Lavorare meno, lavorare tutti, si gridava negli slogan operai degli anni ’70. Che la qualità del tempo libero influisca direttamente sulla soddisfazione personale e quindi sul sistema nervoso non è propriamente un mistero, a nessuno piace stressarsi con troppe ore di lavoro e di straordinari. Certe volte va fatto perché il sistema economico/lavorativo non lascia molte altre scelte, bisogna pur avere un tetto sulla testa e cibo nel piatto. Dal Mediterraneo in giù conosciamo bene il valore del relax, dello svago. Eppure non siamo quelli che lo sfruttiamo meglio, sarà appunto una questione di far quadrare i conti. A dispetto di una fama di scansafatiche – condivisa con i messicani baffuti e muniti di sombrero della pubblicità di una marca di tè freddo – sono i nordeuropei, olandesi in testa, a mettere in atto i benefici del lavoro part-time.
Se da noi il part-time è associato a call center, catene di fastfood sponsorizzate da clown, volantinaggio e neo mamme, più in generale a una condizione di svantaggio, nella terra dei tulipani, coffee shop e quartieri a luci rosse è invece una scelta che si dimostra vincente. E che riguarda il 26,8% degli uomini e addirittura il 76,6% delle donne, secondo quanto riportato dall’Economist. La media europea è dell’8,7% e 32,2% rispettivamente, bilanciata dalle solite differenze nord-sud. Svezia, Danimarca, Germania, Gran Bretagna e Belgio hanno circa un quarto della forza lavoro non impiegata a tempo pieno, il Portogallo è in fondo alla graduatoria europea con il 13%. L’Italia ha meno del 10% di aziende che sono in linea con i numeri europei, ma la tendenza cambia: +624 mila lavoratori in dieci anni, circa il 2,2% di incremento annuale.
Risultato, gli olandesi (su tutti) hanno più tempo per la vita privata e sociale, più della metà di loro fa sport 4 volte a settimana – e quanti invece conosciamo che si iscrivono in palestra ma non ci vanno mai proprio perché staccano tardi da lavoro e non hanno più tempo né energie? Oppure si godono la famiglia, il 36% dei padri usa questo strumento, in Inghilterra e Svezia lo fa il 30%, in Italia l’8%. E anche dal punto di vista datoriale le cose sono diverse, il 39% dei manager dei Paesi Bassi dichiarano di stipulare contratti part-time per venire incontro alle esigenze dei dipendenti.
L’unica controindicazione è che il part-time sfavorisce gli avanzamenti di carriera, ma anche su questo punto se ne discute. Poco meno della metà dei lavoratori ritiene che le possibilità rimangano le stesse, più ottimisti i manager, il 61% di loro pensa la stessa cosa. Il dato certo è che l’Olanda ha pochissime donne fra i dirigenti, probabilmente per questa anomalia dell’impiego in rosa. Poco male, vista la salute e felicità di cui dicono di godere gli olandesi che lavorano mezza giornata. Specie paragonando la posizione dell’Italia in questa particolare classifica: terzultimi, più lavoro (ma anche da noi non è che le carriere siano così lanciate), più sedentarietà, meno soddisfazione. Perché per dirla alla Oscar Wilde, “il lavoro è il rifugio di coloro che non hanno nulla di meglio da fare”!