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L’ateismo nelle guerre di religione

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Nelle guerre di religione c’è il coinvolgimento di una dottrina (suo malgrado) ancora più disprezzata della rivale di turno: l’ateismo. Perché l’antagonista di un fondamentalismo religioso avrà almeno dei valori morali, per quanto “sbagliati”.

A indicare una tendenza che non sempre va a migliorare (anzi…), nel 2015 l’IHEU – International Humanist and Ethical Union – ha lanciato l’allarme sull’Egitto. Il nuovo regime, nonostante le iniziali spinte liberali e laiche della rivoluzione (fallita) del 2011, ha inasprito le discriminazioni contro atei e irreligiosi. Una “minaccia alla libertà di pensiero e di espressione”, denuncia l’IHEU.

Pena capitale

Sappiamo, più o meno, delle persecuzioni dei cristiani in alcuni Paesi o dell’islamofobia occidentale – o peggio, delle persecuzioni contro gli Uiguri in Cina o i Rohingya in Myanmar. Meno si parla del fatto che in molti Paesi il rifiuto di adorare la divinità sia severamente punito. Arabia Saudita, Afghanistan, Iran, Mauritania, Nigeria, Iraq, Somalia, Qatar (mondiali 2022) e altri come l’apparente paradiso delle Maldive prevedono la pena capitale o l’ergastolo per le donne.

Non sempre la pena di morte viene realmente applicata. Infatti, dei tredici Paesi che la prevedono nel codice penale, “solo” sette sono stati segnalati dal Freethought Report 2017. Tra questi il Pakistan, nonostante i tentativi fatti per traghettare la Nazione verso la tolleranza – e infatti i Bhutto... Altri, come Kuwait, Indonesia, Bangladesh e Giordania, proibiscono la diffusione di testi che potrebbero deviare il bravo musulmano verso una vita senza da senza Dio.

Occidente imperfetto

Il problema è evidentemente più sentito nell’islam, o meglio, in certi regimi che distorcono l’interpretazione delle scritture coraniche per mantenere il controllo e il potere sulla popolazione. Questo non vuol dire che l’Occidente cristiano sia scevro da preconcetti. Non si arriva alle condanne a morte, è il minimo. Ma stereotipi e pregiudizi sono difficili da sradicare, nonostante la secolarizzazione.

Nel 1987 George Bush (padre), presunto paladino del mondo libero contro comunisti prima e Saddam Hussein dopo, disse “non so se gli atei debbano essere considerati cittadini, né tantomeno patrioti. Questa è una nazione guidata da Dio”. 1987, non epoca delle Crociate. Sette Stati USA hanno il divieto formale per i non credenti di diventare pubblici ufficiali. Sono Arkansas, dove non si può nemmeno testimoniare in tribunale perché non avrebbe senso giurare sulla Bibbia, Maryland, Mississippi, North e South Carolina, Texas e Tennessee. Di fatto queste leggi non sono applicate, anche perché in contrasto con la Costituzione federale. Ma il tessuto sociale fatica a scindere aspetti religiosi e civili in più campi – dall’insegnamento della teoria creazionista insieme al darwinismo nelle scuole al diritto all’aborto, minacciato anche in parte dell’Unione europea.

Fiducia negli atei

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Mappa delle persecuzioni più gravi contro l’ateismo

Un esperimento del 2011 di Will Gervais, Azim Shariff e Ara Norenzayan per la British Columbia University ha messo un gruppo di studenti universitari di fronte alla scelta di affidare due lavori a un ateo e un credente con pari qualifiche. Si trattava dei posti di educatore di asilo nido e di cameriere. Risultato, il credente è stato di gran lunga preferito per il ruolo di educatore, mentre il secondo, senza fede, non ispirava fiducia.

Un anno dopo Stephen Rice e Jessica Richardson evidenziarono come negli atei fossero messe in discussione non solo le doti morali – se non c’è la ricompensa ultraterrena perché affannarsi a fare del bene? Le ripercussioni sarebbero anche sulla carriera, anche se è solo il calvinismo a professare, in estrema sintesi, la coincidenza tra salvezza dell’anima e avanzamento di carriera – quasi un manifesto del capitalismo.

Profilo del sadico

Un gruppo di studiosi, tra cui ancora Gervais, nel 2017 ha svolto un’indagine in 13 Paesi per raccogliere le diverse percezioni in merito. Sono infatti stati selezionati Paesi fortemente religiosi, come India o Emirati Arabi Uniti, altri più laici come Cina e Paesi Bassi. “La secolarizzazione non ha sovrascritto il pregiudizio anti-ateismo”, si legge nell’abstract.

Una delle domande per il campione intervistato riguardava la possibilità se un sadico omicida potesse essere ateo o credente. Il rapporto tra la prima e la seconda ipotesi è stato 2 a 1, solo finlandesi e neozelandesi non sono stati allineati nella risposta. L’idea che morale e religione siano strettamente collegate permane, nonostante non ci siano reali correlazioni tra ateismo e amoralità.

“Allora è meglio la dottrina nazional-socialista, Drugo. Se non altro, ha alla base l’ethos”, avrebbe potuto dire Walter de Il Grande Lebowski.


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