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Il super-clitoride di Caterina Vizzani. essere lesbiche nell’Italia del ‘700

La libertà di vivere la propria identità non è circoscritta ai diritti civili, ma questi sono fondamentali per una vita dove l’identità sociale e giuridica coincida con l’identità personale, qualunque essa sia.

Ed è a proposito di identità sessuale che ripropongo un interessante personaggio: Catterina Vizzani. Donna che per il suo temperamento, audace e passionale, è diventata l’unico caso di travestimento documentato nella storia italiana.

Catterina nasce nella Roma del primo Settecento e muore a Siena, con l’identità di Giovanni Bordoni, all’età di ventiquattro anni. Di lei e della sua rocambolesca biografia rimane traccia per mano del professore di anatomia Giovanni Bianchi: “ai dì nostri s’è trovata Fanciulla, che né a Saffo né all’altre Donzelle di Lesbo nell’amare solamente quelle del medesimo sesso ha ceduto, ma che di gran lunga le ha trapassate, per cui e grandi disastri ha sofferto e infine la morte medesima crudemente ha incontrata.”1

Seppur ostacolata nel vivere i suoi amori, l’omosessualità di Caterina non è un elemento di stupore per i suoi contemporanei.
Le spinte censorie della Controriforma sono ramificate ma l’amore tra donne, nella realtà quotidiana del Settecento, è conosciuto e viene associato alla poetessa dell’isola di Lesbo. Per Giovanni Bianchi l’omosessualità di Catterina ha valore di constatazione priva di ogni condanna. Leggendo la biografia da lui scritta emerge, come scrive la sociologa Daniela Danna in Amiche Compagne Amanti. Storia dell’amore tra donne, “la vera e propria ammirazione che Bianchi nutre per la determinazione con cui Catterina seguiva i propri impulsi; chiama sì folli gli atti della ragazza, ma il tono non è quello di una scandalizzata denuncia ma piuttosto, si direbbe, del rimbrotto paterno.”

L’omosessualità è una realtà, Catterina ne è solo una manifestazione particolare ed esuberante.
La sua non è una storia lesbo, ma la biografia di una amateur, di una passionale, ostinata e testarda al punto di vivere otto anni con un’ambigua identità maschile.

Malgherita, il primo amore. Catterina nasce nel 1719 da padre falegname. All’età di 14 anni s’invaghisce di Malgherita, “appresso della quale per apparare l’arte del ricamo spesso si ritrovava, e non contenta di vagheggiarla (corteggiarla ndr) il giorno a suo talento, molte volte anche la notte in abito da uomo sotto le finestre della sua innamorata si portava, niun altro bene parendole d’avere, se non quando vicina a lei si stava e con lei d’amore potea parlare”

Gustave Courbet 1866
Gustave Courbet 1866

Immaginare Catterina sotto le finestre di Malgherita, impegnata in un corteggiamento amoroso notturno riecheggia le suggestioni poetiche che avvolgono il balconcino veronese di via Cappello e che hanno ispirato il grande drammaturgo inglese William Shakespeare.

La fuga e il travestimento. Ma il padre di Malgherita, colta Catterina in fragrante la minacciò di accusarla al tribunale del Governo. Catterina fugge, si veste con abiti da uomo e si reca a Viterbo. Qui si fa chiamare Giovanni Bordoni ma non trovando il modo di sopravvivere tenta il rientro a Roma. Mentre si trovava come fuggitiva nei pressi della chiesa Santa Maria a Trastevere, un canonico la vide, la avvicinò, ed “essendo piaciuto il parlare, e il portamento modesto di Giovanni” decise di aiutarla presentandola al vicario di Perugia del quale Catterina diviene servitore.

Interessante anche il personaggio della madre di Catterina, che su richiesta della figlia, si recò dal canonico per rinforzare le referenze di Catterina, o meglio Giovanni, e chiedere certezza dell’assunzione ‘del figlio’ come servitore del vicario.

Il servitore che troppo corteggia le donne. Catterina lavora al servizio del vicario di Perugia per quattro anni. Scrive il medico Bianchi nella sua relazione sulla vita di Caterina: “Buonissimo servigio il Vicario da questo Giovanni ritraeva, perciocché sapea convenevolmente cucinare, far la barba, pettinare le parrucche” solo un difetto il Vicario riprendeva nel suo servitore Giovanni “che troppo le femmine vagheggiava, e in questo troppo disonesto gli parea”, Catterina non solo si vestiva come un uomo ma ne indosso portamento e il libero parlare. Anzi, aggiunge il medico Giovanni Bianchi, “per parere uomo da vero un bel Piuolo di Cuojo ripieno di Cenci s’era fatto, che sotto la camicia teneva, e talora, ma sempre coperto a suoi Compagni per baldanza di soppiatto mostrava, per cui in Anghiari in poco d’ora corse fama che Giovanni nel fatto delle femmine più d’ogni altro valesse, la qual fama egli a caro grandemente aveva che si spargesse.”

Caratterino sfrontato quello di Catterina che oltre a corteggiare molte donne, sfidava apertamente gli uomini. Lasciando intendere di soffrire di una malattia venerea Catterina si garantì l’alibi al sangue mestruale che le lavandaie ritrovavano sulle sue lenzuola e chissà, magari evitava anche di spogliarsi con le amanti ignare della sua vera identità.

Catterina, ormai Giovanni, viene ferito da un rivale. Non fu esente nemmeno alle competizioni amorose. Durante uno dei suoi corteggiamenti fu ferita al collo da un rivale. Lo testimonia la lettera di lamentele che il Vicario inviò al Calonaco di Roma che ” da lui fossegli stato per Servidore un tal Giovanastro proposto”. E qui che i nodi vengono al pettine. Il Calonaco convoca il padre di Catterina, ormai Giovanni, e dal loro dialogo emerge la vera identità sessuale del Giovanastro. E qui abbiamo un colpo di scena. Il Calonaco decide di tacere, evitando di rispondere alla lettera del Vicario.

Monte Pulciano e l’amore letale. Dopo quattro anni Giovanni si reca a Monte Pulciano, per lavorare al servizio del cavalier Francesco Maria Pucci. Qui si innamora, ricambiata, della nipote del prete di quella terra. Decidono di scappare insieme a Roma, dove Giovanni le diede ad intendere si sarebbero sposati.
La sorella minore della futura sposa, stanca di vivere sotto la scure dello zio, riesce con un ricatto ad aggregarsi per il viaggio. Il calesse rimediato si rompe, però, nei pressi di Siena. Ciò permette agli inseguitori mandati dallo zio di raggiungerli. Un archibugio ferisce Catterina a una coscia. La ferita viene trascurata incredibilmente: Bianchi si dimentica di andare a visitarla. L’infezione che ne seguirà darà la morte all’audace fanciulla che rivela la sua identità e chiede di essere seppellita in abiti femminili, inghirlandata in segno di verginità.

Ha ventiquattro anni, e la sua salma diviene motivo di visita in quanto mai si concesse agli uomini. E’ ancora vergine.

Gustave Courbet, L'Origine du monde, 1866
Gustave Courbet, L’Origine du monde, 1866

Lo stereotipo della lesbica nel ‘700? Un clitoride più grande del comune. La verginità di Catterina venne assai lodata, che fosse vergine perché degli uomini non le importava assolutamente nulla è un dettaglio sul quale nemmeno il medico riflette. La cosa interessante è che, in quel periodo esisteva un pregiudizio anatomico sulle lesbiche. “La loro leggendaria super-clitoride faceva parte del sapere comune, e in particolare di quello degli uomini di medicina” sottolinea Daniela Danna.”Lo stesso Bianchi non può tralasciare di includere un’osservazione su questo tema nella perizia autoptica che conclude il suo libretto”.

Non aveva questa Giovane una maggior Clitoride dell’altre, come di Roma fu scritto che l’avesse, e come dicono che l’hanno tutte quelle che i Greci chiamano tribadi, o che di Saffo seguono il costume.

M. Daniela Basile
(29 novembre2013)

1Le citazioni contenute in questo articolo sono estratte dalla bella antologia “Amiche Compagne Amanti. Storia dell’amore tra donne” di Daniela Danna, Editrice UNI Service – 2003

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