Ci sono partite che passano alla storia, fino a diventare epiche con il trascorrere degli anni. Italia-Germania 4-3 dopo i supplementari ai Mondiali Messico ’70, Argentina-Inghilterra 2-1 nel 1986, per i due gol di Maradona, uno con la super serpentina fra i birilli britannici e l’altro con la “mano de Dios”. Altre perché alla gioia fa da contraltare il dramma, come la vittoria dell’Uruguay nella Coppa del Mondo 1950 al Maracanà, che ha fatto sprofondare nello sconforto milioni di brasiliani, con un centinaio di morti fra suicidi e cuori troppo appassionati che non hanno retto il dolore nel “dia da derrota”, il giorno della sconfitta, ancora vivo in chi quella finale – in realtà ultima partita del girone, ma era come una finale – l’ha vissuta.
Poi ci sono partite che dal punto di vista sportivo hanno avuto poco da dire ma ricoprivano altri significati, principalmente politici. Il derby delle Coree svoltosi nell’ottobre 2014 per i Giochi Asiatici, l’Albania-Serbia di pochi giorni dopo, sospesa per il putiferio causato dall’ingresso in campo di un drone con la bandiera nazionalista della “Grande Albania”, strascico del conflitto in Kosovo. O indietro di qualche anno lo storico Stati Uniti-Iran ai Mondiali del ’98 in Francia, quasi 20 anni dopo il sequestro di americani nell’ambasciata di quella Teheran passata dallo Scia all’Ayatollah.
Che poi lo sport più in generale ha spesso funzionato come arma di diplomazia, se ne rese conto Nixon nei primi anni ’70, quando organizzò la sfida a ping pong con la Cina comunista per recuperarne parzialmente i rapporti. Riprendendo così alla lontana il principio della Grecia antica, che interrompeva le guerre per svolgere le Olimpiadi.
Infine ci sono partite che a livello ufficiale non sono riconosciute, ma capitano al momento giusto. O quello più sbagliato, dipende come andrà a finire. Perché mercoledì 17 giugno a Debrecen, in Ungheria, si sfideranno la selezione della Padania e la squadra dei Rom. L’occasione, quasi imperdibile, sono gli Europei di calcio CoIfa 2015, manifestazione calcistica dedicata a minoranze linguistiche o popolazioni che mirano ad essere riconosciute ma che non sono affiliate alla Fifa – che tra parentesi ha ben altri problemi.
Tralasciando la legittimità (inesistente) di questa gara è interessante guardare allo scherzo del destino, che ha abbinato nello stesso girone – per la cronaca completato da Abkhazia (Georgia) e Isola di Mann (Regno Unito) – Padania e Rom proprio nel picco di retorica salviniana & co, acuito dall’incidente mortale di Roma dove ha perso la vita una donna, falciata alla fermata dell’autobus da un’automobile con tutti rom a bordo, che peraltro avevano forzato un posto di blocco. Su internet l’ironia ha già iniziato a circolare, puntando su pregiudizi e stereotipi più facili. Qualcuno prevede una “vittoria di rapina” dei rom, la cui tattica sarà “rubare palla” per ripartire. Altri immaginano l’arrivo in stile cavalleria delle ruspe tanto invocate da Salvini.
Meglio del duello Brasile-Argentina che probabilmente proporrà la Copa America più o meno nello stesso periodo. Tanto più che la Padania potrà contare su un fratello d’arte, Enoch Barwuah, nome che di per se non dice nulla, anche perché il fratello ha preso quello della famiglia adottiva, Balotelli. Così, per allontanare le accuse di razzismo, come sostiene il team manager Fabio Cerini, che aggiunge “non entreremo in campo con le ruspe, ma con un mazzo di fiori e un gagliardetto, come prima di ogni incontro”. Squadra che però, nonostante 3 mondiali vinti su 3 giocati e il picco di un 20-0 al malcapitato Darfur, sta perdendo il suo appeal fra i vertici della Lega, “non ha senso finanziare la nazionale di calcio, che è una roba da pirla”, ammette Salvini, difatti non c’è più legame tra la formazione calcistica e il Carroccio, “facciamo tutto da soli con l’aiuto degli sponsor”, spiega Cerini.
Che non si dichiara razzista, la sua impresa artigiana ha tra i dipendenti due extracomunitari, “persone stupende”, ma istintivamente associa i furti ai rom, “perché tanti ladri che sono stati presi sono rom. Magari c’è un popolo che si fa chiamare rom ma sono integrati e non vengono qua a romperci i coglioni”, si chiede per comprendere la partecipazione della squadra a questo torneo.
Giusto per completezza di informazioni, l’altro gruppo vedrà Contea di Nizza, Cipro Nord, Ossezia del Sud e i padroni di casa del Szekely Land, i siculi di Ungheria (niente a che vedere con la Trinacria). Ci sono partite che passano alla storia, per i più disparati motivi. Altre che se la creano per uno strano scherzo nel destino, perché non dovrebbero neanche esserci. Ma capitano nel momento giusto, o forse il più sbagliato. E anche senza pubblico delle grandi occasioni qualcuno potrà dire che c’era.