Perché parlare dei Dope D.O.D.? Principalmente perché sono gli ultimi, in ordine di tempo, di cui sono venuto a conoscenza. Ma di quegli ultimi arrivati che non ti fanno dire “ok, si confondono tra i tanti”. Hanno qualcosa che li distingue, che li fa risaltare. Pur non avendo, forse, nulla che ti faccia dire “non ho mai ascoltato niente del genere”. E la parola genere non è detta casualmente. Perché della fusione di generi i Dope D.O.D. hanno fatto una bandiera. Le fondamenta restano hip hop, ma si aggiungono drum and bass, dancehall, elettronica, grime (a sua volta un mix di generi made in Uk). Non sono i primi, ma confermano la tendenza che anche nel rap ci si può aprire alle contaminazioni, che non è solo un genere, a occhio alla pari con il metal, che guarda dall’alto in basso chi non segue certe regole, certi canoni. In più, olandesi di Groningen, non sono i “soliti” americani, anche se dal loro inglese non si direbbe.
Dopey Rotten, Jay Reaper e Skits Vicious – due nomi su tre di chiara derivazione Sex Pistols, a dimostrare un background che arriva anche al punk-rock – non hanno il classico aspetto da rapper, tranne Jay Reaper. Gli altri due, bianchi, capelli lunghi o con metà cresta e rasatura, si distaccano dalla media. Nel brano Ridicolous Dopey Rotten dice chiaramente “more rock ‘n’ roll than any hip hopping”, Skits Vicious indossa sempre lenti a contatto che rendono la papilla a fessura, demoniaca o vampiresca. Che poi le influenze più occulte si capiscono dal nome del gruppo: Dope D.O.D. è la fusione di Dopey Rotten e Duo of Darkness.
Il successo arriva a cavallo tra 2011 e 2012 con il pezzo What Happened e grazie alla loro “miscela frutto di un insieme di fattori che costruiamo insieme nel momento in cui ci troviamo uniti a scrivere il disco”, dicono. “Ci sediamo intorno a un tavolo e lavoriamo duramente su un loop che il nostro produttore ha creato, confrontandoci fra noi. L’atmosfera il tema di ogni brano, infatti, è condizionato dallo stato d’animo e dalla sensazione che si ottiene dal beat che abbiamo costruito insieme”. E aprire i concerti di Korn e Limp Bizkit, massimi esponenti del Nu Metal, è stato un onore e un onere: “non è stato facile, molti erano fan del Nu Metal, ma crediamo di aver convinto un sacco di gente e, naturalmente, è stato un grande spettacolo suonare prima di queste leggende!”. Perché poi sono arrivati i pesi massimi del rap, collaborazioni con Sean Price, Redman, Onyx e i produttori tedeschi Snowgoons (ancora Europa di mezzo).
Poi si potrebbe parlare per ore di chi è venuto prima dei Dope D.O.D., che fossero rocker di base ma con accenni hip hop come appunto i Limp Bizkit, Korn, la meteora Linkin Park e i virtuali Gorillaz o l’opposto, come Necro e Ill Bill, Ice T, gli Insane Clown Posse, Esham, solo per citare i primi nomi che saltano in mente, senza ricerche su wikipedia insomma.
Anche in Italia abbiamo un paio di esempi interessanti. Ci sono i Truce Boys, storica figura del rap romano, che hanno un bel passato metal, che esce spesso nei testi soprattutto di Noyz Narcos (il cui simbolo è una “n” identica per grafica a quella di Necro) e Metal Carter. E poi c’è Caparezza che sfugge a qualsiasi etichetta o identità. Come dice in Chi se ne frega della musica, “io non faccio musica ma il cacchio che mi pare/faccio rosicare/chi ama il genere musicale”. In un mondo sempre più contaminato – e l’accezione è positiva – la musica non può non sentire i riflessi. O forse è proprio il contrario, se si crede nel potere trascinatore della musica come arte. Comunque la si veda, non è roba per puristi.