio e l’uscita dei videogiochi per consolle più famosi. Ogni anno i due grandi rivali, Fifa e Pes, si battagliano a suon di innovazioni che poi sono in realtà a livello di dettagli, dai capelli di Ronaldo con gel in hd alle nuove esultanze dei bomber. Ma quest’anno Fifa ha apportato una novità più sostanziale, facendo cadere un tabù: tra le squadre che si potranno scegliere ci sono dodici nazionali femminili, Stati Uniti, Messico, Australia, Cina, Svezia, Francia, Canada, Italia, Inghilterra, Germania, Brasile e Spagna, rigorosamente in ordine sparso. Tutte partecipanti ai prossimi Mondiali tranne una. L’intrusa, come vorrebbe la tradizione barzellettistica, è l’Italia.

“È un grande onore per le giocatrici femminili e per il nostro team”, la dichiarazione di rito dell’americana Alex Morgan, “mi sono sempre chiesta come sarebbe stato vederci in azione nel gioco ed è molto bello che sia diventato una realtà”. Più interessante la parte in cui la Morgan rivela che in realtà il suo videogame preferito era Mario Party, della famiglia dei Super Marii. Chissà se quest’operazione della casa EA, produttori di Fifa, avvicinerà più ragazze anche ai videogiochi di calcio, la presenza di Chun Li in Street Fighter funzionò abbastanza. Secondo David Rutter  è “un evento epocale” per la sezione Sports della Electronic Arts. Azienda che – non a caso – è canadese, Paese in cui il calcio femminile non è visto come una cosa poco più che folkloristica.

Alex Morgan
Alex Morgan

Come in Italia. L’apice per le donne fu l’arrivo di Carolina Morace sulla panchina della Viterbese (uomini) nel 1999. Praticamente una trovata mediatica dell’allora presidente Luciano Gaucci, quello che poi per evitare guai giudiziari fuggì in Repubblica Dominicana, lasciando i suoi figli nelle aule dei tribunali. Il contratto durò pochi mesi, la Morace si dimise per scontri col presidente (a sua discolpa Gaucci licenziava sempre anche allenatori uomini). Per far capire quanto l’ingaggio fu trattato “seriamente”, l’unica cosa che destò curiosità fu come si comportasse un’allenatrice negli spogliatoi, in mezzo a tanti baldi giovani nudi. “Succede anche a parti invertite”, cioè ad allenatori uomini di squadre femminili, replicò grosso modo la Morace, “ma nessuno dice niente”.

Il sessismo nel calcio non è ancora sparito del tutto, se consideriamo i commenti del blog pallonate.it, come “a questo punto reintroduciamo gli struzzi di Pes, i pinguini, il barile al posto del pallone e i velociraptor sui quali salire in groppa con un sombrero in testa. Tanto ormai ci siamo”. Solo opinioni da internet, certo. Ma sono le stesse istituzioni calcistiche a mettere barriere discriminatorie, come il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli che lo scorso maggio disse “basta dare soldi a queste quattro lesbiche”.

Bambine che giocano a calcio
Bambine che giocano a calcio

Diversa la situazione in Nord America, dove il soccer non risente delle differenze di genere, anzi è quasi più da donne. Gli Stati Uniti hanno si sono realmente avvicinati al calcio maschile nel 1994, con i Mondiali di casa. Ora la Major League si è arricchita di campioni (vecchi) come David Beckham, Andrea Pirlo, Alessandro Nesta e altri giocatori europei, tra cui gli italiani Giovinco, Di Vaio, Corradi. Se da una parte è una conquista, dall’altra è il segno che il pubblico ha bisogno di essere trascinato. Per quanto riguarda le donne non devono arrivare fenomeni dall’estero per impreziosire il campionato, sono già stelle, con tre Mondiali vinti dal 1991 ad oggi. Nella finale del mondiale femminile del 1999 a Pasadena c’erano ben 90 mila spettatori, tutto esaurito proprio come ad Usa ’94.

Difatti a praticare calcio sono mediamente le bambine, i maschietti vengono indirizzati verso baseball, football, basket. Il dubbio è se le donne facciano calcio perché lì si vince (mentre gli uomini sono una delle tante nazionali emergenti e basta) o viceversa si vince perché il soccer femminile è una tradizione radicata. L’allenatore degli uomini, il tedesco Jurgen Klinsmann – campione del mondo a Italia ’90 ed ex attaccante dell’Inter – raccomandò ai suoi ragazzi di andarsi a formare in Europa, necessità non avvertita per le calciatrici.

La nazionale norvegese – anche in Scandinavia il calcio femminile gode di un certo rispetto – ha realizzato in collaborazione con la tv pubblica Norsk Rikskringkasting As un video per smontare con ironia gli stereotipi che aleggiano in un mondo generalmente maschilista: con una musica drammatica stile confessione di abusi di droga e alcol o di violenze subite, le ragazze chiedono alla Fifa (la Federazione Internazionale stavolta, non il videogioco) cambiamenti radicali per agevolare le povere calciatrici, incapaci di controllare la palla o di parare. Ammettendo che praticano uno sport noioso e che, come sosteneva Belloli, ovviamente sono tutte lesbiche.


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